Nina Fabrizio: “Quel messaggio di speranza del Papa per le donne…”

Un legame particolare quello fra Papa Francesco e l'emisfero femminile, fatto di gesti significativi, profondi richiami e prese di posizione che hanno contribuito a formare sempre di più una coscienza collettiva sull'odierna condizione della donna. Dai contesti più semplici, come quello lavorativo, ad altre sfere della quotidianità fino a toccare i drammi della tratta e del femminicidio, la voce del Santo Padre si è più volte levata con forza in difesa delle donne, invitando a porre attenzione sulla loro condizione di difficoltà non solo in contesti di pericolo (anche domestico) o di disagio sociale, ma anche all'interno della Chiesa. Il volume “Francesco. Il Papa delle donne” (Ed. San Paolo) scritto dalla giornalista Nina Fabrizio, scandaglia il senso profondo dei messaggi del Pontefice, offrendo un particolare spaccato del suo Pontificato che è anche un duro affresco degli stereotipi atavici che ancora affliggono, in buona parte, la società dell'era della globalizzazione.

 

Nina Fabrizio, un aspetto interessante del Pontificato di Papa Francesco è senz'altro quello che riguarda il suo sostegno e la sua difesa dell'universo femminile. E' attraverso l'analisi di questa vocazione del Santo Padre che si è sviluppato il tuo lavoro?
“E' un libro nato dall'osservazione, poiché io ho il privilegio di essere non solo giornalista ma anche vaticanista, così da poter seguire in particolare l'attività del Papa, fatta di discorsi, viaggi e incontri. In questi sette anni di Pontificato, ho visto che giorno dopo giorno c'era un'attenzione crescente al mondo femminile, sia quello interno alla Chiesa, anche con delle denunce molto forti, ad esempio relative alla tratta delle novizie. Il che non è poco da parte di un Papa appena arrivato. Ma anche un'attenzione al mondo femminile globale, universale, con tutti i suoi problemi. Ad esempio, il Papa ha fatto una chiara denuncia del femminicidio durante il suo viaggio in Perù. Questo evidenzia la sua consapevolezza dei problemi che riguardano la condizione della donna, peraltro molto diversa nel mondo”.

In che modo?
“Le donne possono avere determinati problemi strutturali nell'Europa ricca, rispetto alle pari opprtunità nel lavoro, e altri molto diversi in zone più svantaggiate del Pianeta che le costringono a doversi confrontare più di altre con il problema della violenza. E c'è un altro aspetto molto interessante…”

Ovvero?
“Quello della prostituzione. Papa Francesco non solo è uno dei pochi leader mondiali che parla di questo tema, molto poco affrontato nell'opinione pubblica ma lo collega anche agli aspetti negativi dei flussi migratori che, più che altro, sono veri e propri traffici umani, in cui le donne migranti sono costrette non solo a fuggire ma anche a subire vere e proprie forme di schiavitù attraverso lo sfruttamento sessuale”.

Nel tuo libro, quindi, non si affronta solo il modo del Pontefice di affrontare le problematiche affrontate dalle donne ma anche il suo modo di denunciare quali sono le mancanze che le consentono…
“In una famosa intervista fatta dalla giornalista messicana Valentina Alazraki, il Santo Padre è stato sollecitato su una serie di problemi che affliggono il Messico, primo fra tutti quello del femminicidio, attraverso la richiesta di spiegazioni sul perché questo sia un fenomeno così radicato nel Paese. Il Pontefice non ha fornito una vera e propria risposta, anche se qualcuno si aspetterebbe che il capo della Chiesa cattolica sia sempre in grado di risposte di questo tipo, ponendo però una riflessione dicendo: 'Dobbiamo capire che la donna è ancora in secondo piano nella società'. Noi dobbiamo partire da questo per capire perché parliamo ancora di questo problema e per capire cosa ancora dobbiamo fare per riportare la donna in primo piano. In modo che, una volta raggiunto questo obiettivo, abbia davanti a sé le stesse opportunità che hanno gli uomini in tutti gli aspetti della vita, anche semplicemente legati alla dignità di essere umano”.

