Papa Francesco contro la dittatura del “materialismo tecnocratico”

La “potenza delle biotecnologie“, la sua influenza, i rapporti con la dignità della persona. Questioni di grande attualità e di enorme rilevanza intorno alle quali si è sviluppato il discorso di Papa Francesco ai membri dell'assemblea dell'Accademia per la vita.

Una società sempre più egoista

Il Papa ha sottolineato il “rapido diffondersi di una cultura ossessivamente centrata sulla sovranità dell’uomo — in quanto specie e in quanto individuo — rispetto alla realtà. C’è chi parla persino di egolatria, ossia di un vero e proprio culto dell’io, sul cui altare si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari. La diffusione – ha proseguito – di questo atteggiamento ha conseguenze gravissime per tutti gli affetti e i legami della vita. Non si tratta, naturalmente, di negare o di ridurre la legittimità dell’aspirazione individuale alla qualità della vita e l’importanza delle risorse economiche e dei mezzi tecnici che possono favorirla. Tuttavia, non può essere passato sotto silenzio lo spregiudicato materialismo che caratterizza l’alleanza tra l’economia e la tecnica, e che tratta la vita come risorsa da sfruttare o da scartare in funzione del potere e del profitto. Purtroppo, uomini, donne e bambini di ogni parte del mondo sperimentano con amarezza e dolore le illusorie promesse di questo materialismo tecnocratico“. Il Papa, evidenziando come lo sviluppo tecnologico non sia, molto spesso, accompagnato da una riduzione della povertà, semmai il contrario, sottolinea anche che “un autentico progresso scientifico e tecnologico dovrebbe invece ispirare politiche più umane. La fede cristiana ci spinge a riprendere l’iniziativa, respingendo ogni concessione alla nostalgia e al lamento”. “Il mondo – ha aggiunto – ha bisogno di credenti che, con serietà e letizia, siano creativi e propositivi, umili e coraggiosi, risolutamente determinati a ricomporre la frattura tra le generazioni. Questa frattura interrompe la trasmissione della vita. Della giovinezza si esaltano gli entusiasmanti potenziali: ma chi li guida al compimento dell’età adulta?”. Il S. Padre ha poi messo in guardia da un pericolo sempre più diffuso: “La vita dei padri e delle madri in età avanzata si aspetta di essere onorata per quello che ha generosamente dato, non di essere scartata per quello che non ha più”.

Lo sguardo di Dio

Riprendendo poi la riflessione della “Laudato si'”, il Pontefice ha affermato che l’enciclica “è come un manifesto” della “ripresa dello sguardo di Dio e dell’uomo sul mondo”. “Ognuno di noi – ha proseguito – è una creatura voluta e amata da Dio per sé stessa, non solamente un assemblaggio di cellule ben organizzate e selezionate nel corso dell’evoluzione della vita. L’intera creazione è come inscritta nello speciale amore di Dio per la creatura umana (…) La benedizione divina dell’origine e la promessa di un destino eterno, che sono il fondamento della dignità di ogni vita, sono di tutti e per tutti. Gli uomini, le donne, i bambini della terra – di questo sono fatti i popoli – sono la vita del mondo che Dio ama e vuole portare in salvo, senza escludere nessuno”.

L'alleanza dell'uomo e della donna

Francesco ha poi ribadito che Dio “affida all’alleanza dell’uomo e della donna il creato e la storia. Questa alleanza è certamente sigillata dall’unione d’amore, personale e feconda, che segna la strada della trasmissione della vita attraverso il matrimonio e la famiglia. Essa, però, va ben oltre questo sigillo. L’alleanza dell’uomo e della donna è chiamata a prendere nelle sue mani la regia dell’intera società. Questo è un invito alla responsabilità per il mondo, nella cultura e nella politica, nel lavoro e nell'economia; e anche nella Chiesa. Non si tratta semplicemente di pari opportunità o di riconoscimento reciproco. Si tratta soprattutto di intesa degli uomini e delle donne sul senso della vita e sul cammino dei popoli”. Alleanza, dunque, non contrapposizione, pur “nella loro differenza benedetta“.

