Il Papa: “La scienza non ha tutte le risposte”

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Gli sviluppi della scienza e della tecnica nella prospettiva antropologica. A questo tema è stata dedicata l'assemblea plenaria del Pontificio consiglio della cultura presieduto dal cardinale Ravasi, i cui membri sono stati ricevuti in udienza da Papa Francesco. “Tra i tanti possibili argomenti di discussione – ha detto il Pontefice – la vostra attenzione si è concentrata particolarmente su tre soggetti. In primo luogo, la medicina e la genetica, che ci permettono di guardare dentro la struttura più intima dell’essere umano e addirittura di intervenirvi per modificarla. Esse ci rendono capaci di debellare malattie ritenute inguaribili fino a poco tempo fa; ma aprono anche la possibilità di determinare gli esseri umani 'programmandone', per così dire, alcune qualità. In secondo luogo, le neuroscienze offrono sempre maggiori informazioni sul funzionamento del cervello umano. Tramite esse, realtà fondamentali dell’antropologia cristiana come l’anima, la coscienza di sé, la libertà appaiono adesso sotto una luce inedita e possono essere persino da alcuni messi seriamente in discussione. Infine, i progressi incredibili delle macchine autonome e pensanti, che sono già in parte diventate componenti della nostra vita quotidiana, ci portano a riflettere su ciò che è specificamente umano e ci rende diversi dalle macchine”.

Relazione e libertà

Il Papa ha sottolineato che di fronte a tali “sviluppi scientifici e tecnici” che prefigurano quasi “l’alba di una nuova era” e la “nascita di un nuovo essere umano, superiore a quello che abbiamo conosciuto finora” sono “grandi e gravi gli interrogativi e le questioni che ci troviamo ad affrontare”. Per questo “la Chiesa, che segue con attenzione le gioie e le speranze, le angosce e le paure degli uomini del nostro tempo, vuole porre la persona umana e le questioni che la riguardano al centro delle proprie riflessioni”. Il S. Padre ha messo in luce due elementi legati alla Rivelazione, la relazione e la libertà. La prima “si dirama secondo una triplice dimensione: verso la materia, la terra e gli animali; verso la trascendenza divina; verso gli altri esseri umani. La libertà si esprime nell’autonomia – naturalmente relativa – e nelle scelte morali. Questo impianto fondamentale ha retto per secoli il pensiero di gran parte dell’umanità e conserva ancora oggi la sua validità. Ma, nello stesso tempo, oggi ci rendiamo conto che i grandi principi e i concetti fondamentali dell’antropologia sono non di rado messi in questione anche sulla base di una maggiore consapevolezza della complessità della condizione umana ed esigono un approfondimento ulteriore”. “L’antropologia – ha sottolineato il Papa – è l’orizzonte di autocomprensione in cui tutti ci muoviamo e determina anche la nostra concezione del mondo e le scelte esistenziali ed etiche. Ai nostri giorni, essa è diventata spesso un orizzonte fluido, mutevole, in virtù dei cambiamenti socio-economici, degli spostamenti di popolazioni e dei relativi confronti interculturali, ma anche del diffondersi di una cultura globale e, soprattutto, delle incredibili scoperte della scienza e della tecnica. Come reagire a queste sfide?”

Come affrontare le sfide

Francesco prima di tutto esprime gratitudine e apprezzamento “agli uomini e alle donne di scienza per i loro sforzi e per il loro impegno a favore dell’umanità”. Un apprezzamento “che non sempre abbiamo saputo manifestare” e che si fonda “nel progetto di Dio”.  Per tale motivo “la cura dell’intera creazione deve seguire la logica della gratuità e dell’amore, del servizio, e non quella del dominio e della prepotenza. La scienza e la tecnologia ci hanno aiutato ad approfondire i confini della conoscenza della natura, e in particolare dell’essere umano. Ma esse da sole non bastano a dare tutte le risposte. Oggi ci rendiamo conto sempre di più che è necessario attingere ai tesori di sapienza conservati nelle tradizioni religiose, alla saggezza popolare, alla letteratura e alle arti, che toccano in profondità il mistero dell’esistenza umana, senza dimenticare, anzi riscoprendo quelli contenuti nella filosofia e nella teologia”.

I limiti della scienza

Nel ribadire la necessità di superare il dualismo tra cultura scientifica e umanistica, il Papa incoraggia “un maggiore dialogo anche tra la Chiesa, comunità dei credenti, e la comunità scientifica. La Chiesa, da parte sua, offre alcuni grandi principi per sostenere questo dialogo. Il primo è la centralità della persona umana, che va considerata un fine e non un mezzo. Essa deve porsi in relazione armonica con il creato, quindi, non come un despota sull’eredità di Dio, ma come un amorevole custode dell’opera del Creatore. Il secondo principio che è necessario ricordare è quello della destinazione universale dei beni, che riguarda anche quelli della conoscenza e della tecnologia. Il progresso scientifico e tecnologico serve al bene di tutta l’umanità e i suoi benefici non possono andare a vantaggio soltanto di pochi. In tal modo, si eviterà che il futuro aggiunga nuove disuguaglianze basate sulla conoscenza, e aumenti il divario tra ricchi e poveri. Le grandi decisioni sull’orientamento della ricerca scientifica e gli investimenti su di essa vanno assunte dall’insieme della società e non dettate solo dalle regole del mercato o dall’interesse di pochi. Infine, rimane sempre valido il principio che non tutto ciò che è tecnicamente possibile o fattibile è perciò stesso eticamente accettabile. La scienza, come qualsiasi altra attività umana, sa di avere dei limiti da rispettare per il bene dell’umanità stessa, e necessita di un senso di responsabilità etica. La vera misura del progresso, come ricordava il beato Paolo VI, è quello che mira al bene di ogni uomo e di tutto l’uomo”.