Il Papa: “Vivere per se stessi è la peggiore schiavitù”

E'un alito di vento freddo ha soffiato per tutta la notte sulla piana del Campo diocesano di Soamandrakizay, dove il Santo Padre ha celebrato la Santa Messa conclusiva della sua tappa in Madagascar, la seconda del suo viaggio in Africa sud-orientale. E nonostante il tempo incerto, di tanto in tanto qualche sprazzo di sole illumina la folla di fedeli accorsi per partecipare alla celebrazione eucaristica del Santo Padre e per ricevere il suo insegnamento: “Voi sapete bene che camminare al seguito di Gesù non è molto riposante. Voi non avete riposato, e tanti di voi avete anche passato la notte qui. Il Vangelo di Luca, infatti, oggi ricorda le esigenze di questo impegno”. E la prima di queste, ha spiegato il Santo Padre, “ci invita a guardare alle nostre relazioni familiari: la vita nuova che il Signore ci propone sembra scomoda e si trasforma in scandalosa ingiustizia per coloro che credono che l'accesso al Regno dei Cieli possa limitarsi o ridursi solamente ai legami di sangue, all’appartenenza a un determinato gruppo, a un clan o una cultura particolare”.

L'invito

Altre due esigenze ha indicato il Pontefice, la prima delle quali da individuare nella difficoltà di “seguire il Signore quando si vuole identificare il Regno dei Cieli con i propri interessi personali o con il fascino di qualche ideologia che finisce per strumentalizzare il nome di Dio o la religione per giustificare atti di violenza, di segregazione e persino di omicidio, esilio, terrorismo ed emarginazione”. Al contrario, l'esigenza del Maestro “ci incoraggia a non manipolare il Vangelo con tristi riduzionismi, bensì a costruire la storia in fraternità e solidarietà, nel rispetto gratuito della terra e dei suoi doni contro qualsiasi forma di sfruttamento”. Infine, l'ultima esigenza è un invito “a recuperare la memoria grata e a riconoscere che, piuttosto che una vittoria personale, la nostra vita e le nostre capacità sono il risultato di un dono, intessuto tra Dio e tante mani silenziose di persone delle quali arriveremo a conoscere i nomi solo nella manifestazione del Regno dei Cieli“.

La gioia della vita nuova

Questa è la strada mostrata dal Signore per “preparare i suoi discepoli alla festa dell’irruzione del Regno di Dio, liberandoli da quell’ostacolo rovinoso, in definitiva una delle peggiori schiavitù: il vivere per sé stessi”. Un invito a fuggire dalla tentazione di “chiudersi nel proprio piccolo mondo che finisce per lasciare poco spazio agli altri: i poveri non entrano più, la voce di Dio non è più ascoltata, non si gode più la dolce gioia del suo amore, non palpita più l’entusiasmo di fare il bene… Molti, in questo rinchiudersi, possono sentirsi apparentemente sicuri, ma alla fine diventano persone risentite, lamentose, senza vita”. L'appello del Santo Padre è a guardarsi intorno per vedere “quanti uomini e donne, giovani, bambini soffrono e sono totalmente privi ​​di tutto! Questo non fa parte del piano di Dio. Quanto è urgente questo invito di Gesù a morire alle nostre chiusure, ai nostri orgogliosi individualismi per lasciare che lo spirito di fraternità – che promana dal costato aperto di Cristo, da dove nasciamo come famiglia di Dio – trionfi, e ciascuno possa sentirsi amato, perché compreso, accettato e apprezzato nella sua dignità”. Con un invito finale “a osare questo salto di qualità e adottare questa saggezza del distacco personale come base per la giustizia e per la vita di ognuno di noi… Le esigenze che Gesù indica cessano di essere pesanti quando iniziamo a gustare la gioia della vita nuova che egli stesso ci propone”.