Il Pontefice: “Scholas educa a essere liberi dai pregiudizi”

“Tra l’Università e la Scuola, costruendo la pace attraverso la cultura dell’incontro”. E’ il titolo del Terzo Congresso delle “Cattedre Scholas” organizzato dalla Fondazione pontificia Scholas Occurrentes presso l’Università Ebraica di Gerusalemme iniziato il 2 luglio e che si conclude oggi al quale il S. Padre ha inviato un videomessaggio. “In questo momento – ha esordito il Papa – giovani e adulti di Israele, Palestina e altre parti del mondo, di differenti nazionalità, fedi e realtà, tutti respiriamo la stessa aria, tutti calpestiamo la stessa terra, nostra casa comune. Le storie sono tante, ognuno ha la sua”. E in effetti si parla di oltre 70 giovani israeliani, palestinesi e di altri Paesi riuniti con altrettanti accademici di 41 università. Al convegno hanno partecipato, fra gli altri, anche il segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, mons. Antonio Vincenzo Zani, il preside dell’Università ebraica di Gerusalemme, prof. Menahem Ben Sasson e il presidente mondiale di Scholas Occurrentes, José Maria del Corral.

Nessuno è un no

“Voglio celebrare questi giorni vissuti lì a Gerusalemme – ha continuato il Papa – perché voi stessi, a partire dalle vostre differenze, avete raggiunto l’unità. Non ve lo ha insegnato nessuno. Lo avete vissuto. Voi vi siete impegnati a guardarvi negli occhi, vi siete impegnati a mettere a nudo lo sguardo e questo è imprescindibile perché si produca un incontro. Nella nudità dello sguardo non ci sono risposte, c’è apertura all’altro, a tutto ciò che non sono io”. “Tutti abbiamo un senso nella vita – ha sottolineato il S. Padre – Nessuno di noi è un no. Tutti siamo sì, per questo quando troviamo il senso è come se ci si allargasse l’anima”.

Libero da pregiudizi

“Abbiamo quindi bisogno della festa come espressione umana della celebrazione del senso. Allora troviamo il senso più profondo che si può avere: un sentimento che esiste in noi, per tutto e malgrado tutto. Questo sentimento è la gratitudine” dice il Papa. Scholas intuisce che si tratta di “educare a essere liberi da pregiudizi che bloccano”, per poter “sognare e trovare nuove strade. Noi adulti non possiamo togliere a bambini e giovani la capacità di sognare né di giocare”. “Questo incontro – ha proseguito il Pontefice – ci ha insegnato che è un nostro dovere ascoltare i bambini e creare un contesto di speranza perché questi sogni crescano e si condividano”.  La “nostra utopia, quella di tutti coloro che in qualche modo facciamo parte di Scholas, è creare con questa educazione una cultura dell’incontro”.

Mondo “atomizzato”

Il Papa ha concluso ricordando che “possiamo unirci valorizzando la diversità di culture per raggiungere non l’uniformità ma l’armonia, e quanto ne ha bisogno questo mondo così ‘atomizzato’! Questo mondo che teme la diversità, che a partire da questo timore a volte costruisce muri che finiscono per trasformare in realtà il peggior incubo che è vivere come nemici. Quanto ha bisogno questo mondo di uscire ad incontrarsi!”. Al termine dell’incontro è stato piantato un olivo, simbolo dell’incontro tra le religioni.