“La maternità non è e non sarà mai un problema”

Essere madre “significa dare la vita”. E per questo “la maternità non è e non sarà mai un problema, è un dono, uno dei più meravigliosi regali” che una donna possa avere. Così Papa Francesco si rivolge alle donne del “Centro Penitenciario Femenino” di Santiago del Cile, terza tappa del suo Viaggio Apostolico in Sud America. Al suo arrivo viene accolto dalla Comandante della struttura carceraria e dai cinque Cappellani. Poi due recluse, insieme ai loro bambini, salutano il Pontefice porgendogli un omaggio floreale. Tra di esse anche una donna incinata, che il Pontefice benedice. Dopo l’omaggio floreale, Papa Francesco si reca nella palestra del Centro, dove in in clima di festa viene accolto dall suora responsabile della Pastorale e 400 recluse. Le saluta e benedice i loro piccoli. Una di esse racconta la sua storia. Francesco ascolta in silenzio, commosso, le sue parole. Janhet, questo il nome della donna, chiede al Santo Padre di intercedere presso le Istituzioni affinché il sistema carcerario possa cambiare, affinché i bambini al di sotto dei due anni non siano costretti a vivere in prigione con le loro madri. Chiede “perdono alla società” per i crimi commessi, certa che Dio ascolterà la sua preghiera. Poi, le detente si esibiscono in un canto, un inno dedicato a Papa Francesco intitolato “Pastore con l'odore delle pecore”. Quindi il Papa pronuncia il suo discorso; un saluto breve che ruota attorno a tre parole chiave: madre, figli, fiori. E ammonisce: abbandoniamo “la logica semplicistica di dividere la realtà in buoni e cattivi, per entrare in quell’altra dinamica capace di assumere la fragilità, i limiti e anche il peccato, per aiutarci ad andare avanti“.

Essere madre

Rivolgendosi direttamente alle recluse, il Pontefice sottolinea come molte delle donne presenti nel carcere siano madri: “Avete saputo 'portare' nel vostro seno una vita e l’avete data alla luce“. E afferma: “La maternità non è e non sarà mai un problema, è un dono, uno dei più meravigliosi regali che potete avere”. Ora, dietro le mura della prigione, esse sono “di fronte a una sfida molto simile: si tratta ancora di generare vita”, “oggi vi è chiesto di dare alla luce il futuro“, “di farlo crescere, di aiutarlo a svilupparsi”. “Non solo per voi – aggiunge -, ma per i vostri figli e per tutta la società”. “Voi donne avete una capacità incredibile di adattarvi alle situazioni e di andare avanti – prosegue -. Vorrei fare appello alla capacità di generare futuro che vive in ognuna di voi. Quella capacità che vi permette di lottare contro i tanti determinismi 'cosificatori' che finiscono per uccidere la speranza“. Infatti, fa notare il Papa, essere prive di libertà “non è sinonimo di perdita di sogni e di speranze”. In altre parole: “Essere privo di libertà non è la stessa cosa che essere privo di dignità”. Da qui l'invito a lottare contro “ogni tipo di cliché, di etichetta che dica che non si può cambiare, o che non ne vale la pena, o che il risultato è sempre lo stesso“. “No!”, esclama: “Non è vero che il risultato è sempre lo stesso. Ogni sforzo fatto lottando per un domani migliore, anche se tante volte potrebbe sembrare che cada nel vuoto, darà sempre frutto e vi verrà ricompensato“.

Papa Francesco nel Carcere femminile di Santiago del Cile benedice i bambini Photo © Vatican Media 

Figli, forza e speranza del domani

La seconda parola su cui pone l'accento il Santo Padre è “figli”. “Essi sono forza, speranza, stimolo. Sono il ricordo vivo che la vita si costruisce guardando avanti e non indietro”. Torna poi sul concetto di libertà, esortando le donne recluse a guardare sempre “l’orizzonte, verso il reinserimento nella vita ordinaria della società”. Invita quindi “a intensificare tutti gli sforzi possibili” affinché i progetti di reinserimento dei detenuti nella società “possano crescere e rafforzarsi”. Essi, sottolinea, “sono segno vivo di Gesù che entra nella vita di ognuno di noi, che va oltre ogni scherno, che non dà per persa nessuna battaglia, ci prende per mano e ci invita ad alzarci”. “Che bello che ci siano cristiani e persone di buona volontà che seguono le orme di Gesù e sanno entrare ed essere segno di quella mano tesa cha fa rialzare”, aggiunge. Papa Francesco fa poi notare come oggi, purtroppo, “la pena del carcere si riduce soprattutto a un castigo, senza offrire strumenti adeguati per attivare processi”. “Questo non va bene”, afferma deluso. E aggiunge: “La sicurezza pubblica non va ridotta solo a misure di maggior controllo ma soprattutto va costruita con misure di prevenzione, col lavoro, l’educazione e più vita comunitaria“.

La bellezza dei fiori

La terza e ultima parola è “fiori”. “Credo che sia così che la vita fiorisce, che la vita riesce ad offrirci la sua più grande bellezza – spiega -: quando riusciamo a lavorare insieme gli uni con gli altri per far sì che la vita vinca, che sia sempre più forte. Con questo sentimento voglio benedire e salutare tutti gli operatori pastorali, i volontari, il personale e, in modo speciale, i funzionari della Gendarmeria e le loro famiglie”. Il Pontefice assicura a tutte queste persone la sua preghiera, auspicando che le Autorità possano assicurare” anche le condizioni necessarie per svolgere” questo “lavoro con dignità. Dignità che genera dignità”. Infine, il suo tradizinale salute: “Per favore, vi chiedo di non dimenticarvi di pregare per me”..

Terminata la visita, il Papa, in auto, si dirige verso la Cattedrale di Santiago del Cile per l'incontro con il clero e i vescovi cileni