Castel Fusano, l’ipotesi del racket della prostituzione dietro i roghi

Mentre prosegue senza soluzione di continuità l’attività dei Vigili del fuoco nei siti devastati di Castel Fusano e l’Infernetto, le indagini sulla natura dei roghi che hanno ridotto in cenere più di un centinaio di ettari di macchia mediterranea proseguono a ritmo serrato. Preso atto dell’azione dolosa celata dietro buona parte dei focolai, la nuova ipotesi formulata dagli inquirenti riguarda la possibilità che, dietro l’azione del “quadrilatero” di presunti piromani tratti in arresto nei giorni scorsi (uno dei quattro risulta ancora latitante), possano palesarsi scenari legati al racket della prostituzione. A indirizzare gli investigatori in questa direzione, una presunta attività di innesco nei confronti dei giacigli dove, solitamente, trovano posto coloro che si prostituiscono in pineta, dati alle fiamme a scopo intimidatorio.

Le ipotesi del Gip

Una pista nuova rispetto a quanto emerso finora. Fra gli indagati, risulta anche Claudio Marson, ex regista Rai e fra i principali sospettati di aver operato l’accensione di focolai sui materassi sparsi in alcuni punti fra gli alberi, gesti ritenuti dimostrativi dagli inquirenti, compreso quello del 3 agosto scorso, coinciso con il fermo di Marson da parte dei forestali. Come ipotizzato, i focolai appiccati nei confronti dei giacigli (dai quali sarebbero poi derivati incendi ben più estesi), sarebbero stati messi in atto come intimidazione nei confronti di coloro “indietro” con i pagamenti del pizzo. Secondo il gip Giuseppina Guglielmini, ognuno dei tre sospettati avrebbe ricoperto un ruolo ben preciso, dal trasporto delle prostitute (Marson) a quello di “cassiere” (l’iraniano Kakel, fermato il 26 luglio scorso), fino all’esercitazione di pressioni per indurre a ricorrere alla loro protezione (ruolo affidato al terzo fermato, Mancini).

La versione di Marson

Una storia che getta luci decisamente inquietanti sull’inferno estivo di Castel Fusano. Marson era stato fermato dai forestali mentre alle sue spalle bruciava ancora l’ultimo rogo appiccato (potenzialmente molto pericoloso) e nella sua auto si trovavano gli stessi volantini usati per incendiare il giaciglio. Notato il via vai di prostitute all’interno della sua auto, gli agenti ne avevano chiesto conto all’ex regista, il quale aveva spiegato che il tutto era riconducibile al suo ruolo e alla volontà di approfondire “il tema della diversità di genere”. Un obiettivo per il quale frequentava proprio quel luogo, in quanto “le storie dei transessuali da questo punto di vista sono molto interessanti”.