“La spettacolarizzazione non è nello stile di Dio”

Ci sono uomini che da Dio si aspettano “uno spettacolo. Ma lo stile di Dio è un altro, guarisce in modo diverso”. Papa Francesco ribadisce che la religione e la fede non sono “uno spettacolo”, e lo fa nel corso dell'omelia pronunciata, come di consueto, durante la celebrazione mattutina nella Casa Santa Marta, in Vaticano. Riflettendo sulle letture bibliche odierna, il Pontefice ricorda come in questo tempo di Quaresima, la Chiesa chieda all'uomo di riflettere sulla “conversione e sullo stile del pensiero“, oltre che sulla” conversione delle opere e dei sentimenti”.

La conversione del pensiero

Ricorda la storia di Naamàn il Siro, raccontata nella prima lettura (cfr. 2 Re 5, 1-15) e il brano evangelico in cui Gesù spiega che nessun profeta è bene accetto in patria (cfr. Lc 4, 24-30). E afferma: “La Chiesa ci dice che le nostre opere devono convertirsi, ci parla del digiuno, dell’elemosina, della penitenza”. Quello che realmente serve, fa notare, “è una conversione delle opere”, che siano compiute “con lo stile cristiano, quello stile che viene dalle Beatitudini, come racconta l'evangelista Matteo”. Non solo: “La Chiesa ci parla della conversione dei sentimenti, anche questi devono cambiare“. Il Pontefice cita la parabola del Buon Samaritano aggiungendo: “Convertirsi alla compassione. Sentimenti cristiani. Conversione delle opere; conversione dei sentimenti”. Ma in questo tempo di Quaresima, la Chiesa chiede anche la “conversione del pensiero“: “Non di quello che pensiamo – precisa -, ma di come pensiamo, dello stile di pensiero. Io penso con uno stile cristiano o con uno stile pagano? Questo è il messaggio che oggi la Chiesa ci dà”.

Dio non fa “spettacoli”

Il Papa si sofferma nuovamente sull’episodio di Naamàn, malato di lebbra: “Va da Elisèo per essere guarito”; gli viene consigliato di bagnarsi sette volte nel Giordano. Ma Naamàn “pensa invece che i fiumi di Damasco siano migliori delle acque d’Israele, si arrabbia, si sdegna e vuol tornare a casa senza farlo”. Questo perché, sottolinea il Papa, “quest’uomo aspettava lo spettacolo. Ma lo stile di Dio è un altro, Lui guarisce in un modo diverso”. La stessa cosa accade con Gesù che torna a Nazareth e va alla Sinagoga. Inizialmente “la gente lo guardava, era stupita, era contenta. Ma c'è sempre un chiacchierone che inizia a dire: ‘Ma questo, questo è il figlio del falegname. Cosa ci insegna? In quale università ha studiato?’. ‘Sì! È il figlio di Giuseppe’. Iniziano a incrociarsi le opinioni;cambia l’atteggiamento della gente – prosegue il Pontefice -. Dall’ammirazione, dallo stupore, alla voglia di ucciderlo. Anche questi volevano lo spettacolo. ‘Che faccia dei miracoli, quello che dicono che ha fatto nella Galilea, e noi crederemo’. E Gesù spiega: ‘In verità io vi dico: Nessun profeta è ben accetto nella sua patria’”. Poi ammonisce: “Noi facciamo continua resistenza quando qualcun'altro ci corregge. Deve venire uno con 'lo spettacolo', altrimenti non lo ascoltiamo. Ma la religione non è uno spettacolo. La fede non è uno spettacolo: è la Parola di Dio e lo Spirito Santo che agisce nei cuori”.

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Chiedere la grazia della conversione

Ecco perché la Chiesa, conclude Francesco, ci invita a cambiare il modo e lo stile di pensare: “Si può recitare tutto il Credo, tutti i dogmi della Chiesa, ma se non lo si fa con lo spirito cristiano, non serve a nulla. Anche il modo di credere va convertito. Poniamoci la domanda: ‘Con quale spirito io penso? Con lo spirito del Signore o con lo spirito del mio ego? Con lo spirito della comunità alla quale appartengo o del gruppetto o della classe sociale alla quale appartengo, o del partito politico al quale appartengo? Con quale spirito io penso?’ Sforziamoci di pensare davvero con lo spirito di Dio. Chiediamo la grazia della conversione del pensiero”.