Il Papa: “Noi siamo l'unico gregge del buon Pastore”

Vorrei inviare un caro saluto a tutte le mamme, ringraziandole per la loro preziosa opera nella crescita dei figli e nella tutela del valore della famiglia”. Invita a fare un applauso alle mamme Papa Francesco, parlando ai fedeli in Piazza San Pietro per il Regina Coeli della IV domenica di Pasqua. A tutte le mamme che si impegnano ogni giorno per i loro figli ma anche a coloro “che ci guardano dal cielo e continuano a vegliare su di noi con la preghiera”. E “il nostro pensiero va anche alla nostra Mamma celeste, che celebreremo domani 13 maggio, con il nome di Nostra Signora di Fatima. A Lei ci affidiamo per proseguire con gioia e generosità il nostro cammino”. Una preghiera che arriva nel giorno in cui il Vangelo ci mostra la figura del buon Pastore, presentandoci Gesù come “il vero pastore del popolo di Dio”, parlandoci del rapporto che lo lega al suo gregge, fatto di “una coscienza reciproca: 'Le mie pecore – dice – ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute'”.

Il dono più grande

L'opera di Gesù, ha spiegato Papa Francesco, “si esplica in alcune azioni: Gesù parla, conosce, dà la vita eterna, custodisce”. Il buon Pastore “è attento a ciascuno di noi, ci cerca e ci ama, rivolgendoci la sua parola, conoscendo in profondità i nostri cuori, i nostri desideri e le nostre speranze, come anche i nostri fallimenti e le nostre delusioni. Ci accoglie e ci ama così come siamo, con i nostri pregi e i nostri difetti”. E, a ognuno di noi, Gesù fa il dono più grande, quello della vita eterna: “Ci offre cioè la possibilità di vivere una vita piena, senza fine. Inoltre, ci custodisce e ci guida con amore, aiutandoci ad attraversare i sentieri impervi e le strade talvolta rischiose che si presentano nel cammino della vita”.

L'unico gregge

Ascoltare la sua voce, seguire: azioni, verbi che mostrano il modo in cui Gesù si relaziona con noi, del tutto simile al modo in cui un pastore guida il suo gregge. Ma si tratta anche di azioni che “mostrano in che modo noi dobbiamo corrispondere agli atteggiamenti teneri e premurosi del Signore. Ascoltare e riconoscere la sua voce, infatti, implica intimità con Lui, che si consolida nella preghiera… Questa intimità… rafforza in noi il desiderio di seguirlo, uscendo dal labirinto dei percorsi sbagliati, abbandonando i comportamenti egoistici, per incamminarci sulle strade nuove della fraternità e del dono di noi stessi”. Noi, ha ricordato il Santo Padre, “siamo l’unico gregge e dobbiamo solo sforzarci di ascoltare la sua voce, mentre con amore Egli scruta la sincerità dei nostri cuori. E da questa continua intimità con il nostro Pastore, da questo colloquio con Lui, scaturisce la gioia di seguirlo lasciandoci condurre alla pienezza della vita eterna”.