L'eredità di Karol Wojtyla

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Come nella parabola evangelica, il pontificato di Karol Wojtyla ha provvidenzialmente fatto fiorire i talenti ricevuti in dono da Dio. E poiché l'albero si riconosce dai frutti, San Giovanni Paolo II ha seminato bene per più di un quarto di secolo. A trent'anni dalla caduta del Muro di Berlino, nella quale il Pontefice canonizzato da Jorge Mario Bergoglio ha avuto un ruolo fondamentale, a offrire spunti inediti di riflessione e testimonianze inedite è il libro “Chi ha paura di Giovanni Paolo II. Il Papa che ha cambiato la storia del mondo“, edito  da Rubettino e scritto dal vaticanista della Stampa Giacomo Galeazzi e dall'ex vicedirettore dell'Osservatore Romano, Gianfranco Svidercoschi, decano dei vaticanisti, amico e collaboratore di Karol Wojtyla. 

Testimoni del pontificato che ha cambiato la storia

L’occasione per ripercorrere le tappe più importanti del pontificato di Karol Wojtyla sarà venerdì alle 18,30 la conferenza al Tennis Club Parioli (Roma, Largo Uberto De Morpurgo 2) per la  presentazione del libro “Chi ha paura di Giovanni Paolo II? Il Papa che ha cambiato la storia del mondo” (Rubbettino Editore, con la prefazione del cardinale Stanisłao Dziwisz) alla quale interverranno il cardinale Edoardo Menichelli, lo storico del cristianesimo Andrea Riccardi, l’europarlamentare Silvia Costa, il decano dei vaticanisti ed ex vicedirettore dell’Osservatore romano, Gianfranco Svidercoschi. Con una testimonianza particolarmente commovente: per l’occasione don Aldo Buonaiuto, animatore del servizio anti-tratta della Comunità Giovanni XXIII e autore del saggio-reportage “Donne Crocifisse” (Rubbettino, con prefazione di Papa Francesco), ricorderà nel corso della conferenza uno dei gesti più significativi di Karol Wojtyla che durante il Giubileo, il 24 maggio 2000, abbracciò in piazza San Pietro Anna, vittima nigeriana della tratta finalizzata alla prostituzione coatta Anna, Otto mesi dopo Anna morì stroncata dall' Aids ad appena 32 anni all'ospedale Cotugno di Napoli. “Anna è una delle croci viventi – racconta don Buonaiuto – Anna è morta di Hiv dopo aver ricevuto la carezza di Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000 accompagnata sul sagrato di San Pietro da don Oreste Benzi. La carezza del Papa arriva ancora oggi a tutte le nostre 'sorelline' che accogliamo ogni giorno. Quando scelsi Anna tra le decine di ragazze per il baciamano al Pontefice vidi illuminarsi i suoi occhi divenuti luminosi come le stelle che brillano in cielo quando preghiamo sui marciapiedi”.  

La radice conciliare

Il libro “Chi ha paura di Giovanni Paolo II” si collega idealmente e completa un altro saggio di uno dei due autori e cioè “Il Concilio di Papa Francesco” scritto da Giacomo Galeazzi con la prefazione del presidente dell'Apsa, monsignor Nunzio Galantino e l'introduzione del vaticanista Andrea Tornielli.  “Per il padre conciliare Karol Wojtyla – spiega a In Terris Galeazzi – . Il Vaticano II, dopo aver approfondito il mistero della Chiesa, si è interessato del mondo moderno, dell’uomo fenomenico, quale si presenta oggi. Perciò la missione di evangelizzazione e di salvezza ha spinto il concilio a superare le distinzioni e le fratture, a rivolgersi all’intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive”. Secondo Giovanni Paolo II si è trattato di un dialogo, per portare a tutta la famiglia umana la salvezza, per collaborare al suo vero bene ed alla soluzione dei gravi problemi, nella luce del Vangelo. La costituzione Gaudium et Spes espone la dottrina cattolica sui grandi temi: vocazione dell’uomo, dignità della persona umana, ateismo, attività umana, matrimonio, fame, cultura, vita economico-sociale, pace, guerra, comunità dei popoli. “All’umanesimo laico, chiuso nell’ordine naturale, viene opposto l’umanesimo cristiano, aperto al trascendente, che presenta la concezione teocentrica dell’uomo, ricondotto a ritrovare se stesso nella luce e nello splendore di Dio – evidenzia Galeazzi – Nella visione conciliare di Giovanni Paolo II la ragione della dignità umana consiste nella vocazione dell’uomo alla comunione con Dio, quindi il Concilio rivolge a tutti gli uomini l’invito ad accogliere la luce del Vangelo. Il Vaticano II, ha affermato Giovanni Paolo II, resta l’avvenimento fondamentale della vita della Chiesa contemporanea; fondamentale per l’approfondimento delle ricchezze affidatele da Cristo; fondamentale per il contatto fecondo con il mondo contemporaneo in una prospettiva d’evangelizzazione e di dialogo ad ogni livello con tutti gli uomini di retta coscienza”. 

La lezione del Vaticano II 

Per Karol Wojtyla, secondo Galeazzi, il Concilio ha posto le premesse del nuovo cammino della Chiesa nella società contemporanea. “Pur essendo la stessa di ieri, la Chiesa vive e realizza in Cristo il suo oggi, che ha preso il via soprattutto dal Vaticano II – puntualizza il vaticanista della Stampa -. Il Concilio ha preparato la Chiesa al passaggio dal secondo al terzo millennio dopo la nascita di Cristo. Anche Joseph Ratzinger, dal 1962 al 1965, ha garantito un rilevante apporto al Concilio Vaticano II come 'esperto' e ha assistito come consultore teologico il cardinale Joseph Frings, arcivescovo di Colonia”. In realtà il lascito conciliare di Wojtyla e Ratzinger si riscontra in una pluralità di aspetti del pontificato di Francesco. “L’anelito sinceramente ecumenico che lo spinge a considerare il primato petrino in termini di servizio alla cristianità e non di dominio, l’impostazione autenticamente universale della sua missione pastorale, il debito di riconoscenza che nell’ultimo mezzo secolo accomuna tutti i pontefici per la straordinaria intuizione di Giovanni XXIII – chiarisce Galeazzi -. Un lascito da personalizzare. I pontefici rappresentano tutti una parte di una storia organica e continua. Le accentuazioni proprie di ciascun pontefice non sono altro che puntualizzazioni e richiami per una attività apostolica più incisiva e rispondente alle esigenze del momento. Quindi definire il papa buono o misericordioso serve soltanto per evidenziare e attirare l’attenzione sull’operato specifico, ma non serve per limitare l’attività di un pontefice. Queste caratterizzazioni,vanno usate con molta accuratezza perché sono limitate e qualche volta anche usate ad arte per non solo sottovalutare l’operato pontificio, ma prendono solo aspetti secondari, dimenticando l’essenziale che caratterizza l’attività di ogni pontefice. L’eredità conciliare di Karol Wojtyla e di Joseph Ratzinger consiste nella continua ripresa dei testi e dello spirito conciliare, incarnandoli nella loro grande testimonianza. La lezione del Vaticano II nell’insegnamento di Francesco più presente e più richiamata è l’evangelizzazione, come dimostra anche l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Francesco offre la Chiesa al mondo moderno con una forte apertura”.