Terza giornata di Esercizi Spirituali per Papa Francesco

Terza giornata di esercizi spirituali della Quaresima per Papa Francesco e per la Curia Romana nella Casa del Divin Maestro di Ariccia, alle porte di Roma. La meditazione, condotta dall'abate Bernardo Gianni dell'abbazia di San Miniato al Monte, a Firenze, avrà oggi come primo tema “Il presente di infamia, di sangue, di indifferenza”. Il ritiro del Pontefice proseguirà fino a venerdì, quando nel pomeriggio farà rientro in Vaticano.

La meditazione dell'abate

Don Bernardo nella giornata di ieri ha offerto una riflessione che richiama Giorgio La Pira, il sindaco di Firenze costruttore di pace, che sognava e voleva una città simbolo di bellezza, fraternità, accoglienza universale e amore cristiano sul modello della Gerusalemme descritta dal profeta Isaia nel capitolo 60. Un disegno che ieri come oggi non contemplava solo Firenze ma tutte le città del mondo intese comespazio di riconciliazione, di pace, di incontro” per reagire ad un mondo troppe volte condannato, “per disperazione e rassegnazione, a tenebre che si credono ormai invincibili”. L’abate ha parlato anche di una “misterialità universale” che porta ogni città a riscoprire la sua vera vocazione: essere cioè il riflesso qui in terra della Gerusalemme celeste, dove la gente viva coesa, animata da desideri ardenti e da grandi speranze”: “Rivisitare le città, rinnovarle alla base e al vertice come scriveva La Pira, diventa dunque fondamentale per il bene delle persone e delle strutture politiche, tecniche, economiche”. Ricostruire è allora la parola chiave suggerita dall’abate, come ha saputo fare l’architetto e urbanista Giovanni Michelucci, dopo le ferite inferte a Firenze e non solo dalle bombe della seconda Guerra Mondiale: città organiche, che vivono grazie al contributo di tutti, dal semplice operaio fino al sindaco, il vescovo, i presbiteri, gli artigiani.

Don Bernardo: “Riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo” 

“E’ una prospettiva che di nuovo chiede quello stesso sguardo contemplativo che rende la città pur con tutte le sue contraddizioni, le sue fragilità, le sue ingiustizie, direi in questa visione organica, le sue ferite, una sorta di tabernacolo, che vogliamo tutti tornare a guardare come ci ha insegnato a farlo il nostro Papa nell’Evangelii gaudium”, ha concluso padre Gianni, secondo il quale “abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. Egli vive fra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni in modo impreciso e diffuso”.