Il Papa saluta il Perù: “Custodite la speranza”

Ho iniziato il mio pellegrinaggio tra voi dicendo che il Perù è una terra di speranza. Avete tanti motivi per sperare, l'ho visto, l'ho toccato con mano in questi giorni. Custodite la speranza. E non c'è miglior modo di custodire la speranza che rimanere uniti“. Con queste parole Papa Francesco saluta il Perù, meta del suo 22mo viaggio apostolico internazionale, volto al termine. L'ultimo atto ufficiale è la cerimonia di congedo all'aeroporto di Lima. Il Papa saluta i presenti e le delegazioni delle Istituzioni, politiche ed ecclesiastiche, che lo hanno accompagnato nel corso di questa visita. Prima di salire a bordo dell'aereo si intrattiene con il Presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynski in una saletta dell'aeroporto. Quindi la partenza in aereo alla volta di Roma, dove è atteso nel primo pomeriggio di lunedì 22 gennaio. 

“Siate terra di speranza”

La vostra è una “terra di speranza per la biodiversità che vi si trova insieme con la bellezza di luoghi capaci di aiutarci a scoprire la presenza di Dio“. Il Papa pronuncia il suo saluto al termine della Messa alla base aerea di Las Palmas, alla quale hanno partecipato un milione e 300 mila persone. “Terra di speranza – prosegue – per la ricchezza delle sue tradizioni e dei suoi costumi che hanno segnato l'anima di questo popolo, per i giovani, che non sono il futuro ma il presente del Perù“. E proprio a loro rivolge un saluto particolare: “Vi chiedo di scoprire nella sapienza dei vostri nonni, degli anziani, il Dna che ha guidato i vostri grandi santi. Non sradicatevi. Nonni e anziani, non smettete di trasmettere alle giovani generazioni le radici del vostro popolo e la sapienza della via per arrivare al cielo”. Infine, l'invito a non aver paura “di essere i santi del XXI secolo. Fratelli peruviani, avete tanti motivi per sperare, l'ho visto, l'ho toccato con mano in questi giorni. Custodite la speranza. E non c'è miglior modo di custodire la speranza che rimanere uniti”. E mentre il sole tramonta, l'aereo papale decolla. 

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Corruzione, sfruttamento e unità

Nei sette giorni di Viaggio Apostolico, da molti definito difficile, che hanno visto il Papa visitare il Cile e il Perù, tre fra tutti sono stati i temi al centro dei discorsi pronunciati dal Pontefice: la corruzione, lo sfruttamento, dell'ambiente e delle popolazioni della regione amazzonica, e l'unità della Chiesa. In particolar modo in Perù, Francesco denuncia esplicitamente la corruzione della classe dirigente; lo fa nel suo discorso alle autorità civili a Lima, e vi è tornato durante l'incontro con i vescovi: “Oggi possiamo dire che gran parte dell'America Latina soffre nella sua politica di grande decadenza e corruzione. Credo che la politica sia in crisi, molto molto in crisi, in America Latina per la corruzione“. 

Incontrando gli indigeni, il Papa denuncia lo sfruttamento dell'ambiente e la necessita di difendere la foresta amazzonica dai “nuovi colonialismi”, dai quali deriva poi lo sfruttamento delle persone. Denuncia il fenomeno della tratta di essere umani, precisando: “dovremmo parlare di schiavitù: schiavitù per il lavoro, schiavitù sessuale, schiavitù per il guadagno. Fa male constatare come in questa terra, che sta sotto la protezione della Madre di Dio, tante donne sono così svalutate, disprezzate ed esposte a violenze senza fine”. Da qui l'invito a non voltare le spalle a queste tragiche situazioni: “Non ci è lecito guardare dall’altra parte e lasciare che tante donne, specialmente adolescenti, siano 'calpestate' nella loro dignità“. 

Consapevole delle divisioni che minacciano la Chiesa del Sud America, nei suoi incontri con i giovani, “che sono il futuro da custodire“, ma ancor di più con i vescovi e i sacerdoti, Papa Francesco lancia un continuo richiamo all'unità, poiché “nessuno si salva da solo”. E ai sacerdoti chiede un maggior impegno: “Ci è chiesto di essere artefici di comunione e di unità; che non equivale a pensare tutti allo stesso modo, fare tutti le stesse cose. Significa apprezzare gli apporti, le differenze, il dono dei carismi all'interno della Chiesa sapendo che ciascuno, a partire dalla propria specificità, offre il proprio contributo, ma ha bisogno degli altri“.