Gender, l'utopia del neutro

Per il Papa “è una vera e propria rivoluzione culturale quella che sta all’orizzonte della storia di questo tempo. E la Chiesa, per prima, deve fare la sua parte. In tale prospettiva, si tratta anzitutto di riconoscere onestamente i ritardi e le mancanze. Le forme di subordinazione che hanno tristemente segnato la storia delle donne vanno definitivamente abbandonate. Un nuovo inizio dev’essere scritto nell’ethos dei popoli, e questo può farlo una rinnovata cultura dell’identità e della differenza. L’ipotesi recentemente avanzata di riaprire la strada per la dignità della persona neutralizzando radicalmente la differenza sessuale e, quindi, l’intesa dell’uomo e della donna, non è giusta. Invece di contrastare le interpretazioni negative della differenza sessuale, che mortificano la sua irriducibile valenza per la dignità umana, si vuole cancellare di fatto tale differenza, proponendo tecniche e pratiche che la rendano irrilevante per lo sviluppo della persona e per le relazioni umane. Ma l’utopia del 'neutro' rimuove ad un tempo sia la dignità umana della costituzione sessualmente differente, sia la qualità personale della trasmissione generativa della vita. La manipolazione biologica e psichica della differenza sessuale, che la tecnologia biomedica lascia intravvedere come completamente disponibile alla scelta della libertà – mentre non lo è! –, rischia così di smantellare la fonte di energia che alimenta l’alleanza dell’uomo e della donna e la rende creativa e feconda”.

La vita come dono

Contemplando il mistero della creazione del mondo e dell'Incarnazone di Gesù, il Papa ha ribadito che la “rivelazione illumina definitivamente il mistero dell’essere e il senso della vita” e “in quanto ricevuta come un dono, la vita si esalta nel dono: generarla ci rigenera, spenderla ci arricchisce. Occorre raccogliere la sfida posta dalla intimidazione esercitata nei confronti della generazione della vita umana, quasi fosse una mortificazione della donna e una minaccia per il benessere collettivo. L’alleanza generativa dell’uomo e della donna è un presidio per l’umanesimo planetario degli uomini e delle donne, non un handicap”

Le fasi più fragili

Infine, il Papa ha dedicato la sua attenzione alle fasi più fragili della vita umana: “Si tratta, anzitutto, di ritrovare sensibilità per le diverse età della vita, in particolare per quelle dei bambini e degli anziani. Tutto ciò che in esse è delicato e fragile, vulnerabile e corruttibile, non è una faccenda che debba riguardare esclusivamente la medicina e il benessere. Ci sono in gioco parti dell’anima e della sensibilità umana che chiedono di essere ascoltate e riconosciute, custodite e apprezzate. Una società nella quale tutto questo può essere soltanto comprato e venduto, burocraticamente regolato e tecnicamente predisposto, è una società che ha già perso il senso della vita. Non lo trasmetterà ai figli piccoli, non lo riconoscerà nei genitori anziani. Ecco perché, quasi senza rendercene conto, ormai edifichiamo città sempre più ostili ai bambini e comunità sempre più inospitali per gli anziani, con muri senza né porte né finestre: dovrebbero proteggere, in realtà soffocano”. Senza “la testimonianza della fede nella misericordia di Dio – ha detto il Papa – la cultura della città secolare non ha alcuna possibilità di resistere all’anestesia e all’avvilimento dell’umanesimo”. E’ la rinnovata missione che il Pontefice affida all'Accademia per la Vita: “L’accompagnamento responsabile della vita umana, dal suo concepimento e per tutto il suo corso sino alla fine naturale è lavoro di discernimento e intelligenza d’amore per uomini e donne liberi e appassionati, e per pastori non mercenari“.