Parnasi resta in carcere

Niente arresti domiciliari per Luca Parnasi. L'imprenditore, indagato nell'ambito dell'inchiesta sullo stadio della Roma, resta in carcere. 

Niente domiciliari

Il giudice per le indagini preliminari, Maria Paola Tomasselli, ha respinto la richiesta avanzata dagli avvocati dell'ex amministratore unico dell'Eurnova, nonostante la Procura della Repubblica di Roma avesse espresso parere positivo alla scarcerazione dopo l'interrogatorio fiume durato due giorni. 

La motivazione

Il giudice non ha concesso i domiciliari perché ha ritenuto che le esigenze cautelari non siano venute meno rispetto all'esame cui è stato sottoposto da Parnasi nei giorni scorsi nel carcere di Rebibbia. Per il gip Tomaselli, l'imprenditore non ha fatto altro che confermare quanto già contestato nel provvedimento restrittivo limitandosi a spiegare quello che gli inquirenti conoscevano già. 

Palozzi e Civita

Ieri il tribunale del Rieame si è riservato di decidere nei prossimi giorni sul ricorso con il quale i difensori dell'ex vicepresidente del consiglio regionale del Lazio, in quota Forza Italia, Adriano Palozzi e dell'ex assessore regionale del Pd Michele Civita (ora all'obbligo di firma), finiti il 13 giugno scorso ai domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma, hanno chiesto la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip. Sulla posizione dei due indagati la Procura ha depositato i verbali di interrogatori resi da Parnasi e da suo cugino Giulio Mangosi, anche lui in carcere. “Al 30 giugno avrei chiuso ogni rapporto con il Gruppo Parnasi poiché si trattava di una società padronale, in cui non c'era alcuna condivisione nelle scelte e nella quale ogni scelta imprenditoriale non veniva fatta in base al merito ed al fine di conseguire risultati in sostanza validi, a al solo fine di creare relazioni utili al perseguimento di interessi di Luca Parnasi – ha detto Mangosi durante l'interrogatorio – Le nostre famiglie vanno d'accordo. Ma come imprenditore non condivido i suoi metodi, spesso si comportava da padrone e come ho già detto gestiva l'attività imprenditoriale dando assoluta priorità alla creazione e al mantenimento di relazioni con soggetti che potevano essergli utili anche facendo loro delle 'cortesie'”