Il Papa: “Gesù non ha paura di avvicinarsi ai peccatori”

Papa Francesco si è recato alle 16 e 30 italiane nel Centro de Cumplimiento de Menores Las Garzas de Pacora per incontrare i giovani detenuti. Ad attendere il suo arrivo centinaia di pellegrini e parrocchiani locali dietro le transenne lungo la strada percorsa per arrivare nel penitenziario. Prima dell'incontro con i detenuti, Francesco ha visto una delegazione di 500 giovani cubani che partecipano per la prima volta ad un'edizione della Gmg.

La testimonianza

Accolto dall’Arcivescovo di Panamá, Mons. José Domingo Ulloa Mendieta e dalla Direttrice del Centro,  Emma Alba Tejada, il Pontefice ha ascoltato la testimonianza di un detenuto, il 21enne Luis Oscar Martínez. Il giovane ha raccontato la sua infanzia difficile e la sua esperienza di conversione. Oggi coltiva il sogno di diventare un cuoco internazionale ed ha ringraziato il Papa per averlo ascoltato.

L'omelia

Dopo la confessione di alcuni detenuti e la lettura di un brano del Vangelo, Francesco ha pronunciato un'omelia. Egli ama da sempre ricordare come “Gesù ci ha donato la possibilità di essere liberi nonostante i limiti della malattia e delle restrizioni”. Un concetto ribadito nell'omelia odierna durante cui ha fatto presente che “Gesù non ha paura di avvicinarsi a coloro che, per mille ragioni, portavano il peso dell’odio sociale, come nel caso dei pubblicani (…) o il peso delle loro colpe, degli errori e degli sbagli, come i cosiddetti peccatori”. “Lo fa – ha spiegato – perché sa che nel Cielo si fa più festa per un solo peccatore convertito che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione”. Il Signore accompagna sempre la nostra strada: “E così – ha detto il Papa – Gesù trasforma la mormorazione in festa”.

I due sguardi contrapposti

Il Pontefice ha opposto l'immagine dello sguardo della conversione a quello del pettegolezzo. Quest'ultimo porta a mettere etichette sulle persone in base al loro passato, determinando conseguenze anche sul presente e sul futuro. L'amore di Gesù, invece, non ha tempo per mormorare, ha detto Bergoglio, “ma cerca di rompere il cerchio della critica inutile e indifferente, neutra e imparziale e si fa carico della complessità della vita e di ogni situazione; un amore che inaugura una dinamica capace di offrire strade e opportunità di integrazione e trasformazione, di guarigione e di perdono, strade di salvezza”. Gesù – ha continuato nell'omelia – rompe la logica che separa, esclude, isola e divide “falsamente tra 'buoni e cattivi'”.

Il patto

Non bisogna arrendersi quando sembra che la mormorazione prevalga. Il Papa ha ricordato che “una società si ammala quando non è capace di far festa per la trasformazione dei suoi figli” e quando “si ammala quando vive la mormorazione che schiaccia e condanna, senza sensibilità”. Al contrario, c'è fecondità in una società quando essa “sa generare – ha osservato Bergoglio –  dinamiche capaci di includere e integrare, di farsi carico e lottare per creare opportunità e alternative che diano nuove possibilità ai suoi figli, quando si impegna a creare futuro con comunità, educazione e lavoro”. Francesco ha concluso, invitando i detenuti a fare un patto con la polizia penitenziaria, le autorità, le famiglie e gli operatori pastorali. Un patto necessario, ha detto Francesco, per aiutarci tutti a smentire le mormorazioni, e permettere alla  nostra vita di essere sempre un invito alla gioia e alla salvezza.