Sinodo, continuano i lavori: Eucarestia, donne e rito indigeno fra i temi

Tre sono le parole principali emerse dal briefing sui lavori del Sinodo per l'Amazzonia: ecumenismo, sinodalità e interculturalità. Termini che tracciano la trama complessa di una Chiesa che, come ha ricordato il prefetto del Dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, citando papa Benedetto XVI, “non si sviluppa per proselitismo, ma per attrazione”. Al briefing erano presenti Mons. Rafael Alfonso Escudero López-Brea, Vescovo Prelato di Moyobamba (Perù), S.E. Mons. Eugenio Coter, Vicario Apostolico di Pando, Vescovo titolare di Tibiuca (Bolivia), P. Sidney Dornelas, C.S., dei padri Missionari di San Carlo (Scalabriniani) e direttore del Centro de Estudios Migratorios Latinoamericanos (CEMLA) e la Dott.ssa Marcia María de Oliveira, Dottore in Società e culture Amazzoniche, esperta in Storia della Chiesa in Amazzonia (Brasile). 

Ecumenismo

Elemento essenziale emerso nelle ultime congregazioni, l'ecumenismo unisce evangelizzazione e unità dei cristiani. Nella regione panamazzonica questo implica un'attenzione per l'educazione dei laici e dei ministri allo scopo di creare una rete educativa per i popoli indigeni dell'Amazzoni. Ruffini cita una parola indigena col significato di conosci te stesso come punto di partenza nell'incontro tra culture. Le congregazioni – ha sottolineato Ruffini – hanno posto l'accento sui modelli economici dell'ecologia integrale, un problema precipuo dell'Amazzonia, ma anche globale: “anche su questo tema – ha detto il prefetto – l'Amazzonia pone un problema che ha dimensione universale“. Nel concetto di ecumenismo risiede l'evangelizzazione: “È importante – ha sottolineato Mons. Rafael Alfonso Escudero López-Brea – evangelizzare nel profondo […], far conoscere Gesù in queste culture, perché possano essere impregnate della salvezza che viene da Dio“. In questo senso, il vescovo di Moyobamba ha ricordato il grande impegno di tanti laici nella diffusine della Parola di Dio. Questo ha una sua logica, perché nelle realtà poco servite dall'Eucarestia come quelle amazzoniche, il ministero della Parola è centrale.

Sinodalità

Camminare insieme è il significato della parola “sinodo”. In questo senso – come ha sottolineato padre Giacomo Costa, responsabile della comunicazione del Sinodo – l'assemblea sinodale ha l'obiettivo di trovare un nuovo stile relazionale. Quando si parla di Chiesa panamazzonica, la relazione investe diversi livelli: il legame tra i gruppi indigeni, per esempio, oppure fra diocesi: elemento ancora più importante nel caso della Chiesa panamazzonica, dove le distanze e la mancanza di collegamenti veloci hanno un loro peso. “Per questo – sottolinea il gesuita – si è fatta avanti l'esigenza di creare un organismo episcopale permanente che si faccia carico di tali istanze a sinodo concluso”. La Rete Ecclesiale Panamazzonica (Repam) ha dato la sua disponibilità a farsene carico per stimolare la formazione integrale. “Ho visto nel Sinodo un segno di speranza per questa parte del mondo perché non è conosciuta nella fatica delle sfide giornaliere” ha detto mons. Eugenio Coter, Vescovo titolare di Tibiuca, che ha sottolineato: “In questo camminare facendo Chiesa, siamo accompagnati da questa Comunione”. Il tema dell'Eucarestia è centrale nei lavori del Sinodo, perché è alla base di questa riflessione della Chiesa universale. La domanda è: come dare risposta concreta a una comunità che fatica a ricevere l'Eucarestia? Questa domanda non ha ancora risposte, ma concetti-chiave possono aiutarne la comprensione: come quello di ministerialità: “All'interno di questa ministerialità, si sta anche vagliando l'idea di avere qualcuno che possa consacrare – ha detto Coter -. Noi siamo una Chiesa della Parola e la Chiesa deve poter offrire questa possibilità”.

Interculturalità

Il carattere missionario della Chiesa amazzonica presuppone un dialogo costante con le culture. Su questo s'innesta il fenomeno delle migrazioni, che – è stato sottolineato – è al centro dell'attenzione di Papa Francesco. In questo senso è stata preziosa la testimonianza del padre scalbriniano Sidney Dornelas, spettatore delle migrazioni massive in America Latina, come quella del 2010 da parte dei migranti di Haiti e quella, più recente, dei Venezuelani (2017): “La regione è luogo di flussi e qui si trovano le periferie esistenziali” ha detto, esprimendo l'esigenza di far lavorare le Chiese in rete, magari istituendo un organismo delle Chiese panamazzoniche. Questo perché, come più volte ha ricordato il prelato, lo Stato spesso è incapace di accogliere o non è pronto perché non ha strutture adeguate a gestire questi ingenti flussi. Stessa considerazione fatta dalla dottoressa Marcia María de Oliveira, che studia le comunità tra Guyana, Brasile e Venezuela ed è esperta delle migrazioni interne. La docente ha ricordato come questi fenomeni siano importanti nella cultura indigena e questo ha risvolti anche nella struttura sociale: attenzione è stata, dunque, posta sul ruolo delle donne in tali realtà, arrivando anche a discutere la possibilità di un ministero per le donne: “In fondo, l'istanza è quella di riconoscere e valorizzare qualcosa che le donne già fanno” ha detto De Oliveira. A proposito dell'ecologia integrale, ha poi aggiunto: “Le donne possono insegnare tanto sull'ecologia integrale a proposito di partecipazione alla comunità, attraverso il lavoro e la cura dei più piccoli. Spesso in alcune comunità le donne sono leader religiose, si occupano della cura e della salute della loro comunità”. A proposito della questione culturale, si è toccata inevitabilmente la questione dei riti. Alla domanda della stampa sull'eventualità di sviluppare una liturgia esclusivamente “indigena”, i relatori hanno ricordato come, nella sostanza, questo non sia un fenomeno “nuovo”: “In Giappone e in altri Paesi, infatti, sono stati introdotti simboli riti che non hanno un impatto sull'Eucarestia, e che sono propri della cultura locali” ha ricordato Mons.López-Brea. Perciò, non si tratta di cambiare l'epiclesi, che resta il nucleo della liturgia eucaristica, ma di tenere conto di simboli e riti da integrare nella liturgia, magari costituendo commissioni ad hoc.