Le tre preoccupazioni del Papa per i vescovi italiani

La crisi delle vocazioni, la necessità di proseguire sulla strada della trasparenza nella gestione economica e la necessità di ridurre il numero delle diocesi. Su questi tre aspetti si è focalizzato il discorso con cui Papa Francesco nell'aula nuova del Sinodo ha aperto i lavori della 71ma assemblea generale della Conferenza episcopale italiana che affronterà il tema “Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo”.

Il saluto di Bassetti

Dopo il canto del “Veni Creator” e la preghiera inziale, ci sono stati i saluti del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, che ha raccontato “un piccolo aneddoto: nel 1979 il cardinale Benelli mi chiamò per nominarmi rettore del Seminario maggiore di Firenze, cosa molto più grande delle mie poche possibilità. Mi sembrò di sprofondare, poi chiesi all'arcivescovo cosa dovevo fare. Mi guardò, fece un sorriso poi mi disse: 'mi basta una cosa: fai in modo che tutte le volte che vengo in seminario io mi senta a casa mia'. Padre santo, oggi lei è a casa sua, non solo perchè siamo in Vaticano ma perché la sentiamo padre, fratello, amico. Questa sua presenza ci riempie di gioia e gratitudine”. Bassetti ha ringraziato il Papa anche per il “dono dei nuovi cardinali, e particolarmente, non per essere partigiani, ma ci sentiamo fieri dei nostri cardinali, mons. De Donatis, mons. Petrocchi (presenti in aula, ndr) e mons. Becciu“.

Parresia

“Benvenuti in Vaticano – ha replicato il S. Padre – ma penso che questo è Vaticano solo quando c'è il Papa, perché siamo su territorio italiano…”. Il Papa ha iniziato ricordando l'odierna memoria di Maria Madre della Chiesa: “Monstra te esse matrem (mostra che sei madre, ndr) sempre” per “farci sentire che non siamo soli, che ci aiuti”. Poi ha usato un neologismo, “la maternalità della S. Madre Chiesa gerarchica” come “piaceva dire a s. Ignazio. Maria ci aiuti a che la Chiesa sia madre e anche seguendo ispirazione dei Padri che anche la nostra anima sia madre: Maria, la Chiesa e l'anima nostra, tutte e tre madri”. Quindi il Papa è entrato nel vivo del suo discorso, esprimendo “tre mie preoccuapzione ma non per bastonarvi… mi preoccupano, vedete voi”. E ha invitato i vescovi a parlare con franchezza: “Non è peccato criticare il Papa qui, esprimete le ispirazioni che avete nel cuore”.

L'emorragia delle vocazioni

Prima di tutto “mi preoccupa la crisi delle vocazioni. Entra in gioco la nostra paternità. Di questa crisi, anzi, emorragia ho parlato alla plenaria della Congregazione per la vita consacrata. E' il frutto avvelenato della cultura del provvisorio“, accanto, certo, “alla tragica diminuzione delle nascite, a questo inverno demografico nonché agli scandali e alla testimonianza tiepida“. “Quanti conventi e monasteri saranno chiusi nei prossimi anni? – si è chiesto il Papa – Dio lo sa”. Francesco ha fatto riferimento al fatto che una “terra fertile, generosa” sia entrata in una “sterilità vocazionale senza cercare rimedi efficaci. O meglio, li cerca ma non riusciamo a trovarli”. Il Papa, poi, per “iniziare a parlare di cose pratiche” ha fatto una proposta concreta: una “più generosa condivisione fidei donum” ovvero di sacerdoti “donati” ad altre diocesi, “che arricchirebbe tutte le diocesi, quelle che donano e quelle che ricevono… vedete se potete fare qualcosa da una diocesi all'altra… Penso al Piemonte, c'è un' aridità grande, in Puglia c'è abbondanza… Fidei donum all'interno dell'Italia, vediamo se siete capaci”.

Povertà e trasparenza

La seconda preoccupazione è la “povertà evangelica e trasparenza. Per me, l'ho imparato come gesuita, la povertà è madre e muro della vita apostolica. Madre perché la fa nascere e muro perché la protegge. Senza non c'è zelo apostolico, vita di servizio agli altri. Chi crede non può parlare di povertà e vivere come un faraone. E' una controtestimonianza parlare di povertà e condurre vita di lusso”. Il Papa ha criticato quanti gestiscono i beni della Chiesa come se fossero propri. Voi conoscete gli scandali finanziari che ci sono stati in alcune diocesi… Per favore, a me fa molto male sentire che un ecclesiastico si è fatto manipolare mettendosi in situazioni che superano le sue capacità o, peggio ancora, gestendo in maniera disonesta 'gli spiccioli della vedova'”. Servono “regole chiare e comuni, daremo conto al padrone della vigna. Uno di voi – ha raccontato – che conosco bene, mai invita a cena o a pranzo con i soldi della diocesi, paga dalla sua tasca, sennò non inivita. E' una piccola cosa ma come proposito degli esercizi. Abbiamo il dovere di gestire con esemplarità. Sono consapevole e riconoscente che si è fatto molto nella Cei negli ultimi anni, un bel lavoro di trasparenza, ma si deve fare di più”.

Troppe diocesi

Infine, l'annosa e spinosa questione della “riduzione e accorpamento diocesi. Non è facile – ha ammesso il Papa – L'anno scorso stavamo per accorparne una poi sono venuti da lì, ci hanno detto l'università è andata via, hanno chiuso scuola, non abbiamo il sindaco e adesso voi… uno sente questo dolore e va bene, che rimanga il vescovo… ma penso che ci sia qualche diocesi che si può accorpare”. Francesco ha ricordato di averne parlato nel maggio 2013 e ha ricordato gli interventi di Paolo VI nel 1964 e nel 1966. Nel 2016 la Congregazione dei Vescovi aveva chiesto alla Cei un parere sul riordino ma finora non si è concretizzato nulla. “L'argomento si è trascinato per troppo tempo – ha concluso il Papa – è ora di concluderlo al più presto”.

I lavori sono proseguiti a porte chiuse e giovedì il cardinale Bassetti illustrerà i risultati alla stampa.