Papa Francesco in Thailandia e Giappone a novembre

Fonte: Vatican News

Dal 19 al 26 novembre, Papa Francesco si recherà in Thailandia Giappone. Lo ha annunciato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, questa mattina. Com'è già successo nel recente viaggio apostolico in Mozambico, Madagascar e Repubblica di Maurizio, anche stavolta il Santo Padre si pone sul solco del suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, che visitò il Paese del Sol Levante 37 anni fa.

Il programma

Stando a quanto riportato nell'annuncio, il Papa atterrerà dapprima in Thailandia, dal 20 al 23 novembre, per poi recarsi in Giappone per visitare le città di Tokyo, Nagasaki e Hiroshima. Eccetto questi dettagli, il programma completo verrà reso noto soltanto successivamente. Sono stati, però, descritti i loghi delle due visite. Quello thailandese richiama ai 350 anni dell'istituzione del Vicariato Apostolico di Siam: l'albero maestro a forma di croce e le tre vele simboleggiano, infatti, la forza dello Spirito Santo che ha animato i missionari di Siam. La “barca della Chiesa” stilizzata è retta da una mano che rappresenta la Vergine Maria, protettrice dei missionari. A sostenere tutti gli elementi, la Bibbia, simbolo vivente della Parola di Dio. Il motto della prima tappa è Discepoli di Cristo, discepoli missionari e richiama direttamente all'istituzione del vicariato nel 1669. Più stilizzato, ma altrettanto simbolico, il logo del viaggio apostolico in Giappone: al centro, tre fiamme avviluppate: la fiamma rossa rappresenta i martiri che, con la loro testimonianza, sono le fondamenta solide della Chiesa giapponese; la fiamma blu indica la Madre di Dio, che abbraccia tutta l'umanità, mentrela fiamma verde simboleggia la ricchezza del Creato nell'isola, messaggio diretto di speranza. Il cerchio rosso che circonda tutto è l'immagine del sole, richiamo alla bandiera giapponese e metafora della carità. Il motto scelto per la visita in Giappone è Proteggere ogni vita ed è mutuato dall'ultimo brano dell'enciclica di Papa Francesco, Laudato si'.

Un sogno che si avvera

Un anno fa, in occasione dell'incontro con i membri dell'associazione giapponese Tensho Kenoh Shisetsu Kneshoukai, il Pontefice dichiarò la volontà di visitare il Giappone: “Speriamo di poterlo fare” disse. Ora quell'auspicio s'è avverato. Il sogno giapponese di Francesco risale sin dai tempi della sua ordinazione sacerdotale, quando chiese di fare il missionario nel Paese, ma i suoi superiori non glielo concessero a causa delle sue condizioni di salute. Sin dai suoi primi anni di pontificato, il Papa non ha nascosto l'ammirazione per i primi missionari giunti nel Paese nel sedicesimo secolo, così come per i martiri che hanno sofferto le successive persecuzioni anti-Cristiane. Il Giappone è stato al centro della missione della Compagnia di Gesù sin dalla sua costituzione: San Francesco Saverio, sepolto presso l'isola di Sancian nel 1552, coltivò in cuor suo lo stesso desiderio. Nei secoli, l'ammirazione per il Sol Levante in seno alla Compagnia si rafforzò e molti padri gesuiti raggiunsero il Trono del Crisantemo. Il climax della missione gesuitica si ebbe con padre Pedro Arrupe, Preposito Generale della Compagnia di Gesù. Arrupe era maestro dei novizi a Hiroshima quando, il 6 agosto 1945, fu sganciata la bomba atomica sulla città. Per aiutare la popolazione, il gesuita tramutò il noviziato in un ospedale da campo e, grazie ai suoi studi medici, fu in grado di aiutare molti feriti. La detonazione della bomba e la dedizione agli ultimi segnarono la vita del presule gesuita, spingendolo a reinterpretare la missione della Compagnia al servizio della fede e alla propmozione della giustizia. Alla morte di padre Arrupe, tra le figure che condussero l'Ordine nella transizione verso l'elezione del preposito Peter-Hans Kolvenbach ci fu il gesuita Giuseppe Pittau. Rettore della Pontificia Università Gregoriana e cancelliere della Pontificia accademia delle scienze e della Pontificia Accademia delle scienze sociali, il gesuita sardo fu tra i pochi ad essere insignito dall'imperatore giapponese della più alta onorificenza: l’Ordine del Crisantemo, l’emblema del Sol Levante. Padre Pittau fu inviato in Giappone per sette anni, per poi rimanerci oltre trenta, ricoprendo la carica di Padre provinciale dell'Ordine. Diventato docente si scienze politiche presso l'Università Sophia di Tokyo, fu il primo straniero ad essere nominato, nel 1975, rettore dell'ateneo. Il suo ruolo di spicco nella diplomazia del trono del Crisantemo gli valse l'amicizia di personalità politiche di spicco, come Henry Kissinger e Ted Kennedy. I seminari, tenuti durante i suoi soggiorni romani presso Villa Nazareth, tracciano i frutti del suo proficuo legame con il Paese. Per questo, dimessosi per raggiunti limiti d'età, chiese di poter riparare in Giappone dove, nel 2014, morì all'età di 86 anni. 

Il programma

Durante il suo viaggio apostolico, è probabile che il Santo Padre visiterà il Monumento e il Museo dei 26 martiri di Nagasaki, eretto in memoria dei Cristiani giustiziaiti nel 1597. A Hirsoshima, altro luogo simbolo dell'esplosione atomica del 1945, è probabile che il Papa porrà attenzione sugli eventi di quegli anni. Nel gennaio 2018, sull'aereo che, da Santiago, lo portava in Cile e Perù, Papa Francesco distribuì ai giornalisti una foto scattata a Nagasaki nei giorni susseguenti l’esplosione dell'ordigno atomico, che ritraeva un bambino scampato all’olocausto nucleare mentre sorreggeva il corpo senza vita del fratellino. Il Pontefice vi fece apporre il commento “…il frutto della guerra“, autografando in calce. Il Pontefice allora dichiarò di essere rimasto completamente colpito dalla foto tanto da volerla condividere “perché commuove più di mille parole“.