“Il confessore è strumento, uomo dell'ascolto”

Il ruolo del confessore nell'ottica del discernimento vocazionale. Su questo aspetto si è soffermato Papa Francesco nell'udienza ai membri della della Penitenzieria Apostolica e ai partecipanti al Corso sul Foro interno.

“Voi confessori, specialmente voi futuri confessori – ha detto il S. Padre – avete il vantaggio – diciamo così – di essere giovani, e dunque di poter vivere il sacramento della Riconciliazione come 'giovani tra i giovani'; e, non di rado, la vicinanza nell’età favorisce il dialogo anche sacramentale, per una naturale affinità di linguaggi. Questo può costituire una facilitazione” ma, ha avvertito il Pontefice, è una circostanza “non priva di limiti e perfino di rischi, perché siete all’inizio del vostro ministero e dunque dovete ancora acquisire tutto quel bagaglio di esperienza che un 'confessore consumato' ha, dopo decenni di ascolto dei penitenti”. Come porsi, dunque, in tali situazioni? Il Papa, citando S. Tommaso, sottolinea l'importanza di riscoprire “la dimensione strumentale del nostro ministero. Il sacerdote confessore non è la fonte della Misericordia né della Grazia; ne è certo l’indispensabile strumento, ma sempre solo strumento! E quando il sacerdote si impadronisce di questo, impedisce che Dio agisca nei cuori. Questa consapevolezza deve favorire un’attenta vigilanza sul rischio di diventare i 'padroni delle coscienze', soprattutto nel rapporto con i giovani”, facilmente influenzabili. “Essere strumenti – ha sottolineato ancora Francesco – non è una diminuzione del ministero, ma, al contrario, ne è la piena realizzazione“.

L'altra dimensione presa in esame dal Papa è quella dell'ascolto: “Occorre saper ascoltare le domande, prima di offrire le risposte – ha affermato – Il confessore è chiamato ad essere uomo dell’ascolto: ascolto umano del penitente e ascolto divino dello Spirito Santo” perché in questo modo si offre “il più grande servizio ai nostri giovani penitenti: li mettiamo in contatto con Gesù stesso. Quando ricorrono questi due elementi, il colloquio sacramentale può aprirsi davvero a quel cammino prudente e orante che è il discernimento vocazionale”. In tal modo “il colloquio della Confessione sacramentale diventa occasione privilegiata di incontro, per porsi entrambi, penitente e confessore, in ascolto della volontà di Dio, scoprendo quale possa essere il suo progetto”. Il S. Padre ha anche messo in guardia dal pericolo del formalismo mentre “La vocazione è il rapporto stesso con Gesù: rapporto vitale e imprescindibile. Corrispondono alla realtà le categorie con le quali si definisce il confessore: 'medico e giudice', 'pastore e padre', 'maestro ed educatore'. Ma specialmente per i più giovani, il confessore è chiamato ad essere soprattutto un testimone. Testimone nel senso di 'martire', chiamato a com-patire per i peccati dei fratelli, come il Signore Gesù; e poi testimone della misericordia, di quel cuore del Vangelo che è l’abbraccio del Padre al figlio prodigo che torna a casa. Siate testimoni della misericordia – ha concluso il Papa – siate umili ascoltatori dei giovani e della volontà di Dio per loro, siate sempre rispettosi della coscienza e della libertà di chi si accosta al confessionale, perché Dio stesso ama la loro libertà”.