IL SANTO PADRE ESPRIME VIVA PREOCCUPAZIONE PER I PROFUGHI DEL BENGALA

Nella solennità di Pentecoste Papa Francesco ha osservato che la discesa dello Spirito Santo ha segnato “l’inizio di una nuova stagione: la stagione della testimonianza e della fraternità”. “Lo Spirito Santo – ha spiegato – è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore. “Questa è la nostra missione!”, ha aggiunto.

“Continuo a seguire con viva preoccupazione e dolore nel cuore – ha poi detto – le vicende dei numerosi profughi nel Golfo del Bengala e nel mare di Andamane”. Inoltre ha ricordato che cento anni fa “l’Italia è entrata nella Grande Guerra, quella ‘strage inutile’: preghiamo per le vittime, chiedendo allo Spirito Santo il dono della pace”. Di seguito il testo del Regina Caeli.

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

La festa della Pentecoste ci fa rivivere gli inizi della Chiesa. Il libro degli Atti degli Apostoli narra che, cinquanta giorni dopo la Pasqua, nella casa dove si trovavano i discepoli di Gesù, «venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso …e tutti furono colmati di Spirito Santo» (2,1-2). Da questa effusione i discepoli vengono completamente trasformati: alla paura subentra il coraggio, la chiusura cede il posto all’annuncio e ogni dubbio viene scacciato dalla fede piena d’amore. E’ il “battesimo” della Chiesa, che iniziava così il suo cammino nella storia, guidata dalla forza dello Spirito Santo.

Quell’evento, che cambia il cuore e la vita degli Apostoli e degli altri discepoli, si ripercuote subito al di fuori del Cenacolo. Infatti, quella porta tenuta chiusa per cinquanta giorni finalmente viene spalancata e la prima Comunità cristiana, non più ripiegata su sé stessa, inizia a parlare alle folle di diversa provenienza delle grandi cose che Dio ha fatto (cfr v. 11), cioè della Risurrezione di Gesù, che era stato crocifisso. E ognuno dei presenti sente parlare i discepoli nella propria lingua. Il dono dello Spirito ristabilisce l’armonia delle lingue che era andata perduta a Babele e prefigura la dimensione universale della missione degli Apostoli. La Chiesa non nasce isolata, nasce universale, una, cattolica, con una identità precisa ma aperta a tutti, non chiusa, un’identità che abbraccia il mondo intero, senza escludere nessuno. A nessuno la madre Chiesa chiude la porta in faccia, a nessuno! Neppure al più peccatore, a nessuno! E questo per la forza, per la grazia dello Spirito Santo. La madre Chiesa apre, spalanca le sue porte a tutti perché è madre.

Lo Spirito Santo effuso a Pentecoste nel cuore dei discepoli è l’inizio di una nuova stagione: la stagione della testimonianza e della fraternità. È una stagione che viene dall’alto, viene da Dio, come le fiamme di fuoco che si posarono sul capo di ogni discepolo. Era la fiamma dell’amore che brucia ogni asprezza; era la lingua del Vangelo che varca i confini posti dagli uomini e tocca i cuori della moltitudine, senza distinzione di lingua, razza o nazionalità. Come quel giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo è effuso continuamente anche oggi sulla Chiesa e su ciascuno di noi perché usciamo dalle nostre mediocrità e dalle nostre chiusure e comunichiamo al mondo intero l’amore misericordioso del Signore. Comunicare l’amore misericordioso del Signore: questa è la nostra missione! Anche a noi sono dati in dono la “lingua” del Vangelo e il “fuoco” dello Spirito Santo, perché mentre annunciamo Gesù risorto, vivo e presente in mezzo a noi, scaldiamo il nostro cuore e anche il cuore dei popoli avvicinandoli a Lui, via, verità e vita.

Ci affidiamo alla materna intercessione di Maria Santissima, che era presente come Madre in mezzo ai discepoli nel Cenacolo: è la madre della Chiesa, la madre di Gesù diventata madre della Chiesa. Ci affidiamo a Lei affinché lo Spirito Santo scenda in abbondanza sulla Chiesa del nostro tempo, riempia i cuori di tutti i fedeli e accenda in essi il fuoco del suo amore.

Dopo il Regina Cæli

Cari fratelli e sorelle,

continuo a seguire con viva preoccupazione e dolore nel cuore le vicende dei numerosi profughi nel Golfo del Bengala e nel mare di Andamane. Esprimo apprezzamento per gli sforzi compiuti da quei Paesi che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere queste persone che stanno affrontando gravi sofferenze e pericoli. Incoraggio la Comunità internazionale a fornire loro l’assistenza umanitaria.

Cento anni fa come oggi l’Italia è entrata nella Grande Guerra, quella “strage inutile”: preghiamo per le vittime, chiedendo allo Spirito Santo il dono della pace.

Ieri, nel Salvador e in Kenia, sono stati proclamati Beati un Vescovo e una Suora. Il primo è Mons. Oscar Romero, Arcivescovo di San Salvador, ucciso in odio alla fede mentre stava celebrando l’Eucaristia. Questo zelante pastore, sull’esempio di Gesù, ha scelto di essere in mezzo al suo popolo, specialmente ai poveri e agli oppressi, anche a costo della vita. La Suora è suor Irene Stefani, italiana, delle Missionarie della Consolata, che ha servito la popolazione keniota con gioia, misericordia e tenera compassione. L’esempio eroico di questi Beati susciti in ciascuno di noi il vivo desiderio di testimoniare il Vangelo con coraggio e abnegazione.

Saluto tutti voi, cari romani e pellegrini: le famiglie, i gruppi parrocchiali, le associazioni. In particolare, i fedeli provenienti dalla Bretagna, da Barcellona, e da Freiburg, e il coro dei ragazzi di Herxheim. Saluto la comunità Dominicana di Roma, i fedeli di Cervaro (Frosinone), i militari dell’Aeronautica di stanza a Napoli, la Sacra Corale Jonica e i cresimandi di Pievidizzio (Brescia).

Oggi, nel giorno della festa di Maria Ausiliatrice, saluto la comunità salesiana: che il Signore gli dia la forza per portare avanti lo Spirito di San Giovanni Bosco.

E a tutti voi auguro una buona domenica di Pentecoste. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.