“Solo attraverso il perdono di Dio accadono cose meravigliose in noi”

Rimasero solo loro due: la misera e la misericordia“. Una frase che si ripete ben cinque volte all'interno dell'omelia che Papa Francesco ha pronunciato durante la Celebrazione della Penitenza che si è svolta nella Basilica di San Pietro e che, di fatto, apre in tutto il mondo l'iniziativa delle “24 ore per il Signore“. 

L'adultera e Gesù

E' questa frase che Sant'Agostino usa per inquadrare il finale del brano del Vangelo in cui Gesù incontra l'adultera. “Sono andati via quelli che erano venuti per scagliare le pietre contro la donna o per accusare Gesù nei riguardi della legge. Sono andati via, non avevano altri interessi – ha detto Papa Francesco – Gesù invece rimane. Rimane perché è rimasto quel che è prezioso ai suoi occhi: quella donna, quella persona. Per lui prima del peccato viene il peccatore. Io, tu, ciascuno di noi nel cuore di Dio veniamo prima: prima degli sbagli, delle regole, dei giudizi e delle nostre cadute. Chiediamo la grazia di uno sguardo simile a quello di Gesù, chiediamo di avere 'l’inquadratura cristiana della vita', dove prima del peccato vediamo con amore il peccatore, prima dell’errore l’errante, prima della sua storia la persona”. Il Pontefice ha spiegato che per Gesù quella donna non rappresenta un paragrafo della legge, ma una situazione concreta nella quale coinvolgersi. Rimane con lei e scrive per due volte con il dito a terra. “Non sappiamo cosa ha scritto e forse non è la cosa più importante – sottolinea il Papa – l'attenzione del Vangelo infatti è posta sul fatto che il Signore scrive.  Viene alla mente l’episodio del Sinai, quando Dio aveva scritto le tavole della Legge col suo dito, proprio come fa Gesù ora. In seguito Dio, per mezzo dei profeti, aveva promesso di non scrivere più su tavole di pietra, ma direttamente sui cuori,  sulle tavole di carne dei nostri cuori. Con Gesù, misericordia di Dio incarnata, è giunto il momento di scrivere nel cuore dell’uomo, di dare una speranza certa alla miseria umana: di dare non tanto leggi esterne, che lasciano spesso distanti Dio e l’uomo, ma la legge dello Spirito, che entra nel cuore e lo libera. Così avviene per quella donna, che incontra Gesù e riprende a vivere. E va per non peccare più. È Gesù che, con la forza dello Spirito Santo, ci libera dal male che abbiamo dentro, dal peccato che la Legge poteva ostacolare, ma non rimuovere”.

Affezionarsi alla misericordia

Che cosa fare per affezionarsi alla misericordia, per superare il timore della Confessione? Accorgersi del perdono di Dio. È importante. Sarebbe bello, dopo la Confessione, rimanere come quella donna, con lo sguardo fisso su Gesù che ci ha appena liberato: non più sulle nostre miserie, ma sulla sua misericordia. Guardare il Crocifisso e dire con stupore: 'Ecco dove sono andati a finire i miei peccati. Tu li ha presi su di te. Non mi hai puntato il dito, mi hai aperto le braccia e mi hai perdonato ancora'. È importante fare memoria del perdono di Dio, ricordarne la tenerezza, rigustare la pace e la libertà che abbiamo sperimentato – ha proseguio Papa Francesco – Perché questo è il cuore della Confessione: non i peccati che diciamo, ma l’amore divino che riceviamo e di cui abbiamo sempre bisogno. Può venirci ancora un dubbio: 'confessarsi non serve, faccio sempre i soliti peccati'. Ma il Signore ci conosce, sa che la lotta interiore è dura, che siamo deboli e inclini a cadere, spesso recidivi nel fare il male. E ci propone di cominciare a essere recidivi nel bene, nel chiedere misericordia. Sarà Lui a risollevarci e a fare di noi creature nuove. Ripartiamo allora dalla Confessione, restituiamo a questo sacramento il posto che merita nella vita e nella pastorale“.