“Insegnate ai bambini a fare bene il segno della croce”

Papa Francesco ha proseguito nell'udienza generale del mercoledì in piazza S. Pietro la sua catechesi sul Battesimo ed ha particolarmente insistito sul segno della croce, che rappresenta l'appartenenza dei cristiani e soprattutto sull'importanza di insegnare ai bambini a farlo bene.

Il segno della croce

“Il Battesimo – ha ricordato Papa Francesco – è il sacramento di quella fede, con la quale gli uomini, illuminati dalla grazia dello Spirito Santo, rispondono al Vangelo di Cristo. A suscitare e a risvegliare una fede sincera in risposta al Vangelo tendono la formazione dei catecumeni e la preparazione dei genitori, come l’ascolto della Parola di Dio nella stessa celebrazione del Battesimo. Se i catecumeni adulti manifestano in prima persona ciò che desiderano ricevere in dono dalla Chiesa, i bambini sono presentati dai genitori, con i padrini. Il dialogo con loro, permette ad essi di esprimere la volontà che i piccoli ricevano il Battesimo e alla Chiesa l’intenzione di celebrarlo. Espressione di tutto questo è il segno di croce, che il celebrante e i genitori tracciano sulla fronte dei bambini. Il segno della croce esprime il sigillo di Cristo su colui che sta per appartenergli e significa la grazia della redenzione che Cristo ci ha acquistata per mezzo della sua croce”. Poi, a braccio, ha aggiunto: “Nella cerimonia facciamo sui bambini il segno della croce ma vorrei tornare su un argomento del quale vi ho parlato. I nostri bambini sanno farsi il segno della croce bene? Tante volte ho visto bambini che per farsi il segno della croce fanno così… Non sanno farsi il segno della croce e voi papà, mamme, nonni, nonne, padrini e madrine dovete insegnare ai bambini a farlo bene perché ripete quello che è stato fatto nel battesimo. Insegnare ai bambini a farsi bene il segno della croce, perché se imparano da bambini lo faranno bene dopo da grandi”.

Marchio pasquale

Il S. Padre ha spiegato che “La croce è il distintivo che manifesta chi siamo: il nostro parlare, pensare, guardare, operare sta sotto il segno della croce, ossia dell’amore di Gesù fino alla fine (…) Cristiani si diventa nella misura in cui la croce si imprime in noi come un marchio 'pasquale', rendendo visibile, anche esteriormente, il modo cristiano di affrontare la vita. Fare il segno della croce quando ci svegliamo, prima dei pasti, davanti a un pericolo, a difesa contro il male, la sera prima di dormire, significa dire a noi stessi e agli altri a chi apparteniamo, chi vogliamo essere. Per questo – ha insistito ancora a braccio – è tanto importante insegnare ai bambini a farsi bene il segno della croce. E, come facciamo entrando in chiesa, possiamo farlo anche a casa, conservando in un piccolo vaso adatto un po’ di acqua benedetta: così, ogni volta che rientriamo o usciamo, facendo il segno della croce con quell’acqua ci ricordiamo che siamo battezzati. Non dimenticare – ha concluso di nuovo fuori testo – ripeto, forse troppo: insegnare ai bambini a fare bene il segno della croce”.

L'importanza del nome

Il Papa ha anche ripetuto quanto aveva già proposto la scorsa settimana: “Rinnovare l'impegno, comprendere meglio questo dono che è il battesimo – ha detto a braccio – Ricordare il giorno del nostro battesimo: mercoledì scorso ho chiesto di fare i compiti a casa e a ognuno di noi di ricordare il giorno del batesimo. Alcuni di voi lo sanno altri no, questi lo chiedano ai parenti, ai genitori, ai padrini, alle madrine. Il battesimo è come un secondo compleanno. Fate questo compito a casa, qual è la data del mio battesimo”. Francesco ha quindi ricordato che “anzitutto, nel rito di accoglienza” del sacramento “viene chiesto il nome del candidato, perché il nome indica l’identità di una persona. Quando ci presentiamo, diciamo subito il nostro nome, così da uscire dall’anonimato. L'anonimo è quello che non ha nome. Senza nome si resta degli sconosciuti, senza diritti e doveri. Dio chiama ciascuno per nome, amandoci singolarmente, nella concretezza della nostra storia. Il Battesimo accende la vocazione personale a vivere da cristiani, che si svilupperà in tutta la vita. E implica una risposta personale e non presa a prestito, con un 'copia e incolla'. La vita cristiana infatti è intessuta di una serie di chiamate e di risposte: Dio continua a pronunciare il nostro nome nel corso degli anni, facendo risuonare in mille modi la sua chiamata a diventare conformi al suo Figlio Gesù. E’ importante dunque il nome!”. Quindi ha ricordato che “la fede non si può comprare, ma chiedere sì, e ricevere in dono sì. Signore – ha aggiunto a braccio – regalami il dono della fede: è una bella preghiera. Che io abbia fede”.

Nuovo appello per Alfie e Vincent Lambert

Il Papa ha anche lanciato un appello per il piccolo Alfie Evans, dopo aver ricevuto il padre in udienza privata questa mattina, e per Vincent Lambert: “Occorre ribadire fermamente – ha detto – che l'unico padrone della vita dall'inizio alla fine naturale è Dio ed è nostro dovere fare di tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo perché sia rispettata la vita di tutte le persone, soprattutto di questi due nostri fratelli”. Il S. Padre aveva già ricordato il bambino inglese e il francese di 42 anni di Reims durante la preghiera del Regina Coeli di domenica scorsa.

Banca Mondiale

Al termine dell'udienza il S. Padre ha ricordato che “sabato prossimo avranno luogo a Washington le riunioni primaverili della Banca Mondiale” e ha rivolto un appello incoraggiando gli sforzi affinché “mediante l’inclusione finanziaria” si cerchi “di promuovere la vita dei più poveri, favorendo un autentico sviluppo integrale e rispettoso della dignità umana”.