Il Papa ai giovani: “Non si crea speranza senza radici”

Rimanere seduti crea interferenza con la Parola di Dio, che è dinamica. Dio si scopre camminando, non aspettando che nella vita magicamente qualcosa accada. Lo vediamo in quella affascinante storia di amore che è la Bibbia. Leggetela senza paura! Qui il Signore chiama continuamente gente giovane”. E' un messaggio chiaro quello che Papa Francesco rivolge ai giovani, nel corso dell'incontro che conclude la sua visita pastorale nella diocesi di Palermo. Al termine di una giornata trascorsa percorrendo i luoghi e gli insegnamenti del beato don Pino Puglisi, in Piazza Politeama il Santo Padre rinnova ai giovani evangelizzatori il suo invito a “muoversi” ma “non per tenersi in forma”, quanto per rispondere alla chiamata continua del Signore a “muovere il proprio cuore”.

Cercare e trovare

“Cercate e troverete”, è l'invito di Gesù. E Papa Francesco indica ai ragazzi le coordinate per la loro ricerca, da incentrare verso orizzonti ben più ampi rispetto a quelli fittizi che il mondo contemporaneo ci offre. Non sul telefonino dunque, ma nemmeno nella tv, in discoteca o nello specchio: “Non cercatelo nella vostra stanzetta, chiusi in voi stessi a ripensare al passato o a vagare col pensiero in un futuro ignoto. No, Dio parla ora nella relazione. Non chiudetevi in voi stessi, ma confidatevi con Lui, affidate tutto a Lui, cercatelo nella preghiera. Capirete che Gesù crede in voi più di quanto voi credete in voi stessi, che vi ama più di quanto voi vi amate. Cercatelo uscendo da voi stessi: Lui vi aspetta lì, alla porta del cuore”.

Vivere in campo

Meglio non aver timore “di ciò che è bello”. Meglio approfittare di “una camminata, un pellegrinaggio, degli incontri di preghiera, un servizio fatto insieme a chi ha bisogno. Don Puglisi, 'facendo Chiesa', educava alla condivisione, alla giustizia, al Vangelo, e sottraeva i ragazzi alla malavita”. E' necessario ricordare che Gesù ci chiama non “a scaldare le panchine”, ma “a scendere in campo”, a “mettersi in gioco senza paura di fare figuracce”. Perdere la faccia, spiega il Papa, “non è il dramma della vita. Il dramma della vita è non metterci la faccia, è non donare la vita! Meglio cavalcare i sogni belli con qualche figuraccia che diventare pensionati del quieto vivere: meglio buoni idealisti che pigri realisti: meglio essere Don Chisciotte che Sancho Panza”.

Terre d'incontro

Camminare, cercare, sognare, servire. Quattro verbi semplici ma fondamentali, utili per inquadrare “la frequenza” per sintonizzarsi col Signore. Impresicindibile rispondere con costanza all'ultimo dei quattro punti perché “servire dà gusto alla vita, aiuta a sentirsi vivi. Don Puglisi amava un’altra bella frase: 'Il padrone del servizio è il bisogno'. Vuol dire che chi serve non perde tempo, non sta col muso lungo, perché a far da padrone nel suo cuore non c’è la noia, non ci sono le piccole crisi del momento, ma gli orizzonti ampi”. In questo si inserisce l'importanza dell'accoglienza, a maggior ragione in una terra come la Sicilia, storicamente crocevia di culture. Una caratteristica che “è un messaggio di fede. Perché la fede si fonda sull’incontro. Dio non ci ha lasciati soli, è sceso a incontrarci. Ci ha voluti incontrare e salvare insieme, come popolo, non come individui. Allora l’altro, la sua dignità, l’accoglienza, la solidarietà per noi non sono buoni propositi per gente educata, ma tratti distintivi del cristiano”.

Dire i nostri no

E' per rispondere a questi dettami che è necessario chiedersi se davvero siamo in grado di metterci a disposizione degli altri, noi e i nostri talenti: “Oggi sembra tutto collegato, ma in realtà ci sentiamo troppo isolati, distanti. Perché le reti più veloci non bastano: per condividere non basta girare un post sui social. Servono reti reali, non virtuali. Vanno costruite. Siate costruttori di futuro: questo significa partire da sogni e progetti grandi, partire dagli altri, non accontentarsi dei propri bisogni del momento”. Per far questo, spiega ancora il Pontefice, è necessario dire dei 'no', con forza, “No al muro dell’omertà, un 'ecomostro' che va demolito per edificare un avvenire abitabile. No alla mentalità mafiosa, all’illegalità e alla logica del malaffare, veleni corrosivi della dignità umana. No a ogni violenza: chi usa violenza non è umano. Ricordatelo: se farete i bulli non sarete uomini, sarete vigliacchi. L’uomo forte non usa violenza, né con la bocca, né con le mani e nemmeno col pensiero. Promettetemi: mai violenza, mai bullismo”.

Albe di speranza

Ciò di cui il mondo ha bisogno oggi è di “uomini e donne veri, che denunciano il malaffare e lo sfruttamento, che vivono relazioni libere e liberanti, che amano i più deboli e si appassionano di legalità, specchio di onestà interiore…  Abbiamo bisogno, nelle istituzioni, di uomini che servono, non che si servono, e che rafforzino due pilastri essenziali della dignità: la casa e il lavoro”. Essere giovani divenendo “albe di speranza”, i pilastri sui quali costruire, senza abbandonarsi al fatalismo ma lasciandosi andare pienamente alla speranza cristiana: “C’è una missione da compiere, una vocazione da realizzare: essere portatori sani di speranza”. Senza dimenticare l'importanza delle radici: “Si incontrano nella cultura, nel dialogo con gli altri, ma soprattutto parlando con i vecchi. Sono i vecchi che possono darvi le radici. Non si può creare speranza, senza radici”.

E conclude con una preghiera rivolta a tutti, cristiani e non, implorando il Signore di fare dei giovani persone “audaci nel servire, umili nel cercare le radici, avere identità, avere appartenenza. Signore, accompagna tutti questi giovani nel cammino, e benedicili tutti”.