Il Papa mette in guardia da un’educazione elitaria

Si è tenuto a Roma, nel Palazzo San Calisto, l’inaugurazione della  della sede di Scholas Occurrentes nella Città del Vaticano. La Fondazione è un’organizzazione internazionale di diritto pontificio eretta e creata da Papa Francesco il 13 agosto 2013. È presente in 190 Paesi con una rete che comprende 446.133 scuole e reti educative di tutte le confessioni religiose e laiche, sia pubbliche sia private. Il suo obiettivo fondamentale è la promozione della cultura dell’incontro per la pace attraverso l’educazione e attraverso anche la tecnologia, l’arte e lo sport. Scholas, il più grande movimento studentesco a livello mondiale, ha preso il via 20 anni fa in Argentina, quando Jorge Mario Bergoglio era Arcivescovo della Città di Buenos Aires. All’inaugurazione erano presenti, tra gli altri, il dg della Roma Baldissoni e il giallorosso Alessandro Florenzi.

I rischi di una scuola elitaria

“Un pericolo molto grande è l’elitizzazione dell’educazione. Ogni volta viene tagliato il budget per l’istruzione. Si taglia e così si crea una élite che lascia fuori alcuni dalla possibilità di avere accesso all’educazione”. Lo ha denunciato il Papa nell’incontro a Trastevere, alla presenza del ministro dell’istruzione Valeria Fedeli e in collegamento con i ministri omologhi di Paraguay e Colombia. “Nel mondo – ha aggiunto Francesco – la globalizzazione è un fenomeno positivo, ma c’è pericolo che sia concepita come una palla da biliardo, una sfera. O ti conformi al sistema o non esisti. Anche le popolazioni subiscono questo diktat. Ma la vera globalizzazione è un poliedro. Questa è la sfida di Scholas”.

“Tutti hanno un senso”

All’inizio della cerimonia, condotta da Lorena Bianchetti, è stato trasmesso un breve brano del film “Gelsomina” di Federico Fellini, nel quale il “matto” diceva a Giulietta Masina: “Tutto quanto c’è in questo mondo serve a qualcosa. Anche questo sassolino. Non lo so a cosa serve, ma a qualcosa certo servirà, perché se è inutile allora è tutto inutile, anche le stelle”. E il Papa si è riferito a questo dialogo affermando che “questo sassolino che siamo ciascuno ha senso. Ognuno ha un senso. Tutti avete un sassolino, lo dico ma non voglio sembrare il matto del film di Fellini – ha scherzato – Questo è un fatto importante: anche tu hai un senso, nonostante la tua ‘testa di carciofo’. Il senso – ha aggiunto il Papa – è darmi al prossimo, ascoltando e non aggredendo. Si può dare qualcosa in modo aggressivo. Avviene in questa società abituata a escludere, selezionare, aggredire, misconoscere. Noi vogliamo includere, dare una mano”.

I tre linguaggi

“A volte – ha rilevato Papa Francesco – compiamo scelte sbagliate, allora la nostra mano si chiude e lo stesso succede con la mente e il cuore. E non siamo in grado di costruire con gli altri. Ma l’esperienza dei tre linguaggi, quello del cuore, quello della mente, e quello della mano, ci mostra che è possibile. Pensate ciò che sentite e quello che fate. Serve l’unità all’interno”.

No al bullismo

“Nessuna persona è un no. Tutti sono un sì, tutte le persone hanno un significato, un valore. La cultura dello scarto ci rende stracci” ha proseguito il Pontefice rispondendo a un ragazzo italiano, Pasquale, che gli ha presentato il progetto contro il bullismo realizzato da Scholas a Roma con la collaborazione del MIUR. “No al bullismo!” ha esclamato il Papa, lodando “il lavoro che avete condotto” e ringraziando il ministro Fedeli. “Le autorità – ha detto il S. Padre – stanno imparando da voi. Anch’io sto imparando. Tuttavia bisogna confrontarsi e essere disponibili. Noi più grandi dobbiamo guardare al vostro esempio di inclusione. Se vi fate escludere, noi ci pensioniamo dall’esistenza”. Tornando infine sulla “cultura dello scarto”, Francesco ha ricordato che “si può vivere senza crescere, essere scartati. Ma voi volete che quel bambino, quella ragazza, nessuno viva scartato. A tutti spetta scoprire quel senso da condividere con gli altri. Se non condividiamo, ha aggiunto, “rischiamo di vivere come in un museo e non credo sia vostra intenzione finire in un museo”. “Voglio ringraziare – ha concluso – questi matti che hanno iniziato tutto questo lontano da qui”.