Migranti, dissipare paure e pregiudizi

La migrazione non è sinonimo di “pericolo” ma è un “elemento caratteristico delle nostre società”. Il Segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha aperto così i lavori dell'assemblea plenaria della Commissione Internazionale Cattolica per le Migrazioni, che si terranno fino all'8 marzo, sottolineando l'importanza di un lavoro di informazione e di sensibilizzazione per “dissipare tanti pregiudizi e paure infondate che riguardano” i migranti.

L'Icmc è l’organismo internazionale con sede centrale a Ginevra, che riunisce i rappresentanti degli episcopati e delle organizzazioni impegnate con migranti e rifugiati in 50 Paesi del mondo. Oltre 100 i delegati presenti a Roma che l’8 marzo saranno ricevuti in udienza da Papa Francesco.

 “Nonostante le nazioni, specialmente quelle più progredite dal punto di vista economico, debbano – precisa il cardinale – innegabilmente molto del loro sviluppo ai migranti, e benché siano divulgate le loro esperienze – talvolta terribili – che causano la loro migrazione o che essi incontrano nel viaggio, la migrazione è vista oggi solo come emergenza, o pericolo”. Uno degli impegni “difficili” che si prospettano “più urgenti e richiesti” oggi, è proprio “quello di lavorare perché avvenga questo cambio di atteggiamento, abbandonando la cultura dominante 'dello scarto' e del rifiuto. Un lavoro d'informazione – sottolinea Parolin – e di sensibilizzazione nel quale la vostra Commissione può aiutare la Chiesa cattolica a dissipare tanti pregiudizi e paure infondate che riguardano l'accoglienza degli stranieri e – senza nasconderci l'impegno che l'accoglienza richiede sotto molti aspetti – diffondere una percezione equilibrata e positiva della migrazione”.

Parolin ricorda una delle finalità per cui è nata l'ICMC, il sostegno alle famiglie migranti, “che – ha sottolineato – spesso emigrano alla ricerca di sicurezza e di una vita dignitosa, soprattutto per i figli. Tuttavia, molte di queste arrivano nei Paesi d'approdo dopo aver sperimentato nel viaggio violenze e abusi, e si confrontano poi con nuove esperienze di miseria e con difficoltà prima impensate. La vicinanza della comunità cristiana e l'aiuto concreto e specializzato di organizzazioni come la vostra – precisa – possono aiutare a mantenere insieme queste famiglie evitando che i figli trovino in reti alternative la risposta alle loro frustrazioni. Di contro, benché nei Paesi di provenienza dei migranti il progresso sia legato anche al loro apporto economico a livello sociale e familiare, in questi, tuttavia, c'è una dimensione che la Chiesa non può trascurare. E' quella dei familiari rimasti in patria, spesso con figli da mantenere, quando uno dei coniugi, o anche entrambi, emigrano, lasciando a casa, ad occuparsene, l'altro, o i nonni anziani, in povertà per i quali non sempre arrivano o sono sufficienti le rimesse. E talvolta il coniuge non torna in patria. Questo è un aspetto delicato della migrazione, purtroppo diffuso, che chiede maggiore attenzione e accompagnamento”.

“Ormai – ha concluso il cardinale Parolin – la migrazione è nell’agenda di ogni incontro che ho con Autorità di governo che vengono in Vaticano, o che vado a visitare. Da loro raccolgo di frequente l’apprezzamento ed anche la riconoscenza per il contributo che la Chiesa cattolica, anche tramite le organizzazioni che si ispirano ai suoi principi, offre nei loro Paesi, per consentire, come ci invita Papa Francesco, di 'accogliere, proteggere, promuovere, integrare' con senso di responsabilità e di umanità questi fratelli e sorelle migranti e rifugiati”.

Intervistato dal Sir a margine dell'incontro, il segretario di Stato in riferimento alle elezioni e all'affermazione dei partiti populisti “anti-migranti” ha affermato che “la Santa Sede sa che deve lavorare nelle condizioni che si presentano. Noi non possiamo avere la società che vorremmo, non possiamo avere le condizioni che vorremmo avere. Quindi credo che, anche in questa situazione, la Santa Sede continuerà la sua opera, perché è un’opera di educazione che prende molto tempo. Importante è riuscire ad educare la popolazione a passare da un atteggiamento negativo ad un atteggiamento più positivo nei confronti dei migranti. E’ un lavoro che continua, anche se le condizioni possono essere più o meno favorevoli”. Quanto alla necessità di conciliare sicurezza dei cittadini e accoglienza, il cardinale ha ammesso che “non è facile, dobbiamo riconoscerlo. Ma questa è una sfida che spetta alla politica. Bisogna conciliare le due esigenze, ambedue imprescindibili. E’ logico, i cittadini devono sentirsi sicuri e protetti ma allo stesso tempo non possiamo chiudere le porte in faccia a chi sta fuggendo da situazioni di violenza e di minaccia. Bisogna lavorare tutti insieme, questo è un altro aspetto fondamentale. E’ una indicazione di metodo: tenere conto della difficoltà, voler trovare delle soluzioni e farlo tutti insieme”.

L'assemblea pleanaria è chiamata anche a rinnovare i membri del Comitato direttivo e ad eleggere il nuovo presidente.