RIFORME E RUOLO DELLA CHIESA NEL COLLOQUIO TRA IL SANTO PADRE E CORREA

Alla fine si è affacciato alla finestra, per ben due volte. L’opposizione e alcuni vescovi si erano augurati che Francesco non si mostrasse ai cittadini dell’Ecuador al fianco del presidente Rafael Correa ma il Papa non si è curato di eventuali malumori. Il colloquio con Correa è durato 40 minuti circa ed ha toccato diversi argomenti: la difficile situazione nel Paese, dove proteste di piazza tentano di bloccare le riforme sociali, e le attese della Chiesa che chiede il riconoscimento del suo ruolo al servizio del popolo e il rispetto, non solo a parole, dei valori della vita e della famiglia. L’incontro, il quinto fra i due leader dopo i 3 di Roma e quello breve all’aerostazione di Quito, si è svolto nel Palazzo Presidenziale “Carondelet”.

Bergoglio ha assicurato a Correa che “potrà contare sempre sull’impegno e la collaborazione della Chiesa, che vuole servire il popolo ecuadoriano e difenderne la dignità”. Papa Francesco infatti, anche se la Chiesa locale sembra divisa nella valutazione dell’operato del Governo, riconosce al presidente Correa di aver compiuto “passi avanti in progresso e sviluppo”, ma chiede un ulteriore sforzo affinché i risultati che “si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili che sono un debito che ancora ha l’America Latina”. “Sono vicino all’Ecuador, resti in piedi con dignità”, ha detto ieri sera Francesco dopo lo scambio dei saluti con il presidente all’aeroporto, alludendo implicitamente ai rischi di questo momento.

L’intento dell’opposizione è quello di utilizzare il malcontento suscitato nel ceto medio dalle proposte di legge sulla proprietà privata con le quali si vorrebbero finanziare il salario sociale e cure mediche per tutti (prospettiva contro la quale sono insorti i medici che ritengono insufficienti le tariffe fissate per le loro prestazioni e hanno deciso di appendere per protesta i camici fuori dai loro ambulatori). “Non perdete mai – ha chiesto il Papa agli ecuadoregni – la capacità di rendere grazie a Dio per quello che ha fatto e fa per voi; la capacità di difendere il piccolo e il semplice, di aver cura dei vostri bambini e anziani, di avere fiducia nella gioventù, e di provare meraviglia per la nobiltà della vostra gente e la bellezza singolare del vostro Paese”.

Secondo Francesco, l’Ecuador deve “trovare nel Vangelo le chiavi che permettono di affrontare le sfide attuali, apprezzando le differenze, promuovendo il dialogo e la partecipazione senza esclusioni”. Le riforme sociali dovrebbero restringere la forbice che in Ecuador ancora divide il 2 per cento della popolazione (gli eredi dei latifondisti, oggi proprietari di aziende) dal 20 per cento dei cittadini che sono in condizione di povertà e che appena 5 anni fa, però, erano il 40 per cento.