Cesc: il confronto sulle ragioni della nonviolenza

Si è svolto ieri a Roma al Teatro Tor Bella Monaca il convegno “Gli attrezzi del nonviolento. Quali strumenti per una difesa civile non armata e nonviolenta efficace nel mondo di oggi?”, promosso dal Cesc (Coordinamento enti servizio civile) e dal Cesc Project. Il Cesc è il primo coordinamento tra enti del servizio civile nato nel 1982. Dal Cesc nasce nel 2003 il Cesc Project che, all’indomani della approvazione della legge sul Servizio civile nazionale, si accredita con la Presidenza del Consiglio per la gestione di una nuova stagione del servizio civile con circa 500 giovani che ogni anno svolgono un servizio nelle 400 sedi in Italia e all’estero.

Legge 772

“A 47 anni dall’approvazione della legge 772 che ha riconosciuto in Italia l’obiezione di coscienza al servizio militare e l’istituzione del servizio civile – scrivono i promotori in una nota –  il Cesc promuove un confronto a più voci sulle ragioni della nonviolenza. Oggi, in un tempo in cui l’antimilitarismo non è più di moda, la legalità è parola abusata, l’impegno civico non è più esercitato in prima persona, sentiamo il dovere di contrastare l’aumento delle spese militari e di rilanciare l’esercizio della coscienza critica attraverso la valorizzazione della storia e la sperimentazione di forme nuove di cittadinanza attiva”. Tra i relatori Giulio Marcon (portavoce della campagna Sbilanciamoci!), Mao Valpiana (presidente nazionale del Movimento nonviolento), Goffredo Fofi (saggista e critico), Mario Pizzola (obiettore di coscienza nel 1971), Titti Postiglione (direttrice dell’Ufficio del Servizio civile universale), Rossano Salvatore (vicepresidente e direttore del Cesc Project) e Michelangelo Chiurchiù (presidente del Cesc).