Jihadismo in Nigeria, l'allarme di mons. Kaigama

Undici esecuzioni mostrate in un video, come negli anni dell'emergente violenza e minaccia: il sedicente Stato islamico, attraverso uno dei suoi gruppi in Nigeria, ha reso pubblica l'uccisione di un gruppo di cristiani, motivata come una ritorsione per la morte del suo leader, al-Baghdadi, e del portavoce in Siria Abul-Hassan Al-Muhair. Un massacro che ha riportato alta l'attenzione sulle persecuzioni nei confronti dei cristiani che, in Nigeria, continuano a rappresentare una minoranza fortemente osteggiata dai gruppi fondamentalisti: “Credo che questo gruppo islamico – ha spiegato monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Abuja, in un'intervista a Vatican News – abbia l’intenzione di provocare una grande tensione, conflitti, crisi tra cristiani e musulmani”. Secondo il presule, i jihadisti “vogliono provocare una guerra, ma io credo che ci sono musulmani che non sono coinvolti in queste cose o non vogliono partecipare a questi atti violenti. È un gruppo di terroristi che fa questo ma è molto facile generalizzare e dire che sono musulmani contro cristiani. E questo per me provoca più tensione e violenza“.

L'offensiva jihadista

Non è ancora chiaro come sia avvenuta la cattura degli unidici cristiani uccisi ma, secondo quanto ipotizzato, sarebbero stati effettuati nelle ultime settimane numerosi raid (che pare siano incrementati dopo l'uccisione di al-Baghdadi) nel nord del Paese, dove è peraltro molto forte la pressione del gruppo jihadista di Boko Haram. Secondo quanto riferito dalle agenzie umanitarie, sarebbero proprio i terroristi attivi nel Borno ad aver rivendicato gran parte degli attentati e dei rapimenti dal 2009 a oggi. Questo nonostante la scissione del gruppo in due distinte fazioni circa tre anni fa. Sarebbero comunque oltre 30 mila i civili uccisi dai jihadistin in Nigeria, a fronte di oltre 30 milioni di sfollati, soprattutto dal nord del Paese. Sembra che il gruppo responsabile dell'esecuzione degli undici cristiani avesse tentato di intavolare una trattativa con il governo nigeriano, ricevendo però un rifiuto alla negoziazione.