Il Salva Roma divide la politica

Prosegue lo scontro fra Lega e Movimento 5 Stelle sul “Salva-Roma“, la misura inserita nel Dl Crescita che aiuterebbe la Capitale a rinegoziare la sua enorme esposizione nei confronti degli istituti di credito.

Il no leghista

Un provvedimento che, per come è strtturato, trova la ferma contrarietà della Lega di Matteo Salvini, salvo accordare simili aiuti anche agli altri Comuni in difficoltà. Intervenendo al Radio Giornale Rai, il vicepremier, facendo riferimento alle intercettazioni di Virginia Raggi sul recente caso Ama, ha detto: “L'abbiamo sentita tutti la settimana scorsa. Ha detto: 'La città è fuori controllo e i cittadini quando aprono la finestra vedono cacca'. Quindi per carità non devono pagare i romani l'incapacità della loro amministrazione, però regalare altri soldi non sarebbe la cosa migliore da fare”. A spiegare meglio il Salvini-pensiero ci ha pensato la ministra della Pa, Giulia Bongiorno. “Qualsiasi norma che vada ad aiutare un Comune va benissimo, Roma io la ho particolarmente nel cuore, vivo qui da tantissimo tempo – ha commentato ad Agorà su Rai 3 -. E' chiaro che dobbiamo tenere in considerazione anche il fatto che esistono altri Comuni che hanno delle esigenze. L'idea è quella di fare in modo che anche altri Comuni che abbiano delle necessità di particolare attenzione del Governo siano prese in considerazione. Quindi il dibattito di oggi pomeriggio dovrà portare a una sintesi tra le esigenze di Roma e quelle di altri Comuni”. 

Meloni

Nel panorama del centrodestra, tuttavia, la linea della Lega non può contare sul sostegno di Fratelli d'Italia. Per Giorgia Meloni il “Salva-Roma” va votato. Perché “Roma non è un Comune qualsiasi ma è la Capitale d'Italia – ha spiegato a Rtl 102.5 – e tutte le Nazioni investono nelle loro Capitali strumenti, risorse, poteri straordinari perché – piaccia oppure no – la Capitale è un po' il biglietto da visita di una nazione intera. Io penso che si sbagliato non affrontare il tema di Roma Capitale, non posso essere io sospettata di amicizie con la Raggi. Dalla campagna elettorale in poi, la Raggi è un sindaco incapace ma non c'entra niente con i bisogni che ha Roma. Roma è una città molto difficile da governare. Io ho apprezzato tantissimo che Salvini abbia lavorato tanto in questi anni per trasformare un movimento secessionista in un partito nazionale però poi va dimostrato con i fatti e questa è un'occasione che secondo me la Lega ha per dimostrare con i fatti la propria buona fede rispetto al fatto che si presenta come partito nazionale”. Quanto al decreto “si tratterebbe semplicemente di spostare la gestione del debito della Capitale dal Governo al Comune consentendo al Comune di rinegoziare gli interessi con le banche, quindi lo Stato non ci mette una lira e si cerca di regalare meno interessi alle banche. Non capisco davvero come si faccia a votare contro una cosa del genere, se questa è la norma la voto io, la vota Fratelli d'Italia, è sbagliato che la politica sia divisa su una questione del genere e si divida sul mancato riconoscimento del ruolo della sua capitale ed è anche sbagliato che il Governo si faccia le ripicche sulla pelle dei romani, quindi se trovano altro su cui litigare fanno secondo me una cosa intelligente”.

Ritorno a Roma ladrona?

Di rigurgiti anti-romani, una sorta di ritorno al passato, parla espressamente, invece, il deputato e consigliere comunale di Leu Stefano Fassina. “La Lega di Matteo Salvini, nonostante la propaganda nazionalista, continua a essere Lega Nord – ha attaccto -. Oltre, alla secessione mascherata da 'autonomia regionale differenziata', lo dimostra l'offensiva contro Roma che, nel sottinteso, rimane 'ladrona'. A Roma è dovuto un trattamento ad hoc non perché vi sono comuni di serie A e serie B, ma perché, in quanto Capitale, assolve funzioni specifiche e aggiuntive, tanto più che ospita anche la sede globale della chiesa cattolica. Matteo Salvini, con la connivenza dei parlamentari romani saltati sul carro della Lega Nord, è abile surfista di paure e risentimenti popolari ma incapace di prospettare un futuro alla nazione e alla sua capitale. Per provare a prendersi Roma, blocca un intervento a lungo dovuto. Punta ad aggravare ulteriormente le condizioni della città. Gioca al tanto peggio tanto meglio con la complicità opportunistica e vile di una parte della classe dirigente nazionale e romana”.