Suor Alessandra Smerilli: “Vi spiego la 'santa economia'”

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Donna, consacrata, economista. E' decisamente inusuale la figura di suor Alessandra Smerilli, la salesiana docente di Economia politica alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’educazione “Auxilium” di Roma recentemente nominata da Papa Francesco Consigliere di Stato nella Città del Vaticano. Perché quando si parla di soldi l'immagine che nasce nella mente è quella degli “squali della finanza“, ben interpretati da Leonardo di Caprio in “The Wolf of Wall Street”. La persona che incontriamo nella Cattedrale di Fabriano per la chiusura del ciclo di incontri pastorali “Santi Oggi“, non potrebbe essere essere più lontana da qualsiasi preconcetto. Innanzitutto, perché è una donna; poi, perché è consacrata delle Figlie di Maria Ausiliatrice; infine, perché si occupa di un campo notoriamente maschile, lo studio e l'insegnamento dell'economia. In Terris l'ha intervistata.

Professoressa, il tema che tratta nell'incontro odierno è “La santa economia”. Come è nato il suo interesse per una branca apparentemente lontana dalla vita consacrata? 
“Ho iniziato a studiare economia dopo essere diventata suora perché me l'avevano chiesto le mie superiori e non era la materia che mi affascinava di più. Anzi, non mi interessava proprio. Per me è stato un po' una sorpresa quando la mia superiora mi ha detto che aveva bisogno di una persona che si preparasse in questo campo. La sua intuizione fu profetica, perché mi disse: 'Adesso non sembra, ma tra un po' l'economia governerà il mondo. Abbiamo bisogno di persone preparate che sappiano leggere dal di dentro questo sistema'. Eravamo nel 1997 e la sua 'profezia' si è avverata”.

E' stato complicato entrare in questo nuovo argomento di studi?
“Sì, all'inizio è stato molto difficile, nonostante io fossi portata per la matematica. Poi, una volta iniziato a studiare, mi sono appassionata, soprattutto nel cercare di modificare l'economia dal di dentro”.

Quando parla di economia, intende riferirsi in modo specifico a quella occidentale o è un discorso generale?
“Esistono visioni diverse, però parliamo di mercato globalizzato, di un modello unico”.

Quali sono i principali limiti dell'economia contemporanea?
“Uno dei limiti principali è paradossalmente il fatto che non si pone troppo poco il problema del limite. Lo stiamo vedendo in merito alla tutela ambientale così come sulle macroscopiche disuguaglianze tra ricchi e poveri”. 

Qual è la radice di questo male, se ne esiste una?
“Le radici sono molteplici; una delle principali è la teoria della massimizzazione del profitto che nasce dal principio della 'non sazietà' – spesso tour court per un principio non dimostrabile, un assioma, ma che in realtà assioma non è – secondo cui un possedere un bene in più è sempre meglio che possederne uno in meno”.

Per esempio?
“Facciamo l'esempio classico delle scarpe. Secondo tale principio, avere due paia di scarpe è meglio che averne uno solo; averne tre è meglio di due, averne cento è meglio di 99 e così via. Questa teoria, che spesso viene presentata come un postulato non confutabile, ha una valenza antropologica fortissima: da questo pensiero discende la massimizzazione del profitto e molte altre teorie economiche contemporanee. In sintesi, è necessario imparare a fare i conti con i limiti: perché non tenerne conto genera disuguaglianze, uno sviluppo che non tiene conto di quello che la Terra ha da offrirci. Circoli viziosi che hanno portato a società in cui 8 persone posseggono da sole la ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale, vale a dire 3,6 miliardi di persone”. 

Il Papa, parlando al Parlamento di Strasburgo, fece riferimento ai padroni sconosciuti degli imperi finanziari. Sono noti i nomi dei super ricchi?
“I nomi sono noti, esistono classifiche specifiche, ma andrebbero pubblicizzati di più. Oltre a chi sono, andrebbe detto che responsabilità hanno e soprattutto che cosa fanno dei soldi che hanno guadagnato forse fruttando altri (ma il condizionale è d'obbligo); in sostanza, maggior trasparenza”.

Per rimanere su un tema caro al Pontefice, che correlazione c'è tra economia ed ecologia? 
“Nella Laudato si' – la seconda enciclica di Papa Francesco – al numero 117 leggiamo che 'tutto è connesso'. In pratica, non posso sfruttare le risorse senza avere ripercussioni sia in ambito economico, che ambientale e sociale. 'Ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri': la sua enciclica è proprio un appello alla cura della nostra casa comune, la Terra'.

Cosa possiamo fare noi?
“La Laudato si' ci viene in aiuto quando spiega che noi consumatori, con i nostri soldi, possiamo cambiare le cose, cambiare il mercato, perché ogni nostro acquisto dà valore a certe aziende invece che ad altre. E' dunque possibile scegliere le aziende etiche – quelle che danno valore oltre che al profitto anche all'ecologia e ai lavoratori – invece di altre che puntano solo al guadagno, inquinando e sfruttando”.

Una sorta di boicottaggio?
“Una scelta responsabile, che deve essere estesa anche alle banche e al mondo della finanza in genere. Cosa ne fanno dei soldi che noi investiamo in azioni o che depositiamo nei loro conti correnti? Li usano per ampliare mercati virtuosi o per finanziare dittatori nei Paesi del Terzo mondo? Da sola non posso fare nulla, ma tutti insieme possiamo modificare il mercato verso un'economia sostenibile, che io definirei 'economia di futuro', perché riguarda non solo noi, ma anche l’avvenire del Pianeta e i nostri figli”.