“La soluzione alla tratta? Il taglio della domanda”

Educazione e sviluppo umano integrale, nelle diverse fasi della vita, rappresentano gli antidoti alla vulnerabilità e alla tratta di esseri umani. E' quanto afferma Papa Francesco ricevendo in udienza, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, in Vaticano, i partecipanti alla Giornata mondiale di riflessione contro la tratta di persone. Tanti i giovani e gli studenti, italiani e stranieri, presenti. Ed è proprio a loro che il Pontefice rivolge le sue parole, in un discorso svolto sotto forma di domande e risposte. Francesco spiegando quali sono, secondo lui, le cause di questo orribile fenomeno, incoraggia i giovani a parlare e a sensibilizzare le coscienze su questo argomento. Appoggia il così detto modello nordico, affermando: “Arrestare i trafficanti è un dovere di giustizia. Ma la vera soluzione è il taglio della domanda per prosciugare il mercato”. Infine, un pensiero e una preghiera a Santa Giuseppina Bakhita, affinhcé possa ispirare la realizzazione di “gesti di fratellanza con coloro che si trovano in uno stato di sottomissione” e a “lasciarci interpellare e invitare all’incontro” con l'altro.

La voce dei giovani

A rivolgere la prima domanda al Papaè Joy, una ragazza di lingua inglese. Al Pontefice chiede a cosa sia dovuto il sorprendente silenzio sulle vicende di tratta. “Sicuramente sul tema della tratta c’è molta ignoranza – risponde Francesco -. Ma a volte pare ci sia anche poca volontà di comprendere la portata del problema”. E questo perché “tocca da vicino le nostre coscienze, perché è scabroso, perché ci fa vergognare”. Ma c'è anche chi lo conosce, ma tace “perché si trova alla fine della 'filiera del consumo', quale utilizzatore dei 'servizi' che vengono offerti sulla strada o su internet”. C’è poi chi non vuole che se ne parli perché “coinvolto direttamente nelle organizzazioni criminali che dalla tratta traggono lauti profitti”. Serve coraggio ed onestà, afferma il Papa: “Il lavoro di sensibilizzazione deve cominciare da casa, da noi stessi, perché solo così saremo capaci poi di coscientizzare le nostre comunità, stimolandole ad impegnarsi affinché nessun essere umano sia più vittima della tratta”. Da qui l'invito ai giovani, che sono “meno offuscati dai pregiudizi” e “più liberi di ragionare con la propria testa”, ad alzare la voce, perché essa, “più entusiasta e spontanea, può rompere il silenzio per denunciare le nefandezze della tratta e proporre soluzioni concrete”. Al contempo, “adulti che siano pronti ad ascoltare possono essere di grande aiuto”. E ribadisce: “Non ho mai perso occasione per denunciare apertamente la tratta come un crimine contro l’umanità. E’ una vera forma di schiavitù, purtroppo sempre più diffusa, e che tocca le persone più vulnerabili della società: le donne e le ragazze, i bambini e le bambine, i disabili, i più poveri, chi proviene da situazioni di disgregazione familiare e sociale”. “Ho anche detto che occorre una presa di responsabilità comune e una più decisa volontà politica per riuscire a vincere su questo fronte. Responsabilità verso quanti sono caduti vittime della tratta, per tutelarne i diritti, per assicurare l’incolumità loro e dei familiari, per impedire che i corrotti e i criminali si sottraggono alla giustizia ed abbiano l’ultima parola sulle persone”. 

