Una Chiesa missionaria nel nome della compassione

Alle 15:15 tutto è apparecchiato per l'arrivo dei cardinali. Nella navata centrale della Basilica di San Pietro si approssimano i porporati che accoglieranno i nuovi, che avanzano senza zucchetto, dietro al Papa, al canto processionale del Tu es Petrus. Sulla strada che porta a piazza San Pietro, suor Jenette, dell'Ordine dei Passionisti, dice con il sorriso: “C’è anche uno dei nostri fra i nuovi pastori” alludendo al cappuccino Besungu, arcivescovo di Kinshasa nella Repubblica democratica del Congo. Pastore, dice, non cardinale. Che è la vocazione primaria ed essenziale di chi veste la porpora per dare la propria vita nel nome di Cristo. Con le nuove nomine, salgono a 18 i cardinali elettori dell’Africa, che scenderanno a17 nel dicembre 2019, quando mons. Monsengwo compirà 80 anni. È il sesto Concistoro in sei anni, con cui papa Francesco ha creato 70 cardinali votanti. 

Verso un nuovo equilibrio

Ma le nuove nomine riassestano anche l'equilibrio della Chiesa. La maggior parte dei cardinali resta europea (26), 15 porporati sono latinoamericani, 11 asiatici, 10 africani, 5 nordamericani, 3 dall’Oceania. Da oggi la maggioranza delle porpore resta in Europa, con 54 berrette cardinalizie ma, in relazione alle nomine – soprattutto in America Latina – i porporati europei sono in calo: come sottolinea Avvenire, nel 1978 in Europa se ne contavano 56 su 111,  nel 2013, 60 su 115. 

Un Concistoro di religiosi

“Un Concistoro di religiosi” ha detto mons. Angel Ayuso Guixot nella prolusione introduttiva, richiamando la provenienza di gran parte dei porporati. Con quest’ultimo Concistoro, i religiosi sono 48 in totale: gli ultraottantenni appartengono ad istituti religiosi, così come 5 cardinali elettori: tre gesuiti, un comboniano, un cappuccino, un salesiano, un padre bianco e un membro dell’Opera don Calabria tracciano il quadro delle nuove berrette, conferendogli un carattere che mons. Ayuso ha definito “Chiesa missionaria”. Il Primo Cardinale non ha potuto non richiamare l’importanza di quest’aspetto, che s’innesta nel mese missionario straordinario, voluto dallo stesso Francesco, e nel centenario della Maximu Illud, la lettera di papa Benedetto XV che teorizzò, appunto la vocazione originaria della Chiesa, perché – ricorda mons. Ayuso – “desideriamo avviare processi, non occupare spazi”.

La visita al Papa emerito

Al termine della celebrazione, Papa Francesco e i nuovi Cardinali si sono recati con un pullmino al Monastero Mater Ecclesiae, dove attualmente vive il Papa Emerito, Benedetto XVI. Durante la visita Papa Ratzinger si è intrattenuto con i tredici nuovi porporati prima che costoro raggiungessero l'Aula Paolo VI e il Palazzo Apostolico per le visite di cortesia.

Il Santo Padre Francesco (a destra) saluta il Papa Emerito, Joseph Ratzinger, con al seguito i tredici neoeletti cardinali – Foto © Vatican Media

Nzambe aponi yo

Davanti all'aula Paolo VI forte era l'esultanza per l'elezione del nuovo cardinale della Repubblica Democratica del Congo. Per la prima volta, il Paese può vantare due porporati: mons. Monsegwo, quasi in pensione, e mons. Besungu, appunto. Per la Repubblica Democratica del Congo è una grande festa. All'unisono, i fedeli hanno accompagnato la visita al loro nuovo cardinale con il canto locale Nzambe aponi yo, che significa “Dio ti ha scelto e noi abbiamo fiducia in te”. Angeline, responsabile di una piccola comunità cattolica di Congolesi a Roma esulta: “Siamo felicissimi. Abbiamo due cardinali in vita”. Per l'occasione, approdano nella Capitale anche il presidente del Paese, Félix Tshisekedi, e Moise Katumbi, leader dell'oppsizione, mentre sia il Vaticano che il Paese forniscono circa 400 biglietti aerei per i Congolesi che raggiungono la Capitale. Intanto, il popolo esulta per la nomina di mons. Besungu, che da anni lotta per i diritti degli ultimi: “Lui sta combattendo per il popolo” dicono in tanti, mentre continuano a cantare: “Dio ti ha scelto e noi abbiamo fiducia in te”.