Il Papa: “No a chi accusa i migranti di tutti i mali”

E' stato diffuso oggi il contenuto del Messaggio per la Giornata mondiale della Pace scritto da Papa Francesco per il prossimo 1 gennaio. Il Pontefice parla di buona e di cattiva politica, di giovani e di pace. Lo ha fatto citando anche il suo predecessore, Benedetto XVI e il cardinale François-Xavier Nguyễn Văn Thuận, detenuto per tredici anni dal regime comunista del Vietnam del Nord. 

La missione della pace

Il Papa ha detto che la missione dei discepoli di Cristo deve essere il raggiungimento della pace. C'è bisogno di quest'ultima “in mezzo ai drammi e alle violenze della storia umana“. “La pace – ha scritto Bergoglio – è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani. Ma è anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno”. Dunque, essa rappresenta “una conversione del cuore e dell’anima“. Alla luce di ciò, il Papa classifica tre “dimensioni indissociabili di questa pace interiore e comunitaria”: la pace con sé stessi, la pace con l’altro, la pace con il creato.

La buona politica

La politica è chiamata a portare a compimento questa missione. Francesco ha riconosciuto che “la politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo”, tuttavia ha evidenziato che “quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione“. La strada da seguire per chi è investito da questa responsabilità pubblica è quella di attuarla “nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità delle persone” perché in questo modo “può diventare veramente una forma eminente di carità“.

Il modello di Ratzinger e Van Thuan

La strada da seguire per servire gli altri e non servirsi della funzione che si ricopre è quella, ha detto Francesco, tracciata da Benedetto XVI quando scriveva che “quando la carità lo anima, l’impegno per il bene comune ha una valenza superiore a quella dell’impegno soltanto secolare e politico. […] L’azione dell’uomo sulla terra, quando è ispirata e sostenuta dalla carità, contribuisce all’edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana”. Si tratta, secondo Bergoglio, di un “programma nel quale si possono ritrovare tutti i politici, di qualunque appartenenza culturale o religiosa che, insieme, desiderano operare per il bene della famiglia umana, praticando quelle virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà”. Per rinforzare il concetto, Francesco ha citato anche le beatitudini del politico redatte dal cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, definito dal Papa “un fedele testimone del Vangelo”.

Cosa evitare

Se non si seguono questi esempi virtuosi, c'è il rischio di cadere invece in quelli che Francesco chiama “i vizi della politica che, secondo quanto scritto nel messaggio, “indeboliscono l’ideale di un’autentica democrazia, sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale”. Essi, secondo il Pontefice argentino, consisterebbero nella “corruzione, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della 'ragion di Stato', la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio”.

Con i giovani, contro la guerra

Uno degli obiettivi della buona politica è quello di facilitare la partecipazione dei giovani. Quest'ultima, al contrario, viene ostacolata dalla cattiva politica. Su questo punto, il Papa ha detto: “Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro”. “Quando, invece – ha proseguito Francesco – la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde nelle coscienze e sui volti”. Il ricordo, poi, della tragedia della Grande Guerra per ribadire il 'no' ad ogni conflitto: “Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, mentre ricordiamo i giovani caduti durante quei combattimenti e le popolazioni civili dilaniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura”. “Tenere – ha continuato il Papa – l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità. È la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia“. Prendendo spunto da ciò, Il Pontefice ha speso parole in difesa delle categorie dei più deboli: “Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace”. Questo lo ha portato a sostenere che “non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate”. Un pensiero finale, poi, ai bambini che vivono nelle zone di guerra il cui rispetto della dignità “è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità“.