Saranno ridotte le facoltà ecclesiastiche a Roma

Una Agenzia per la Valutazione e la Promozione della qualità, creata nel settembre 2007 da Papa Benedetto XVI, che ora viene inserita nelle norme costituzionali e alla quale saranno soggette tutte le istituzioni di formazione ecclesiastica, una riduzione delle facoltà presenti a Roma; la possibilità di introdurre l'e-learning; l'attenzione ai percorsi di istruzione di profughi e rifugiati; l'istituzione di centri di ricerca. Sono le principali novità contenute nella Costituzione apostolica “Veritatis Gaudium” resa nota oggi dalla S. Sede con cui Papa Francesco “aggiorna” le norme che regolano gli Istituti di studi ecclesiastici. Il documento è stato presentato dal prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica cardinale Giuseppe Versaldi, dal segretario della Congregazione, mons. Angelo Vincenzo Zani, e da mons. Piero Coda, preside dell'Istituto Universitario Sophia, membro della Commissione Teologica Internazionale.

Il porporato ha spiegato che la revisione della Costituzione precedente, la “Sapientia christiana”, del 1979, era già prevista dal documento di S. Giovanni Paolo II. “Tale revisione è iniziata prima dell'elezione di Papa Francesco, che in occasione della plenaria del 2017 ci ha incoraggiato a completarla. Per questo la 'Veritatis Gaudium' porta la data dell'8 dicembre 2017”. “Le nuove sfide del mondo di oggi – ha aggiunto il cardinale – possono essere problematiche ma sono anche un invito ad adeguare l'incarnazione del messaggio cristiano”.

Papa Francesco nel “Proemio” indica quattro criteri per marciare in questa direzione di rinnovamento che sono stati sintetizzati da mons. Coda. “Il primo è promuovere sempre più intensamente le Università come luoghi apprezzabili” di “formazione, di studio e di ricerca in cui l’immersione esistenziale e intellettuale nel cuore stesso dell’esperienza cristiana” possa fornire “gli strumenti necessari per formare leadership” a favore del bene comune. Il secondo è “l'apertura al dialogo tra discipline e culture” con il “superamento della frammentazione dei saperi”. Occorre in terzo luogo “mettersi nella prospettiva di un processo lungo che porti a fare rete tra diverse istituzioni sia ecclesiastiche che civili”. Infine, “dare impulso a luoghi di ricerca e centri di approfondimento per contribuire alla costruzione di una società a misura d'uomo”.

Le novità pratiche sono state invece illustrate da mons. Zani, a partire dall'Agenzia di qualità (Avepro), “passaggio importantissimo” sia dal punto di vista “interno” che per “la comunicazione esterna” al fine di raggiungere “concordati e accordi per il riconoscimento dei titoli”. Le convenzioni sono già numerose ma ora tutte le istituzioni dovranno osservare le disposizioni previste. La Costituzione prevede poi “l’insegnamento a distanza, sollecitato da più parti. La rivoluzione informatica e telematica è penetrata ampiamente nei sistemi di studi accademici – ha spiegato mons. Zani – Per questo, nell’art. 31 comma 2. si legge: 'Una parte dei corsi può essere svolta nella forma di insegnamento a distanza'”. Le modalità concrete saranno oggetto di una specifica istruzione della Congregazione. Il documento prevede poi “il compito degli Istituti di studi superiori nei confronti del dilagante fenomeno dei rifugiati e profughi. Il testo dice che la Facoltà deve provvedere 'a determinare negli Statuti anche procedure per valutare le modalità di trattamento dei casi di rifugiati, profughi e persone in situazioni analoghe sprovvisti della regolare documentazione richiesta'. E' un problema macroscopico che abbiamo recepito ma ancora non ci sono normative specifiche – ha detto il segretario – Sarà istituito un apposito gruppo di lavoro per capire cosa accade nei vari Paesi”. Il cardinale Versaldi ha poi chiarito che l'argomento, in questo caso, riguarda soprattutto i ragazzi in età scolare. “Molti volontari – ha spiegato – nei campi profughi stanno facendo un grande lavoro per cercare di recuperare i bambini alla scolarità, per esempio in Libano”.

Mons. Zani ha anche fornito alcune cifre, spiegando che la Congregazione parla normalmente di Facoltà; quando sono 2 o 3 si parla di Atenei e da 4 in su di Università, ci sono poi gli istituti (affiliati, aggregati e incorporati) oltre agli istituti superiori di scienze religiose. In totale sono 792 nel mondo (289 Facoltà e 503 istituti) con 28 tra Atenei e Università. Le Facoltà avrenno tempo fino all'8 dicembre 2019 per modificare i propri statuti e recepire le novità della Costituzione apostolica. A questo scopo saranno organizzati appositi incontri continentali con la Congregazione, a partire da quello previsto il 3 e 4 maggio a Roma per Europa, Nord America e Medio Oriente. Seguiranno Bogotà (6 e 7 novembre) per l'America Latina, e nel marzo 2019 a Nairobi quello per l'Africa. Da fissare le date per Asia e Oceania.

Un caso particolare è rappresentato da Roma, dove ci sono 62 Facoltà ecclesiastiche. “E' necessario una riorganizzazione – ha detto mons. Zani – per esaltare  il valore aggiunto di tali Facoltà che non sono come le altre”. Cosa significa concretamente? “E' necessario salvaguardare ciò che è specifico – ha risposto il cardinale Versaldi – ma anche adeguarsi ai tempi, con la riduzione di risorse, di persone. Non servono inutili doppioni e false concorrenze. L'Associazione dei rettori in accordo con la Congregazione favorirà la flessibilità dei docenti e degli studenti”. “E' un processo – ha aggiunto mons. Zani – iniziato da 4 o 5 anni su richiesta di alcuni superiori. Non si tratta di una determinazione imposta dall'alto ma è una richiesta molto forte che fa seguito al calo di vocazioni in alcune aree e all'aumento in altre regioni” senza dimenticare le “difficoltà economiche“. Inevitabile, dunque “ridurre le facoltà: non sono tutte indispensabili o necessarie”.