Papa Francesco: “Ecco perché il diavolo esiste”

Il cammino quotidiano sulla via della santità è “anche una lotta costante contro il diavolo, che è il principe del male”. Nell'esortazione apostolica Gaudete et exsultate presentata oggi in Vaticano, non manca un nuovo, ulteriore appello di Papa Francesco a vigilare sulle insidie diaboliche.

Francesco e il diavolo

Il diavolo – ricorda il Pontefice nel paragrafo 160 del testo sulla santità – non è “un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea”. Del resto, i fedeli che seguono le attività di Bergoglio sanno che il diavolo è un tema ricorrente nei testi dei suoi discorsi, dei suoi scritti o delle omelie. Il “principe del mondo” è stato citato da Papa Francesco in tante e diverse occasioni fin dall'inizio del suo pontificato. Il 14 marzo 2013, il giorno successivo alla sua elezione, nell'omelia della Messa con i cardinali nella Cappella Sistina, egli avvertì i porporati con queste parole: “Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio”.

E quello di “confessare la mondanità del diavolo” – ribadisce oggi nel paragrafo 159 – è un rischio cui siamo tutti sottoposti. Gaudete et exsultate sottolinea che il cammino sulla via di santità non deve ridursi a “un combattimento contro il mondo e la mentalità mondana, che ci inganna, ci intontisce e ci rende mediocri, senza impegno e senza gioia”. E nemmeno – scrive ancora il Vescovo di Roma – “si riduce a una lotta contro la propria fragilità e le proprie inclinazioni (ognuno ha la sua: la pigrizia, la lussuria, l’invidia, le gelosie, e così via)”. “È anche – spiega – una lotta costante contro il diavolo, che è il principe del male”. Francesco ricorda che “Gesù stesso festeggia le nostre vittorie. Si rallegrava quando i suoi discepoli riuscivano a progredire nell’annuncio del Vangelo, superando l’opposizione del Maligno, ed esultava: 'Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore' (Lc 10,18)”.

Il diavolo nei vangeli

Dunque è Gesù stesso a ricordarci l'esistenza del diavolo. Ecco perché il Papa nel paragrafo 160 rileva: “Non ammetteremo l’esistenza del diavolo se ci ostiniamo a guardare la vita solo con criteri empirici e senza una prospettiva soprannaturale. Proprio la convinzione che questo potere maligno è in mezzo a noi, è ciò che ci permette di capire perché a volte il male ha tanta forza distruttiva”. Nel corso del tempo si è sviluppata, tuttavia, l'idea che gli indemoniati citati nei Vangeli siano in realtà delle persone affette da epilessia, malattia sconosciuta a quei tempi. “È vero che gli autori biblici avevano un bagaglio concettuale limitato per esprimere alcune realtà – scrive a tal proposito il Pontefice – e che ai tempi di Gesù si poteva confondere, ad esempio, un’epilessia con la possessione demoniaca. Tuttavia, questo non deve portarci a semplificare troppo la realtà affermando che tutti i casi narrati nei vangeli erano malattie psichiche e che in definitiva il demonio non esiste o non agisce. La sua presenza si trova nella prima pagina delle Scritture, che terminano con la vittoria di Dio sul demonio“.

L'esistenza e l'azione del diavolo è testimoniata anche dal Padre Nostro, ricorda Papa Bergoglio. “Di fatto – si legge nell'Esortazione – quando Gesù ci ha lasciato il 'Padre Nostro' ha voluto che terminiamo chiedendo al Padre che ci liberi dal Maligno. L’espressione che lì si utilizza non si riferisce al male in astratto e la sua traduzione più precisa è 'il Maligno'. Indica un essere personale che ci tormenta. Gesù ci ha insegnato a chiedere ogni giorno questa liberazione perché il suo potere non ci domini”.

Il diavolo non è un mito

L'invito del Santo Padre è quindi a non abbassare la guardia. Nel paragrafo 161 lancia l'appello: “Non pensiamo che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché 'come leone ruggente va in giro cercando chi divorare'ˮ. “La Parola di Dio – rammenta Francesco nel paragrafo 162 – ci invita esplicitamente a 'resistere alle insidie del diavolo' (Ef 6,11) e a fermare 'tutte le frecce infuocate del maligno' (Ef 6,16). Non sono parole poetiche, perché anche il nostro cammino verso la santità è una lotta costante. Chi non voglia riconoscerlo si vedrà esposto al fallimento o alla mediocrità”.

Ma come si combatte il Maligno? Nella nuova Esortazione Apostolica il Pontefice osserva che “abbiamo le potenti armi che il Signore ci dà: la fede che si esprime nella preghiera, la meditazione della Parola di Dio, la celebrazione della messa, l’adorazione eucaristica, la riconciliazione sacramentale, le opere di carità, la vita comunitaria, l’impegno missionario”.

Una preghiera di esorcismo in Piazza San Pietro?

In una società come l'attuale, imperniata di scientismo, le parole del Papa sul diavolo non passano inosservate e assumono una forte efficacia. Così come destano scalpore alcuni suoi atti, come quello che avvenne nel maggio 2013 a piazza San Pietro. Al termine della Messa di Pentecoste appena celebrata nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco si avvicinò ad un ragazzo sulla sedia a rotelle. Un sacerdote che accompagnava il giovane lo presentò al Pontefice. Dopo di che, il volto di Francesco si fece teso e raccolto. Mise le mani sulla testa del giovane e pregò intensamente, mentre il ragazzo spalancava la bocca. Molti sostennero che Papa Bergoglio fece una preghiera di esorcismo. Non ci furono conferme. Ciò che non ha bisogno di altre conferme è il fatto che la lotta contro il diavolo sia al centro delle preoccupazioni di Francesco.