Il Papa: “In Corea l'esempio della cultura dell'incontro”

Nelle ultime ore abbiamo assistito in Corea a un buon esempio di cultura dell’incontro”. Così Papa Francesco, in chiusura dell'Angelus domenicale, commenta l'incontro-lampo fra Donald Trump e Kim Jong-un, avvenuto nella zona demilitarizzata di Panmunjon, al confine fra la Corea del Nord e quella del Sud. Un incontro storico, arricchito dai passi compiuti dal presidente americano sul suolo controllato da Pyongyang (primo leader americano in assoluto a farlo) e che, con buone probabilità, getterà nuove basi per il dialogo costruttivo fra Washington e Pyongyang, circostanza che il Santo Padre non manca di notare: “Saluto i protagonisti, con la preghiera che tale gesto significativo costituisca un passo ulteriore nel cammino della pace, non solo su quella penisola ma a favore del mondo intero”.

La Chiesa in movimento

Nella caldissima domenica in Piazza San Pietro, il Pontefice medita assieme ai fedeli sul racconto dell'evangelista Luca, in cui si narra dell'ultimo viaggio di Gesù verso Gerusalemme. Una “lunga marcia non solo geografica e spaziale, ma spirituale e teologica verso il compimento della missione del Messia. La decisione di Gesù è radicale e totale, e quanti lo seguono sono chiamati a misurarsi con essa”. Nel racconto evangelico, vengono presentati tre “casi di vocazione”, il primo dei quali si basa sulla promessa di un personaggio fatta a Gesù: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Una promessa generosa, alla quale però “Gesù risponde che il Figlio dell’uomo, a differenza delle volpi che hanno le tane e degli uccelli che hanno i nidi, 'non ha dove posare il capo'”. Con il suo esempio di povertà assoluta, Gesù “ha indicato a noi suoi discepoli che la nostra missione nel mondo non può essere statica, ma è itinerante… La Chiesa per sua natura è in movimento, non se ne sta sedentaria e tranquilla nel proprio recinto. È aperta ai più vasti orizzonti, inviata a portare il Vangelo per le strade e raggiungere le periferie umane ed esistenziali”.

Itineranza, prontezza, decisione

Nel secondo caso, Gesù insegna, a chi gli chiedeva di poter seppellire suo padre prima di rispondere alla chiamata, che esiste “il primato della sequela e dell’annuncio del Regno di Dio, anche sulle realtà più importanti, come la famiglia. L’urgenza di comunicare il Vangelo, che spezza la catena della morte e inaugura la vita eterna, non ammette ritardi, ma richiede prontezza e disponibilità”. Allo stesso modo, a chi chiedeva di poter prima congedarsi dai parenti, Gesù palesa l'esclusione “di rimpianti e sguardi all’indietro, ma richiede la virtù della decisione”. Alla Chiesa itinerante, dunque, si richiede di agire in modo immediato, veloce e deciso: “Il valore di queste condizioni poste da Gesù – itineranza, prontezza e decisione – non sta in una serie di 'no' detti a cose buone e importanti della vita. L’accento, piuttosto, va posto sull’obiettivo principale: diventare discepolo di Cristo”. Si tratta, ha concluso Papa Francesco, di “una scelta libera e consapevole, fatta per amore, per ricambiare la grazia inestimabile di Dio, e non fatta come un modo per promuovere sé stessi”. L'avvertimento del Pontefice è a non pensare di “Gesù per promuoversi, cioè per fare carriera” ma a ricordarsi che egli “ci vuole appassionati di Lui e del Vangelo. Una passione del cuore che si traduce in gesti concreti di prossimità, di vicinanza ai fratelli più bisognosi di accoglienza e di cura”.