Marino: “Pd? Per scusarsi serve intelligenza”

Non provo assolutamente rabbia, soltanto tristezza per quanto è accaduto”. Così l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino alla trasmissione “Uno nessuno e CentoMilan” (Radio24) dopo la sentenza della Cassazione che lo ha assolto dalle accuse di peculato e falso.

Bilancio

“Tristezza per Roma che – ha aggiunto – è una città che amo, che ho sempre amato e che continuerò ad amare e nella quale stavamo certamente cambiando le cose. In pochissimi mesi abbiamo chiuso la più grande discarica del mondo, quella di Malagrotta, abbiamo aperto una terza metropolitana, abbiamo pedonalizzato i Fori Imperiali e moltissime altre cose come allontanare le bancarelle, davanti a luoghi come il Colosseo. Avremmo sicuramente risanato anche economicamente la città ma questo non piaceva a chi vuole fare affari con la città”.

La sfiducia dal notaio

Il chirurgo dice di non aspettarsi le scuse da parte del Pd, perché “l'atto di scusarsi è un atto di intelligenza e capacità di autocritica”, cose che “sinceramente non vedo questo in persone che continuano bambinescamente a tentare di alterare la realtà“. Marino ha poi ricostruito la vicenda che portò alla sfiducia, maturata in uno studio notarile. “Da uomo di scienza guardo ai fatti: il Pd ha condotto in uno studio di un notaio tutti i propri consiglieri, e le cronache che ho letto su testate importanti di allora, riferiscono di strepiti e grida perché forse qualcuno non voleva firmare le dimissioni. Ma probabilmente i vertici del Partito democratico avevano elementi per indurli a firmare relativi al loro futuro e questo si capisce perché molti non hanno nessuna professione e quindi la politica è sopravvivenza. Questo è documentato, è stato raccontato da molti, ma ovviamente questo è il passato. Auguro buona vita a tutti coloro che si sono comportati così. Purtroppo chi ne paga il prezzo è città di Roma“.

Gli errori

Marino si rimprovera di essersi fidato “ciecamente del Pd durante la campagna elettorale. Non conoscevo il curriculum dei consiglieri che poi vennero eletti, probabilmente avrei dovuto fare, come poi ho fatto con tutti i vertici delle aziende, una selezione. Questo è stato un fatto grave perché questo persone si sentivano influenzate e legate al partito e non al sindaco”. Secondo l'ex primo cittadino “l'altro errore” fatto durante la sua amministrazione fu quello “di non saper comunicare bene quello che stavamo facendo”.

Scontro

Durante la sua amministrazione i toni dello scontro politico, anche con le opposizioni, si alzarono oltre ogni limite, ha spiegato. “A me sono dispiaciuti – ha proseguito – i toni aggressivi e poco eleganti: nel momento in cui venni accusato di attraversare la città senza un permesso Ztl portarono le arance in Campidoglio proponendo il mio arresto. Nessuno però ha raccontato che la Procura di Roma ha condotto un'indagine su mia denuncia e ha scoperto che la parte offesa ero io: qualcuno era entrato nel sistema elettronico del Comune di Roma e ha alterato i dati del permesso Ztl del sindaco. Questa in un altro Paese sarebbe stata una grande notizia”.