Il Papa prega per il Congo: “Siano elezioni pacifiche”

Nella famiglia di Nazareth non è mai venuto meno lo stupore, neanche in un momento drammatico come lo smarrimento di Gesù: è la capacità di stupirsi di fronte alla graduale manifestazione del Figlio di Dio”. Nell'Angelus che precede la fine dell'anno e coincide con la celebrazione della festa della Santa famiglia, Papa Francesco riflette sull'esperienza di Maria, Giuseppe e Gesù, “uniti da un amore immenso e animati da grande fiducia in Dio”. E dal brano evangelico odierno, nel quale si parla del viaggio della famiglia verso Gerusalemme per la Pasqua e del ritorno, durante il quale i genitori si accorgono che il figlio non è con loro, si evincono due riferimenti: “Lo trovano nel tempio, seduto tra i dottori, intento a discutere con essi… Lo stupore – loro 'restarono stupiti' – e l’angoscia – 'tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo' – sono i due elementi sui quali vorrei richiamare la vostra attenzione: stupore e angoscia”.

Lo stupore

Lo stupore, spiega Papa Francesco, è “lo stesso che colpisce anche i dottori del tempio… Stupirsi e meravigliarsi è il contrario del dare tutto per scontato, è il contrario dell’interpretare la realtà che ci circonda e gli avvenimenti della storia solo secondo i nostri criteri. E una persona che fa questo non sa cosa sia la meraviglia, cosa sia lo stupore. Stupirsi è aprirsi agli altri, comprendere le ragioni degli altri: questo atteggiamento è importante per sanare i rapporti compromessi tra le persone, ed è indispensabile anche per guarire le ferite aperte nell’ambito familiare”. Chiudere le porte agli altri, anche in famiglia, significa dare per scontata la nostra ragione e, questo, è un atteggiamento che deteriora i rapporti: “Se voi avete problemi nella famiglia, pensate alle cose buone che ha il familiare con cui avete dei problemi, e meravigliatevi di questo”.

L'angoscia

Ma i genitori di Gesù, non trovandolo nella carovana, manifestano anche angoscia che indica “la centralità di Gesù nella Santa Famiglia… La Vergine e il suo sposo avevano accolto quel Figlio, lo custodivano e lo vedevano crescere in età, sapienza e grazia in mezzo a loro, ma soprattutto Egli cresceva dentro il loro cuore; e, a poco a poco, aumentavano il loro affetto e la loro comprensione nei suoi confronti. Ecco perché la famiglia di Nazareth è santa: perché era centrata su Gesù”. E la stessa angoscia provata da Maria e Giuseppe, “dovrebbe essere anche la nostra angoscia quando siamo lontani da Gesù… senza pregare, senza leggere il Vangelo, senza sentire il bisogno della sua presenza e della sua consolante amicizia. E tante volte passano i giorni senza che io ricordi Gesù. Ma questo è brutto… Dovremmo sentire angoscia quando succedono queste cose”. E, come i genitori lo ritrovarono nel tempio, anche noi possiamo incontrarlo anzi, reincontrarlo, nella casa di Dio per accogliere il suo messaggio di salvezza: “Nella celebrazione eucaristica facciamo esperienza viva di Cristo; Egli ci parla, ci offre la sua Parola, ci illumina, illumina il nostro cammino, ci dona il suo Corpo nell’Eucaristia da cui attingiamo vigore per affrontare le difficoltà di ogni giorno”.

Al termine dell'Angelus, il Santo Padre ha pregato “per tutti coloro che nella Repubblica Democratica del Congo soffrono a causa della violenza e dell’ebola”, auspicando che “tutti si impegnino a mantenere un clima pacifico che permetta un regolare e pacifico svolgimento delle elezioni”.