“Trappole per il Papa? Si è esagerato”

Papa Francesco è atterrato nella notte italiana a Santiago del Cile, prima tappa del suo 22° viaggio apostolico, il sesto in America Latina. Un viaggio preceduto da polemiche e contestazioni, anche violente, con l'occupazione della Nunziatura e gli attentati contro alcune chiese. In Terris ne ha parlato con Patricia Mayorga, giornalista e scrittrice, dal 1992 corrispondente in Italia del principale quotidiano cileno, El Mercurio.

Ti sorprendono le contestazioni contro la visita del Papa?

“Sinceramente no, ma bisogna tenere presente che non è un problema di fede. Le ragioni delle proteste sono sostanzialmente due. La prima è che la Chiesa cilena, per un'opera di trasparenza che alla fine si è rivelata un boomerang, ha fatto conoscere i costi del viaggio. E qualcuno ha cavalcato queste cifre dicendo che era uno scandalo che si usassero tutti questi soldi (si parla di alcuni milioni di pesos, ndr) per un simile scopo, che era meglio darli ai poveri… E' la tipica analisi populista che non ha una base reale, anche perché la maggior parte di questi soldi serviranno per la sicurezza: per esempio Temuco e Iquique sono città relativamente piccole, non adatte ad accogliere un gran numero di persone. Bisogna tenere presente che per la Costituzione l'esercito non può fare azione di sicurezza stradale, tutto ricade sui 'carabineros'. A Temuco poi sono attesi moltissimi argentini, perché la frontiera è molto vicina. Se normalmente passano il confine 100 persone al giorno, ora se ne attendono un milione. La seconda ragione è che la Chiesa cattolica ha perso molta credibilità a causa degli abusi sessuali che sono stati scoperti dopo che per molto tempo, come si usava prima, i responsabili si giravano dall'altra parte. Questo ha a che vedere anche con il vescovo di Osorno, mons. Barros, nominato da Papa Francesco. Molta gente era contraria perché malgrado non fosse coinvolto in vicende di abusi, secondo i suoi accusatori ne era a conoscenza perché molto vicino al principale di questi molestatori, padre Karadima. Dopo la nomina di mons. Barros, al termine di un'udienza a Roma, il Papa rispose a una domanda su questa vicenda usando una locuzione spagnola con la quale in sostanza definiva gli osornini che protestavano 'tontos y zurdos', cioé sciocchi e di sinistra. Lui lo ha detto ridendo, ma il video è finito in rete e in tv e gli abitanti di Osorno sono molto arrabbiati”.

C'è il rischio che si ripetano simili episodi?

“Non penso. A capo dei manifestanti c'era Roxana Miranda, che è stata pure candidata alla presidenza del Cile. Viene dai quartieri popolari, è molto combattiva, probabilmente ha qualcuno che la sostiene ma mi sembra più rumorosa che pericolosa”.

Come è cambiata la Chiesa rispetto ai tempi della dittatura di Pinochet?

“Per quanto riguarda l'impegno per i poveri è sempre uguale, alla luce della dottrina sociale. Durante la dittatura però era accanto ai perseguitati, alle vittime. Era l'epoca della visita di San Giovanni Paolo II. Per l'opposizione al regime quel viaggio rappresentò un'oasi di libertà. Invece ora il Paese è disilluso, con scarsa affezione alle istituzioni, qualunque esse siano, con la possibilità di protestare quando si vuole e questo porta un certo scollamento”.

Anche in Cile ci sono stati casi di corruzione: come pensi possa influire la visita del S. Padre sul tessuto sociale e politico?

“Non mi aspetto in realtà che possa spingere a grossi cambiamenti. Credo che le parole del Papa potranno incidere di più su altri fronti, come quello degli abusi. Vedremo cosa dirà ma sul piano della corruzione sono abbastanza scettica”.

E' vero che il Papa non incontrerà il presidente eletto Sebastián Piñera, che dopo la vittoria al ballottaggio di dicembre si insedierà a marzo?

“Al momento non è previsto un incontro privato. Secondo i media locali lo avrebbe chiesto alla Conferenza episcopale ma avrebbe ricevuto un diniego dal Vaticano”.

Come te lo spieghi?

“Sappiamo che il Papa non ama i politici imprenditori, lo ha detto chiaramente. Piñera è uno degli uomini più ricchi del Cile ed è fraterno amico del presidente argentino Macri, i cui rapporti con il Papa sono abbastanza freddi. Con la presidente Bachelet, nonostante sia agnostica, divorziata e madre di più figli con diversi partners, Francesco ha una certa sintonia su temi come l'ambiente, gli indios e i migranti. Il Cile sta cambiando la legge sull'immigrazione per renderla adeguata ai tempi attuali che vedono un massiccio arrivo di migranti sorpattutto da Haiti, Colombia e Venezuela”.

Uno dei momenti salienti del viaggio, anche in Perù, sarà l'incontro con gli indios. In Cile è aperta la questione dei mapuche: qual è la situazione?

“Intanto bisogna registrare un fatto curioso. Nella regione dell'Aracaunia, dove abitano prevalentemente i mapuche, vince la destra (più restìa a riconoscere i diritti degli autoctoni, ndr). E' un fatto inspiegabile in quell'area ma è così. Il gruppo che avanza rivendicazioni in modo violento è di gran lunga minoritario ma molto agguerrito. Ora, siccome si stanno riconoscendo i debiti storici nei confronti di queste popolazioni indigene, è stato preparato il cosiddetto 'piano dell'Araucania', che prevede tre punti fondamentali: il riconoscimento, la piena partecipazione e gli indennizzi. Ma non per i mapuche in generale, quanto per le 'vittime del conflitto dell'Araucania'. E' un piano presentato di recente però non penso che si possa tornare indietro perché in Parlamento il centrosinistra è maggioritario (alle ultime presidenziali ha vinto il centrodestra, ndr)”.

E il possibile ruolo del Papa?

“Il Papa pranzerà con otto mapuche e anche lì la destra ha un po' storto il naso, chiedendo perché non sarà riservato lo stesso trattamento alle vittime dei mapuche. Ci sono polarizzazioni forti e a seconda di cosa dirà il Papa cercheranno di portare acqua al mulino dell'una o dell'altra fazione”.

E' stato definito uno dei viaggi più difficili di Francesco, che peraltro conosce bene il Cile come lui stesso ha ricordato. Pensi che dovrà davvero districarsi tra insidie e trappole?

“Penso che si sia un po' esagerato. Proprio perché si vive in un Paese in cui puoi dimostrare quando vuoi e puoi dire quello che vuoi, emergono queste contestazioni. Ma quando il Papa è andato in altri Paesi, come l'Egitto o stati musulmani, c'era molta più gente contraria. Si è data troppa importanza a questa parte ostile alla visita. Penso che Francesco troverà un clima positivo. Non so quanto si faranno avanti i contestatori. Per esempio proprio ieri iniziava un seminario con le vittime degli abusi di padre Karadima al quale è stato invitato anche Peter Saunders, l'ex membro della commissione contro gli abusi, e anche in questo caso è stato chiesto perché il Papa non ha voluto parlare con loro. Certo, hanno le loro ragioni ma questo non significa che intorno al Papa ci sia ostilità. E poi sicuramente chi contesta è 'incoraggiato' da qualcuno… E' difficile comprendere tutte le sfumature”.