La storia del prete che presentò gli operai a Paolo VI

La storia di don Antonio Airò è quella di un uomo semplice. Così semplice da essere quasi miracolosa. In realtà, un miracolo don Antonio lo ha ricevuto veramente: era il 1974 e cadde da un tramezzo mentre stava tinteggiando la volta della chiesa: “Persi conoscenza ma ne uscii illeso. Nessuno ci credeva. Vennero ad intervistarmi i giornali locali. Il giorno dopo su un quotidiano nazionale lessi che un sacerdote di Asti, scivolato da un’altezza di cinque metri, era morto sul colpo. Lo vissi come un segno” confessa ad Avvenire

Il parroco che presentò gli operai a Paolo VI

A 92 anni don Antonio conserva una memoria che è un pezzo di storia. Parroco nel quartiere Tamburi, la periferia di Taranto stretta nella morsa dell'inquinamento tossico e delle sue morti per cancro, è stato un parroco dedito in tutto alla sua comunità: scout, gruppi di catechesi, finanche il lavoro da manovale per il suo gregge: “Quando ci arrivai, al Tamburi, non c'era una chiesa […]. Aiutai le maestranze a fabbricare l'edificio e intanto costruivo la comunità. Per l'inaugurazione, con l’arcivescovo, monsignor Guglielmo Motolese, regalammo a ogni famiglia un crocifisso da appendere” ricorda ad Avvenire. Con la sua vita attiva nella contemplazione, il parroco tarantino ha portato il Verbo incarnato nella periferia urbana, paradigma di quella esistenziale. È lui che, nel 1968, accompagnò papa Paolo VI fra gli operai di Taranto prima celebrare la Messa di Natale nello stabilimento dell'Italsider. Oggi don Antonio vive nel seminario minore di Taranto. Celebra Messa, legge i giornali e medita sulle letture: “In questo periodo sono tornato ad approfondire san Francesco d'Assisi, non perdo mai tempo” confessa ad Avvenire e la sua storia esprime quel vigore missionario che possiede chi ha fatto della propria vita un totale servizio ai fratelli