L'invito del Papa a testimoniare la “Pacem In Terris”

Un incontro interreligioso per la pace nel segno di San Francesco. Del resto è proprio una preghiera con parole ispirate al Poverello d'Assisi che ha aperto l'assise nel secondo giorno di visita di Papa Francesco in Bulgaria, nella piazza Nezavisimost di Sofia.

Il fuoco dell'amore per spegnere il gelo delle guerre

A proposito del grande santo medievale, il Vescovo di Roma ha sottolineato che l'amore verso Dio che egli aveva “lo portò ad essere un autentico costruttore di pace”. Ecco allora – ha proseguito – che seguendo le sue orme, ognuno di noi è chiamato a diventare “un costruttore, un 'artigiano' di pace”. Pace – la riflessione del Pontefice – “che dobbiamo implorare e per la quale dobbiamo lavorare, dono e compito, regalo e sforzo costante e quotidiano per costruire una cultura in cui anche la pace sia un diritto fondamentale. Pace attiva e 'fortificata' contro tutte le forme di egoismo e di indifferenza che ci fanno anteporre gli interessi meschini di alcuni alla dignità inviolabile di ogni persona”. L'impegno cui richiama il Papa al fine di raggiungere la pace è alla collaborazione, alla conoscenza reciproca, al rispetto e a “incoraggiarci a guardare il futuro come spazio di opportunità e di dignità, specialmente per le generazioni che verranno“. Lo sguardo del Santo Padre si rivolge quindi ai bambini che nella piazza della capitale bulgara impugnano delle fiaccole. “Esse simboleggiano – spiega Bergoglio – il fuoco dell’amore che è acceso in noi e che deve diventare un faro di misericordia, di amore e di pace negli ambienti in cui viviamo. Un faro che vorremmo illuminasse il mondo intero. Con il fuoco dell’amore noi vogliamo sciogliere il gelo delle guerre”.

“Pacem in terris!”

Piazza Nezavisimost, a Sofia, sorge sulle rovine dell'antica Serdika. “Noi possiamo vedere da qui i luoghi di culto di diverse Chiese e Confessioni religiose – ha spiegato Francesco – Santa Nedelia dei nostri fratelli ortodossi, San Giuseppe di noi cattolici, la sinagoga dei nostri fratelli maggiori gli ebrei, la moschea dei nostri fratelli musulmani e, vicino, la chiesa degli armeni”. L'auspicio del Pontefice è che questo luogo simbolico possa “rappresentare una testimonianza di pace”. Di qui il suo appello: “In questo momento, le nostre voci si fondono e all’unisono esprimono l’ardente desiderio della pace: la pace si diffonda in tutta la terra! Nelle nostre famiglie, in ognuno di noi, e specialmente in quei luoghi dove tante voci sono state fatte tacere dalla guerra, soffocate dall’indifferenza e ignorate per la complicità schiacciante di gruppi di interesse“. Papa Francesco invita quindi ognuno a dire al Signore: “Fa’ di me uno strumento della tua pace”. “È l’auspicio – prosegue – che si realizzi il sogno del Papa San Giovanni XXIII, di una terra dove la pace sia di casa. Seguiamo il suo desiderio – conclude – e con la nostra vita diciamo: Pacem in terris! Pace
sulla terra a tutti gli uomini amati dal Signore”.