L'impegno della Chiesa

“Che cosa possiamo fare noi giovani? Che cosa può fare la Chiesa?“, è la domanda di Silvia, una ragazza di un liceo romano. “I giovani ricoprono una posizione privilegiata. Andate nelle vostre parrocchie, in un’associazione vicino casa, incontrate le persone, ascoltatele”, esorta il Papa. In questa maniera, sostiene, “cresceranno una risposta e un impegno concreti da parte vostra”. E avverte: “Vedo infatti il rischio che questo diventi un problema astratto, ma non è astratto“. “La speranza, voi giovani, la potete trovare in Cristo, e Lui lo potete incontrare anche nei migranti che sono fuggiti da casa, e rimangono intrappolati nelle reti. Non abbiate paura di incontrarle – aggiunge -. Aprite il vostro cuore, fatele entrare, siate pronti a cambiare. L’incontro con l’altro porta naturalmente a un cambiamento, ma non bisogna avere paura di questo cambiamento. Sarà sempre per il meglio”. Non sottovaluta poi l'uso dei social network, che per Papa Bergoglio rappresentano “un’opportunità di incontro che può apparire sconfinata: internet può offrire maggiori possibilità di solidarietà tra tutti, e questa è una cosa buona, è un dono di Dio”. Ma avverte: “Per ogni strumento che ci viene offerto, è fondamentale la scelta che l’uomo decide di farne. L'ambiente comunicativo può aiutarci a crescere o, al contrario, a disorientarci. Non bisogna sottovalutare i rischi insiti in alcuni di questi spazi virtuali; attraverso la rete tanti giovani vengono adescati e trascinati in una schiavitù dalla quale poi diventa oltre le proprie capacità liberarsi”. Da qui un appello affinché gli adulti, genitori ed educatori, ma anche “fratelli e cugini un po’ più grandi” a “sorvegliare e proteggere i ragazzi. Voi dovete fare lo stesso con i vostri parenti e compagni, percepire e segnalare vulnerabilità particolari, casi sospetti sui quali si debba far luce”. E conclude: “Usate dunque la rete per condividere un racconto positivo delle vostre esperienze di incontro con i nostri fratelli nel mondo, raccontate e condividete le buone pratiche e innescate un circolo virtuoso”.

L'importanza dell'educazione

La terza domanda la rivolge Outuru Faith, in inglese. Lei è una delle tante giovani provenienti da un Paese lontano, con cultura diversa, con condizioni di vita e esperienza di Chiesa diverse. “Adesso sono qui e desidero costruire qui il mio futuro. Ma penso al mio Paese, a tanti giovani che vengono illusi con false promesse, ingannati, schiavizzati, prostituiti. Come potremmo aiutare questi giovani a non cadere nella trappola delle illusioni e nelle mani dei trafficanti?“. Francesco risponde così: “Bisogna fare in modo che i giovani non cadano nelle mani dei trafficanti. E com’è orribile rendersi conto che molte delle giovani vittime sono state prima abbandonate dalle loro famiglie, considerate come scarto dalla loro società! Molti poi sono stati indotti alla tratta dai loro stessi parenti e dai cosiddetti amici”. Sottolinea poi l'importanza dell'educazione: “Essa è strumento di protezione contro la tratta” poiché “aiuta a identificare i pericoli e a schivare le illusioni”. Secondo Bergoglio, infatti, “un sano ambiente scolastico, come un sano ambiente parrocchiale, consente ai giovani di denunciare i trafficanti senza vergogna e di diventare portatori dei giusti messaggi per altri giovani, affinché non finiscano nella stessa trappola”. Fa notare poi come chi è stato vittima della tratta sia “fonte inesauribile di supporto per le nuove vittime”, nonché delle “importantissime risorse informative per salvare molti altri giovani. Sono spesso false notizie, pervenute tramite passaparola o filtrate dai social media, che intrappolano gli innocenti”. E aggiugne: “La Chiesa da sempre vuole essere al fianco delle persone che soffrono, in particolare dei bambini e dei giovani, proteggendoli e promuovendo il loro sviluppo umano integrale. I minori sono spesso invisibili, soggetti a pericoli e minacce, soli e manipolabili; vogliamo, anche nelle realtà più precarie, essere il vostro faro di speranza e supporto, perché Dio è sempre con voi”.

