Pakistan, dopo 18 anni arriva il nuovo censimento. La comunità cristiana esulta: “Grande opportunità”

Dopo anni di intolleranze e violenze a sfondo religioso, perpetrate a più riprese dai fondamentalisti islamici, la comunità cristiana del Pakistan accoglie finalmente una buona notizia: è stato infatti annunciato, per il prossimo mese di marzo, un nuovo censimento che chiarisca, in modo definitivo, quante persone vivano sul territorio dello Stato asiatico, e quante di queste pratichino la religione cristiana. L’ultima operazione di questo tipo risale a quasi 20 anni fa (il censimento della popolazione, a norma di legge, dovrebbe svolgersi ogni 10 anni) quando, nel 1998, sotto la presidenza di Muhammad Rafiq Tarar, vennero stimati poco più di 2 milioni di cristiani (2.092.902), pari a circa l’1,58% della popolazione totale del Paese la quale, attualmente, ha presumibilmente raggiunto la quota  di 200 milioni di abitanti, a fronte dei 132 di diciotto anni fa.

Al netto di queste previsioni, il Pakistan risulterebbe la sesta Nazione maggiormente abitata del pianeta ma, non per questo, la comunità cristiana locale ha visto miglioramenti di sorta nelle proprie condizioni di vita, continuando a costituire l’assoluta minoranza religiosa sul territorio. Alla luce di tale situazione, l’ordinanza della Corte suprema pachistana sull’indizione di un nuovo censimento, è stata salutata con estrema felicità dai rappresentanti cristiani. Come dichiarato all’Agenzia Fides dal direttore della Ong “Class” (“Centre for legal aid, assistance and settlement”), Nasir Saeed, “il censimento è un’opportunità importante per le minoranze religiose, in particolare per i cristiani, che da tempo auspicavano un nuovo conteggio ufficiale della popolazione”.

I vertici della Corte suprema, hanno specificato che la conta degli abitanti verrà svolta nella giornata del 15 marzo, ossia in occasione della seconda ricorrenza dell’attentato di Youhanabad, il quartiere di Lahore a maggioranza cristiana vittima, nel 2015, di un doppio attentato suicida, il quale ha provocato la morte di 17 persone e il ferimento di altre 85. Proprio a Youhanabad, nei giorni scorsi, i sacerdoti cattolici, assieme ad altri volontari, religiosi e non, si erano adoperati per consegnare agli abitanti beni di prima necessità, allo scopo di garantire un Natale più sereno alla provata comunità qui residente.

La richiesta di un censimento era stata avanzata già da tempo, in particolar modo dai vescovi locali, i quali, tramite una nota inviata a Fides, ne hanno sottolineato l’importanza al fine di garantire “una migliore gestione dei servizi sociali e un’equa distribuzione delle risorse”, in virtù delle discriminazioni fin qui messe in atto non solo nei confronti dei cristiani, ma anche verso le altre minoranze religiose del Paese.