Il Patriarcato latino contro la legge Stato-Nazione

La legge “Stato-Nazione” approvata dalla Knesset, il parlamento israeliano, due settimane fa non piace al Patriarcato latino di Gerusalemme. Nella nota diffusa oggi, la nuova legge viene definita “discriminatoria” perchè, secondo quanto viene sostenuto, “contravviene e contraddice la Legge Fondamentale 'Dignità umana e Libertà' promulgata nel 1995 che garantisce il rispetto della dignità di ogni persona. Dove c’è discriminazione, non c’è dignità”. Il Patriarcato latino accusa la “Stato-Nazione” di contraddire esplicitamente la “risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, così come alla Dichiarazione di Indipendenza dello stesso Israele”. Una dura presa di posizione che arriva a pochi giorni dalle parole del cardinale libanese Beshara Rai, il quale aveva detto pochi giorni fa che “i cittadini cristiani di Israele hanno la stessa preoccupazione di ogni altra comunità non-ebraica nei confronti di questa legge”.

La legge Stato-Nazione

La legge approvata dalla Knesset con 62 voti favorevoli, 55 contrari e 2 astenuti, qualifica per la prima volta Israele come lo Stato nazionale del popolo ebraico. Inoltre, in essa Gerusalemme viene dichiarata capitale. Il Patriarcato latino scrive nella nota: “la recente promulgazione della Legge Fondamentale è causa di grande preoccupazione. Promulgata in apparenza per motivi politici interni, non offre nessuna garanzia costituzionale per i diritti degli autoctoni e delle altre minoranze che vivono nel Paese. I cittadini palestinesi di Israele, che costituiscono il 20% della popolazione, restano totalmente ignorati da questa legge”.

Posizioni a confronto

Nei giorni precedenti una difesa dal punto di vista giuridico sulla legge era arrivata da Eugene Kontorovich, docente di diritto internazionale e costituzionale. Il professore ha obiettato alle accuse rivolte alla nuova legge ricordando come “almeno un terzo dei 196 paesi del mondo ha simboli religiosi nella bandiera. Come mai si contesta solo quella di Israele?”. L'approvazione della nuova norma ha suscitato le proteste dei partiti arabi che siedono nella Knesset ed anche le dimissioni di Zouheir Bahloul, parlamentare della Lista dell’Unione Ebraica/Partito del Lavoro, il quale ha definito l'attuale parlamento come “una proprietà privata di Netanyahu e della sua corte”. Dal canto suo, però, il primo ministro d'Israele ha voluto difendere la legge definendola “un momento determinante nella storia del sionismo e dello Stato di Israele che àncora nel diritto il principio cardine della nostra esistenza: Israele è lo Stato nazionale del popolo ebraico”.