Marino condannato
a 2 anni

Stangata giudiziaria per l'ex sindaco di Roma Ignazio Marino, condannato a 2 anni in appello per il caso scontri in Campidoglio. I giudici di piazzale Clodio hanno quindi ribaltato la sentenza di primo grado che aveva assolto Marino dalle accuse di falso e peculato

La decisione

L'ex sindaco ha lasciato la corte d'Appello senza rilasciare dichiarazioni accompagnato dal suo avvocato difensore Enzo Musco. Nei confronti di Marino il procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva sollecitato una condanna a due anni e mezzo. I giudici della III corte d'Appello hanno confermato l'assoluzione dall'accusa di truffa per le consulenze della Onlus Imagine. urante il suo mandato dall'amministrazione capitolina. Nella stessa occasione è stato disposto anche il risarcimento, da liquidarsi in separata sede, a favore di Roma Capitale (l'ente che nel 2010 ha sostituito il Comune di Roma) costituitasi parte civile nel procedimento.  I giudici hanno, inoltre, interdetto l'ex sindaco dai pubblici uffici per la durata della pena.

Difesa

L'avvocato Musco, nelle sue conclusioni, aveva ribadito che nella vicenda la “responsabilità di Marino è inesistente“. Per il penalista “si ha l'impressione, leggendo l'atto di appello, che la procura consideri il sindaco della Capitale d'Italia, una sorta burocrate che lavora a tempo per cene. Marino è riuscito a far guadagnare alla Capitale somme ben superiori alle modeste spese di rappresentanza sostenute“. Il penalista ha concluso affermando che Marino, assolto in primo grado, “in soli 28 mesi da sindaco ha dimostrato come si potesse cambiare il volto di una città“. 

Le cene sospette

A essere contestate sono 56 cene tra il luglio del 2013 e il giugno del 2015, per complessivi 12.700 euro pagate con la carta di credito in dotazione all'ex sindaco in vortù del suo ruolo ma che, secondo i pm, sarebbero state consumate “generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell’ente”. Sempre secondo gli inquirenti, Marino avrebbe dato disposizioni alla sua segreteria perché “inserissero indicazioni non veridiche”. Il caso scontrini ha messo una pietra tombale sull'amministrazione di centrosinistra. Successivamente l'allora sindaco è stato, infatti, costretto dal Pd a rassegnare le dimissioni