Il modello nordico

La quarta domanda la rivolge un ragazzo di un liceo di Roma: “Santo Padre: cosa possiamo fare noi qui, affinché sparisca definitivamente la piaga della tratta?“. “La criminalità organizzata e il traffico illegale di droghe e di esseri umani scelgono le prede tra le persone che oggi hanno scarsi mezzi di sussistenza e ancor meno speranze per il domani”, spiega Papa Francesco. “La risposta è quindi creare opportunità per uno sviluppo umano integrale, iniziando con un’istruzione di qualità fin dalla prima infanzia, creando successivamente opportunità di crescita attraverso l’occupazione. Queste due modalità di crescita, nelle diverse fasi della vita, rappresentano gli antidoti alla vulnerabilità e alla tratta“. Denuncia poi quegli Stati che promuovono “all’interno della comunità internazionale, una politica particolarmente aspra nel voler sconfiggere il traffico di esseri umani”, ma poi queste posizioni non sono coerenti con le politiche interne: “Spero davvero che possiate inviare un messaggio ai leader ad ogni livello di governo, del mondo degli affari e della società, chiedendo l’accesso a un’istruzione di qualità e quindi a un’occupazione giusta e sostenibile”. E ammonisce: “Se ci sono tante ragazze vittime della tratta che finiscono sulle strade delle nostre città, è perché molti uomini qui richiedono questi servizi e sono disposti a pagare per il loro piacere”. Cosa fare allora? Per il Papa la soluzione è nel così detto “modello nordico”: “Certo, arrestare i trafficanti è un dovere di giustizia. Ma la vera soluzione è la conversione dei cuori, il taglio della domanda per prosciugare il mercato”.

Verso il Sinodo dei Giovani

Nell'ultima domanda, Savini Maria Magdalene chiede al Pontefice quale spazio sarà dato nel Sinodo dei Giovani a quei ragazzi “che provengono dalle periferie dell’emarginazione provocata da un modello di sviluppo ormai superato, che continua a produrre degrado umano? Come fare in modo che siano queste ragazze e ragazzi i protagonisti di cambiamento nella società e nella Chiesa?”. “E' mio grande desiderio che giovani rappresentanti delle “periferie” siano protagonisti di questo Sinodo”, afferma Francesco. “Auspico che possano vedere il Sinodo come un luogo per lanciare un messaggio ai governanti dei Paesi di provenienza e di arrivo per richiedere protezione e sostegno”, “che questi giovani lancino un messaggio globale per una mobilitazione giovanile mondiale, per costruire insieme una casa comune inclusiva e accogliente. Mi auguro che si facciano esempio di speranza per chi attraversa il dramma esistenziale dello sconforto”. Ribadisce poi l'impegno della Chiesa nella lotta alla tratta di essere umani: “La Chiesa vuole proteggerli dall’inganno e dall’adescamento; vuole trovarli e liberarli quando vengano trasportati e ridotti in schiavitù; vuole assisterli una volta liberati”. E aggiunge: “I gruppi ecclesiali possono aprire spazi di sicurezza laddove necessario, nei luoghi di reclutamento, sulle rotte del traffico e nei Paesi di arrivo. La mia speranza è che il Sinodo sia anche un’opportunità per le Chiese locali di imparare a lavorare insieme e diventare una rete di salvezza“.

Il Papa conclude il suo intervento rivolgendo una preghiera a Santa Bakhita, una suora sudanese, “testimone esemplare di speranza per le numerose vittime della schiavitù”: possa lei “ispirarci a realizzare gesti di fratellanza con coloro che si trovano in uno stato di sottomissione. A lasciarci interpellare, a lasciarci invitare all’incontro“.

Santa Giuseppina Bakhita, da bambina sei stata venduta come schiava 
e hai dovuto affrontare difficoltà e sofferenze indicibili. 
Una volta liberata dalla tua schiavitù fisica, 
hai trovato la vera redenzione nell’incontro con Cristo e la sua Chiesa. 
Santa Giuseppina Bakhita, aiuta tutti quelli 
che sono intrappolati nella schiavitù. 
A nome loro, intercedi presso il Dio della Misericordia, 
in modo che le catene della loro prigionia possano essere spezzate. 
Possa Dio stesso liberare tutti coloro che sono stati minacciati, 
feriti o maltrattati dalla tratta e dal traffico di esseri umani. 
Porta sollievo a coloro che sopravvivono a questa schiavitù 
e insegna loro a vedere Gesù come modello di fede e speranza, 
così che possano guarire le proprie ferite. 
Ti supplichiamo di pregare e intercedere per tutti noi: 
affinché non cadiamo nell’indifferenza, 
affinché apriamo gli occhi e possiamo guardare 
le miserie e le ferite di tanti fratelli e sorelle 
privati della loro dignità e della loro libertà 
e ascoltare il loro grido di aiuto. 
Amen.