La Cina impedisce le visite nei monasteri e la preghiera

Prosegue la stretta nei confronti dei monaci tibetani da parte della autorità cinesi. A darne notizia è Radio Free Asia, secondo cui negli ultimi giorni, in occasione dell'inizio del Losar, il nuovo anno solare per i tibetani, la polizia presidia in forze le strade di Lhasa, capitale della Regione Autonoma del Tibet. Ai funzionari del governo locale – riposta AsiaNewssarebbe inoltre vietato visitare i monasteri. “Un residente di Lhasa – si legge su AsiNews – racconta che il Losar di quest'anno è stato preceduto da diversi discorsi pubblici di funzionari cinesi. Essi esortano i tibetani alla lealtà verso il governo centrale e denunciano i lavoratori del governo tibetano sorpresi 'a nutrire e praticare la fede religiosa in segreto'”.

Le restrizioni

“In questa atmosfera di intimidazioni e minacce, non c'è modo di celebrare Losar con un senso di pace e gioia“, avrebbe riferito la fonte della Radio Free Asia, parlando a condizione di mantenere l'anonimato. Fonti da Chamdo, un'altra città del Tibet, affermano che ai tibetani impiegati negli uffici del governo cinese è impedito di visitare i monasteri per pregare durante il Losar che, iniziato lo scorso 5 febbraio terminerà fra quattro giorni. Ciò nonostante – si legge su AsiaNews – alcuni dei dipendenti governativi avrebbero sfidato il divieto e nel terzo giorno del Losar, che chiude il periodo più sacro della festività, si sarebbero comunque recati nei monasteri. Nel frattempo, nella contea di Sertar, nel Sichuan (dove risiede una minoranza tibetana) ai lavoratori originari del Tibet sarebbe stato richiesto di presentarsi al lavoro durante le vacanze, “affinché non tornino alle loro città natali per le celebrazioni tradizionali del Losar”.