Nonostante lo sviluppo della società contemporanea, sembra resistere ancora una certa mentalità che pone la donna in condizioni di difficoltà sotto molti aspetti del vivere quotidiano, tanto da rendere necessario che un Pontefice faccia continui richiami sul tema. Siamo davvero così indietro?
“Vedo infatti nel Papa, nei suoi gesti, delle note di luce e di speranza, di grande elevazione della donna. A me ha sorpreso un passaggio in cui, durante una catechesi in Piazza San Pietro, ha riletto la Genesi nel suo passaggio chiave, quello dell'inganno del serpente, demolendo completamente un cliché secolare dell'immagine della donna tentatrice, sottolineando invece che la donna è salvezza e mai ispiratrice del male. E' una delle tante cose passate troppo inosservate rispetto alla loro importanza: una frase del genere, pronunciata da un Papa, cambia alcune vecchie concezioni che magari ci sembrano superate ma che resistono ancora in qualche retropensiero e che inquadrano la donna come legata indissolubilmente al peccato. Papa Francesco fa piazza pulita di tutto questo, vede la donna in maniera positiva, come un soggetto fecondo, che porta un forte contributo nella società, che sia laica, religiosa, madre o non madre. E lo fa con due concetti chiave: innanzitutto la tenerezza e, soprattutto, l'importanza del consiglio”.

Un aspetto, quest'ultimo, che implica diversi significati, conferendo alla donna un ruolo di prestigio…
“Lui vede bene la presenza della donna nelle strutture decisionali: dove ci sono riunioni o momenti di decisione, deve esserci sempre il consiglio di una donna. Ne ha parlato pubblicamente a un incontro con religiose e religiosi nell'Aula Paolo VI: vede molto tenerezza e consiglio, quindi contribuisce a riabilitare l'immagine della donna. Non ce ne dovrebbe essere bisogno ma, purtroppo, la cronaca ci insegna che la donna sconta ancora la sua condizione. E questi messaggi sono da sottolineare, ce n'è ancora un gran bisogno”.

Si è costretti a chiederci se siamo pronti per recepire appieno un simile messaggio o se c'è ancora della strada da fare…
“Credo che i tempi siano maturi per recepire questo messaggio. Ci sono però ancora alcuni aspetti da sistemare. In Italia, ad esempio, pur essendo la politica molto 'colorata' di donne, potrebbe fare un po' più proprio questo messaggio. Nelle ultime regionali, ad esempio, c'è stata una bellissima candidata, presentata però dal leader del suo partito attraverso battute legate a temi non inerenti alla politica. Segno che, in alcune espressioni della politica italiana, resiste l'idea di una donna che va prima presentata sotto questo aspetto e poi sul piano della competenza e professionalità. Il messaggio del Papa può essere recepito, in molti settori è stato fatto, altri ancora sono persino più avanti. Ma in alcuni continuano a esistere forme di machismo che non aiutano a emancipare le donne”.

Come hai detto, sono tanti i segni e i messaggi di grande significato che il Papa ci ha lasciato. Ce n'è qualcuno che secondo te racchiude un po' il senso di questo aspetto della sua pastorale?
“Mi piace moltissimo quello della Genesi e anche quella frase che disse a Valentina Alazraki… Peraltro, avevo finito di scrivere appena prima che lui facesse un bellissimo discorso sul tema. C'è però un messaggio molto intenso, anche di critica, lanciato da Papa Francesco, in cui tratta un tema tabù come il lavoro domestico delle religiose, troppe volte ridotto a una forma di servitù: 'Mi preoccupa che nella stessa Chiesa, il servizio a cui ciascuno è chiamato, per le donne si trasformi a volte in servitù'. Quindi, ha detto chiaramente: 'Servizio sì, servitù no'. Quindi, all'interno della Chiesa, le religiose che donano sé stesse al servizio con abnegazione non devono essere ridotte a una nuova forma di schiavitù nei conventi o nelle istituzioni ecclesiastiche”.