A salvaguardia della Fontana di Trevi

Realizzare “secondo i requisiti  tecnici forniti dalle soprintendenze” una “barriera protettiva  per la vasca della Fontana di Trevi che impedisca di sedersi sul  bordo della fontana”. E' l'indirizzo che l'Aula di Roma ha dato  alla sindaca Virginia Raggi e alla sua giunta in una mozione proposta da Andrea Coia (M5S) e approvata nell'ultima seduta.  L'atto chiede che sia “istituito un presidio fisso che comprenda  anche il controllo delle vie di accesso a Fontana di Trevi e all'area del Colosseo” in funzione anti-abusivismo. L'impegno per la prima cittadina e la giunta, approvata con 24 voti favorevoli ed un solo astenuto, è anche finalizzato a “dare opportune disposizioni al comando della polizia locale di Roma Capitale affinché: venga istituito un presidio fisso potenziato che comprenda anche il controllo delle vie di accesso a Fontana di Trevi e area del Colosseo” e “venga istituito un pattugliamento continuo a piedi di via dei Fori Imperiali via del Corso, via del Babbuino, via Condotti e Piazza di Spagna”.

Scene da film

Un ragazzo di 20 anni di nazionalità egiziana nei giorni scorsi  ha tentato di arrampicarsi sulla Fontana di Trevi tentando di emulare la scena di un film. Gli agenti del primo gruppo centro della polizia locale lo hanno fermato per poi portarlo al centro di fotosegnalamento del comando generale. Nei suoi confronti si è proceduto con la sanzione di 450 euro, oltre alla misura del Daspo urbano, in attesa di ulteriori accertamenti sulla regolarità della sua posizione sul territorio nazionale. La Fontana di Trevi, resa celebre nel mondo dalla “Dolce vita” di Federico Fellini, è una delle più grandi, nonchè la più nota, delle fontane di Roma, ma anche di tutto il mondo. La sua storia è collegata al restauro dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine. Quest’ultimo risale al periodo dell’Imperatore Augusto. L’architetto Marco Vispanio Agrippa delineò il disegno di un progetto per far arrivare l’acqua del fiume Aniene fino al Campo Marzio e da lì alimentare le terme, volute dallo stesso Agrippa. In quella che sarà poi l'odierna “piazza di Trevi”, Agrippa posizionò una delle fontane minori dell'acquedotto, costituita da tre vasche di raccolta, affiancate ed addossate ad un edificio. In un periodo non precisato, ma comunque dall'VIII secolo in poi, come documentato da un antico itinerario romano dell'epoca, l'acquedotto subì un'interruzione e la “fontana minore” divenne la fontana terminale dell'Acquedotto Vergine. Durante il Medioevo l'acqua di Trevi era controllata dai “marescalchi” della Curia capitolina che avevano il compito, una volta al mese, di accertarsi che nessun privato cittadino sfruttasse la fonte ad uso personale. Inoltre l'accesso alla fonte era protetto da una cancellata onde regolare l'afflusso della popolazione e degli “acquaroli”, che riempivano interi barili d'acqua che poi rivendevano a domicilio. Le tre vaschette rimasero così fino al 1453, allorché Niccolò V diede incarico a Leon Battista Alberti di restaurare la fonte: in questa occasione furono tolte le tre vasche e sostituite con un unico vascone, pur lasciando le tre grosse bocche d'acqua.

Presidio fisso

Una “barriera protettiva” per proteggere la vasca di Fontana di Trevi dall'eccessivo numero di visitatori, che “impedisca di sedersi sul bordo” del monumento. Lo prevede, dunque, una mozione approvata dall'Assemblea capitolina martedì scorso, primo firmatario il presidente della Commissione Commercio Andrea Coia, passata sotto silenzio poiché discussa pochi minuti dopo che la maggioranza M5s si era spaccata nel voto sul No alla discarica di Monte Carnevale. Il testo invita il sindaco Virginia Raggi e la Giunta ad impegnarsi alla progettazione e alla realizzazione della barriera. Inoltre chiede che venga istituito un presidio fisso che disciplini il “controllo delle vie di accesso” all'area di Fontana di Trevi e a quella del Colosseo