Sandra Sabattini, una donna diversa

Il Cristianesimo non è un insieme di idee, di verità, di ragionamenti: il Cristianesimo è una Persona. La vita cristiana non è un insieme di norme morali ma è un rapporto con questa Persona, che è Cristo Gesù. Tutta l'esistenza cristiana è un rapporto con Lui vivo, col Signore”. Era solito dire don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che dopo gli “sposi santi”, i “genitori santi” e gli “amici santi” si augurava di veder presto una “fidanzata”, Sandra Sabattini, elevata agli onori degli altari. Il suo desiderio venne esaudito nel 2006, quando venne aperta la causa di beatificazione. Quella di Sandra Sabattini è una storia scarna di informazioni, non solo perché deceduta giovanissima (23 anni), ma per il semplice fatto che nel corso della sua essitenza non ha compiuto nessun gesto “straordinario”. Al contrario, ha vissuto l'ordinario seguendo l'ideale della fede. 

L'incontro con don Benzi

Sandra nacque a Riccione il 19 agosto 1961. Fin da piccola venne educata in clima di fede, incentivato dal trasloco nella canonica dello zio prete, a Misano Adriatico. A poco più di 10 anni ha iniziato a scrivere riflessioni e pensieri spirituali all’insaputa di tutti. Qualcuno ha visto in queste frasi il segno di un intenso percorso spirituale destinato a portarla lontano. A 12 anni incontra don Oreste Benzi e la Comunità Papa Giovanni; due anni dopo  ha partecipato ad un soggiorno per adolescenti sulle Dolomiti con disabili gravi, dal quale è tornata con le idee estremamente chiare: “Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai”. Da quel momento è iniziata una intensa relazione con Dio, tanto che lo zio prete era solito vederla in adorazione davanti all’Eucaristia. Genitori e amici la vedevano invece assorta in meditazione o impegnata nella lettura dei salmi.

Al servizio degli ultimi

Era solita frequentare la Papa Giovanni per aiutare i disabili e i tossicodipendenti, ma spesso li andava a cercare di casa in casa, perché i poveri esistono anche nella sua parrocchia. E' riuscita a sviluppare una sorta di sesto senso per scoprire le povertà nascoste. Nel 1980 si diplomò al liceo scientifico e si iscrisse alla facoltà di medicina presso l'università di Bologna. Una scelta nella quale ha coinvolto gli amici della Comunità e i suoi consiglieri spirituali. Tra i suoi sogni c'era quello di essere medico missionario in Africa. Sandra era una ragazza come tutte le altre: dsicuteva con i famigliari, per le strade ha condotte le sue battaglie in nome della giustizia e dell’uguaglianza, ha praticato sport, studiato pianoforte, cantato in un coro.

“Dio riempie tutto”

“Quando ho amato davvero, ho sentito che Dio riempiva tutto e tutti”, scriveva. E il Signore non rimase estraneo a quel sentimento che le nacque nei confronti di Guido, un ragazzo poco più grande di lei, di cui si innamorò e con il quale iniziò a progettare il suo futuro. Fidanzati come se non lo fossero, almeno secondo la mentalità dell'epoca: vivono insieme la castità di una conoscenza reciproca alla luce della Parola. Per Sandra, nel mondo di oggi “C’è un’inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi”. Lei non voleva far parte della prima categoria. Il 29 aprile del 1984, ad Igea Marina, mentre stava andando ad un incontro della Comunità, vene investita da una macchina ed entrò in coma. Il 2 maggio morì.

Un monumento alla Risurrezione

Nell’omelia del funerale don Oreste affermò: “Il Signore aveva condotto Sandra per mano attraverso quegli incontri misteriosi che noi non comprendiamo, di cui non ci accorgiamo; aveva condotto Sandra tenendola per mano a conformare la sua vita a Cristo Gesù che è venuto in mezzo a noi e non ha voluto tenere per sé dei privilegi, ma ha voluto essere in tutto e per tutto uguale a noi, perché ci amava”. Ed è proprio il fondatore della Comunità a iniziare spingere per l’apertura del processo di beatificazione, che si aprì nel 2006. Nel 2009, a 25 anni dalla sua morte, si pensò di traslare i suoi resti in chiesa, ma quando nel cimitero di Sant’Andrea in Casale venne tolta la terra che copre la bara, di Sandra non c’è più nulla, neppure un osso. Il suo corpo evidentemente si è completamente mineralizzato. I suoi resti dovevano essere trasportati nel sarcofago realizzato nella chiesa di San Girolamo. Ad oggi, quel sarcofago è tenuto aperto; dentro c'è qualche pezzo del legno della bara, una ciotola con la terra della sua tomba. Sopra una croce ricavata dai resti della cassa. Il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ha commentato: “Il chicco di grano che ha il volto e il nome di Sandra è caduto talmente in terra da sciogliersi completamente, da farsi terra”. Quel sarcofago vuoto, che a molti ricorda quello di Gesù, è stato ribattezzato “Un monumento alla Risurrezione”