“Miracolo” dopo il sisma: ritrovate ostie consacrate intatte

Apiù di un anno dal terremoto che ha colpito il Centro Italia, la città di Arquata del Tronto si trova a fare da sfondo a un evento prodigioso che qualcuno non ha esitato a definire miracolo: dentro il tabernacolo appartente a una chiesa crollata, è stata rivnenuta una pisside con decine di ostie consacrate, tutte intatte. Nessuna alterazione, di nessun tipo, sulle particole.

Il ritrovamento

Il tabernacolo apparteneva alla chiesa parrocchiale di Arquata del Tronto, distrutta dal terremoto. Quando si scavò tra le macerie, la piccola opera d'arte fu spostato in un magazzino, insieme ad altri reperti. Nei giorni scorsi è stato restituito alla diocesi. Poi, la scoperta. Come riprota 'Avvenire', all'interno c'era la pisside, riversa ma non aperta. Dentro 40 ostie perfettamente intatte, sia nel colore che nella forma e nell'odore. Nessun batterio o muffa, come capita a tutte le ostie dopo qualche settimana. E invece quelle, ad un anno e mezzo di distanza, sembravano fatte il giorno prima. Ora le ostie tolte dalle macerie sono state portate nella Cattedrale di Ascoli. Il vescovo, monsignor Giovanni D'Ercole, non si esprime sull'episodio che non ha spiegazioni: “La fede – dice – richiede prudenza. Si resta senza parole. È un segno di speranza per tutti. Davanti a un fatto come questo sicuramente si rimane in silenzio. Semplicemente commuove e rafforza la fede in Gesù terremotato che è rimasto vivo per consolare la popolazione di Arquata”. 

Don Ciancotti: “E' un messaggio per tutta la comunità”

“Questo ritrovamento è una grande gioia e un messaggio per tutta la comunità. Per me è un miracolo, ma è ovvio che chi non ha fede non può credere a nulla. Ma non potrà mai dire che ci sono state manomissioni. Il Signore ha fatto tutto da sé”. Don Angelo Ciancotti, parroco della Cattedrale di Ascoli, racconta a 'Il Resto del Carlino' le emozioni provate nel ritrovare le particole intatte e la paura che tutto venga strumentalizzato: “Ho fatto una ricerca tra i tabernacoli che erano stati salvati, tra questi quello originario del ‘500 della chiesa di S. Maria Assunta di Arquata, distrutta dalla scossa di ottobre. Più tardi, grazie ai Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio artistico, venni a sapere che era stato recuperato e custodito in un magazzino individuato dalla Diocesi e, non appena possibile, l’ho preso, fatto pulire e messo in sacrestia”. E aggiunge: “La serratura era chiusa, io avevo una chiave di un’altra cassetta in ufficio e ho detto: ‘proviamo’. Si è aperta al primo colpo. Ad un anno e mezzo di distanza, quelle ostie sembravano fatte il giorno prima”. A prepararle furono le suore del convento di Sant’Onofrio: “Ho subito chiesto se avessero usato conservanti e mi hanno detto: ‘No, solo acqua e farina’”.

Un evento inspiegabile, dunque, ma che di certo non può che fare bene alla fede delle persone che hanno visto le loro vite profondmente cambiate dopo il terremoto.