“Impariamo a riscoprire la fraternità”

La fraternità è il frutto della Pasqua di Cristo che, con la sua morte e risurrezione, ha sconfitto il peccato che separava l’uomo da Dio, l’uomo da sé stesso, l’uomo dai suoi fratelli. Gesù ha abbattuto il muro di divisione tra gli uomini e ha ristabilito la pace, cominciando a tessere la rete di una nuova fraternità. È tanto importante in questo nostro tempo riscoprire la fraternità, così come era vissuta nelle prime comunità cristiane. Riscoprire come dare spazio a Gesù che mai separa, sempre unisce” perché “non ci può essere una vera comunione e un impegno per il bene comune e la giustizia sociale senza la fraternità e la condivisione. Senza condivisione fraterna non si può realizzare un’autentica comunità ecclesiale o civile: esiste solo un insieme di individui mossi o raggruppati dai propri interessi“. Lo ha detto Papa Francesco in occasione della recita del Regina Coeli, la preghiera mariana che durante il periodo pasquale sostituisce l'Angelus, davanti ai fedeli radunati in piazza S. Pietro nel Lunedì dell'Angelo.

“Ma la fraternità è una grazia” ha aggiunto il Pontefice a braccio, prima di aggiungere: “La Pasqua di Cristo ha fatto esplodere nel mondo un'altra cosa: la novità del dialogo e della relazione, novità che per i cristiani è diventata una responsabilità. Infatti Gesù ha detto: 'Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri'. Ecco perché non possiamo rinchiuderci nel nostro privato, nel nostro gruppo, ma siamo chiamati a occuparci del bene comune, a prenderci cura dei fratelli, specialmente quelli più deboli ed emarginati. Solo la fraternità può garantire una pace duratura, può sconfiggere le povertà, può spegnere le tensioni e le guerre, può estirpare la corruzione e la criminalità”. E ancora a braccio ha aggiunto: “L'angelo che ci dice 'è risorto' ci aiuti a vivere la fraternità e il dialogo e la preoccupazione per il bene comune”.

Il Papa ha anche ricordato perché questo giorno è detto “dell'Angelo“, secondo “una tradizione molto bella che corrisponde alle fonti bibliche sulla Risurrezione”.  “Come ad annunciare l’Incarnazione del Verbo era stato un angelo, Gabriele – ha spiegato il S. Padre – così anche ad annunciare per la prima volta la Risurrezione non era sufficiente una parola umana. Ci voleva un essere superiore per comunicare una realtà così sconvolgente, talmente incredibile, che forse nessun uomo avrebbe osato pronunciarla”.

Il Papa dopo la preghiera ha invitato la piazza “per non dimenticare come era quello che dicevano i primi cristiani: davvero il Signore è risorto” a ripeterlo insieme una volta in più. Poi ha assicurato “una speciale preghiera per la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, che si celebra oggi” e infine, come ieri in occasione della benedizione Urbi et Orbi, è tornato a invocare “il dono della pace per tutto il mondo, specialmente per le popolazioni che più soffrono a causa dei conflitti in atto”, rinnovando l'appello “affinché le persone sequestrate o ingiustamente private della libertà siano rilasciate e possano tornare alle loro case”.