Ncc in piazza: “Ascoltateci o blocchiamo il Paese”

Tornano in piazza i lavoratori Ncc, arrivati a Roma da tutta Italia per protestare contro il decreto legge che disciplina i noleggi con conducente. Piazza della Repubblica è stata invasa dai manifestanti, i quali hanno intonato cori ed esposto striscioni contro il governo che, nei giorni scorsi (il 22 dicembre), ha approvato il dl “Disposizioni urgenti in materia di autoservizi pubblici non di linea” contestato dalle auto nere: “Se non ci ascolteranno bloccheremo il Paese”, è la parola d'ordine che circola fra i manifestanti, bandiere tricolore in pugno e richiesta a gran voce, soprattutto da parte dei sindacati della categoria, di un incontro con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dal quale, nelle prossime ore, si recherà una delegazione degli Ncc per chiedere di non firmare il decreto, con motivazioni annesse alla richiesta.

La protesta

E mentre nel bel mezzo della Piazza romana infuria la protesta, un manichino raffigurante il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, e recante lo slogan “Di Maio schiavo dei tassisti”, viene bruciato al centro della rotonda, mentre i manifestanti gridavano al vicepremier di scendere in piazza per parlare con loro. Un gesto estremo in un clima di rabbia crescente per gli Ncc, secondo i quali qualora dovessero entrare in vigore le nuove norme, a beneficiarne sarà esclusivamente la categoria dei tassisti, vanificando il principio della concorrenza. Un manifestante si è addirittura cosparso di benzina, minacciando di darsi fuoco se non fossero arrivate risposte dal governo. L'uomo è stato fermato prima che mettesse in atto la sua minaccia.

Presa di distanze

Fra i principali motivi di rimostranza degli Ncc, il fatto che il decreto prevede che potranno operare in ambito provinciale senza dover più tornare in rimessa ma solo a patto di avere già nel “foglio di servizio” più prenotazioni oltre alla prima. Nel frattempo, il comitato organizzatore della manifestazione ha preso le distanze dal rogo del manichino di Di Maio: “E' un gesto forte e simbolico – spiegano – ma non ci appartiene. Capiamo la rabbia, ma non condividiamo queste espressioni. Questo purtroppo è il clima di una piazza che cerca di farsi ascoltare da istituzioni sorde e quanto mai lontane dalla paura di chi presto sarà senza lavoro per decisioni frettolose e per mancanza di confronto”.