Il Papa al Giubileo del Rinnovamento carismatico: “Lo Spirito ci spinge all’unità”

Un Circo Massimo pieno in ogni ordine di posto, preparato per accogliere le oltre 30 mila persone del Rinnovamento carismatico cattolico, provenienti da più di 130 Paesi del mondo e giunte nella capitale per celebrare il Giubileo d’oro del movimento. Preghiere, canti ed entusiasmo in quello che, per l’occasione, si è trasformato in un immenso cenacolo a cielo aperto, dove celebrare una nuova Pentecoste. Bandiere di ogni nazione dei cinque continenti a sventolare sotto il sole di Roma, per testimoniare come l’azione dello Spirito Santo agisca senza conoscere confini o barriere di sorta. Tutto questo è stata la veglia del movimento alla vigilia della solennità di Pentecoste in attesa dell’incontro con Papa Francesco, arrivato nell’arena poco prima delle 17.

Il messaggio di accoglienza è stato affidato a Michelle Moran e Gilberto Gomes Barbosa, rispettivamente presidenti dell’Iccrs e della Catholic Fraternity, i quali hanno salutato i presenti nelle loro lingue d’origine, invitando ognuno a rendersi partecipe con il cuore e con la voce di questa importante tappa del cammino carismatico. La leader britannica ha successivamente coinvolto l’assemblea in un momento di riflessione in attesa dell’arrivo del Santo Padre, ricordando come il cinquantesimo anniversario rappresenti un’occasione di profonda gioia, da celebrare in comunione con i fratelli di ogni parte del mondo e come l’azione dello Spirito Santo si manifesti chiamando ognuno di noi a una missione comune.

“Siamo qui per celebrare insieme il grande messaggio di Dio – ha detto nella sua meditazione introduttiva, il predicatore della casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa – I costruttori di Babele erano uomini pii e religiosi, quello che volevano costruire era un tempio alla divinità. Qual era il peccato? ‘Costruiamoci una città e un nome’: Dio è strumentalizzato, non si curano della sua glorificazione. Per questo la vicenda è vicina a noi: la divisione è dovuta al desiderio di farsi un nome, di porsi con Dio in posizione di superiorità. Lo Spirito Santo ha operato negli apostoli una rivoluzione copernicana: li ha decentrati da se stessi e li ha ricentrati su Cristo. Tutti li comprendono perché parlano di Dio. Noi siamo spinti alla stessa conversione. E questo è anche l’invito del Papa, ascoltato anche da rappresentanti di altre chiese qui presenti. La via ecumenica possibile subito è quella dell’amore reciproco: possiamo bruciare le tappe nella carità ed essere uniti da subito. Agli occhi del mondo noi cristiani siamo una cosa sola, vergogna se non lo siamo anche fra di noi”. All’incontro ha partecipato anche il pastore Giovanni Traettino, della Chiesa evangelica della riconciliazione che ha ringraziato il Papa “per aver voluto anche noi evangelici e pentecostali”.

Nel suo discorso, pronunciato a braccio, il S. Padre ha ringraziato i presenti “della testimonianza che date oggi, fa bene a tutti. Siamo qui come in un cenacolo a cielo aperto perché non abbiamo paura – ha proseguito il Papa – Siamo riuniti qui tutti quelli che credono che Gesù è il Signore. Lo Spirito ci ha riunito e ci spinge su un cammino di unità per una missione: annunciare l’amore del Padre per il Figlio e che la pace è possibile. Ma è possibile solo se siamo in pace tra di noi. Siamo diversi ma è una diversità riconciliata, dobbiamo uscire per le vie del mondo per affermare la signoria di Cristo. Lo Spirito diede inizio non a un’organizzazione ma a una corrente di grazia che non nacque cattolica ma ecumenica”.

Poi il S. Padre ha ricordato ancora una volta la testimonianza a costo della vita di tanti cristiani: “Ci siamo riuniti qui dove furono martirizzati molti cristiani ma oggi ce ne sono di più e chi li uccide non chiede la loro confessione: questo è l’ecumenismo del sangue. Oggi è più urgente che mai l’unità dei cristiani: camminare insieme, amarci discutendo sulle differenze ma in cammino”. Poi ha ribadito che siamo in una “corrente di grazia” che “non ha fondatore: non può avere dighe, lo Spirito non può essere messo in gabbia. I cinquanta anni (del movimento, ndr) sono un momento di riflessione ma io vi dico: sia un momento per andare avanti con più forza. Questa corrente di grazia è per tutta la Chiesa e nessuno ne sia padrone ma tutti ne siano servi”.

Quindi Francesco ha sottolineato un aspetto del Rinnovamento: “Voi ricordate l’importanza della preghiera: il vostro modo può non piacere a qualcuno ma si inserisce pienamente nella tradizione biblica. Non diventiamo cristiani vergognandoci: o sperimentiamo la gioia o c’è qualcosa che non va. Non dobbiamo dimenticare il lieto annuncio – ha insistito il Papa – Nel Rinnovamento, battesimo, lode e servizio all’uomo sono una cosa sola. Questo è il primo passo verso un unico servizio internazionale. Ce ne saranno altri e presto l’unità, opera dello Spirito Santo, sarà realtà. La Chiesa conta su di voi”.